MONACHINO. “Altro che cultura, il mondo va avanti a calci in culo!”, affermava con la sua graffiante e piacevole perspicacia l’inarrivabile Paolo Poli in una delle sue ultime interviste.
E se il profluvio di retorica e iniziative che accompagnano il mantra laico di una “Pistoia capitale della cultura” per sentito dire appare del tutto autoreferenziale, basta solo alzare gli occhi per trovare dei motivi di critica ragionata e far scattare le proposte.
Attraverso le foto di Samuele Piccoli, il giovane artigiano che realizza macchine fotografiche senza obiettivo (Mestieri & innovazioni. A “Le Pozze” l’officina stenopeica di un giovane di successo), iniziamo a narrare lo sconfortante processo di abbandono e agonia che vive quella parte di montagna ricompresa nelle valli delle Limentre. Da Monachino a Sambuca passando per l’Acquerino, Lentula, Torri e Treppio.
Area marginale tra le aree marginali e disagiate, l’Appennino delle tre Limentre è da sempre luogo di frequentazioni e insediamenti umani. Testimonianza della particolarità storica, paesaggistica e naturale sono i celebri acqurelli di Bill Holmes e la costante attenzione del Gruppo Studi alta valle del Reno, una vera e propria “Società di Storia Patria” che pubblica il proprio Bullettino, Nuèter (Noialtri, in dialetto), da più di quarant’anni.
Antichi borghi e resti archeologici nei boschi, opifici e mulini abbandonati, i resti del birrificio Magni (archeologia industriale. Francesco Magni e la birra a Spedaletto) e una rete di sentieri, mulattiere e rifugi e indicano solo parzialmente le infinite potenzialità turistiche ed economiche di una terra di confine che potrebbe trarre dal suo essere rimasta isolata da modernità e infrastrutture il proprio vantaggio competitivo.
In “Le Valli della Sambuca”, una delle numerose pubblicazioni sulle risorse del territorio, l’architetto ed esperto di storia locale Gianluca Chelucci riportava l’attenzione su una novella del 1855 scritta dal premio Nobel per la letteratura del 1910, Paul Heyse: La ragazza di Treppi, Das Mädchen von Treppi.
Nella rubrica “la posta dei lettori” del numero 40 di Nuèter, Italo Brizzi di Loiano aveva manifestato stupore per la perfetta e fedelissima rappresentazione del territorio descritto dal filologo e prolifico letterato tedesco, che pure non era mai stato di persona nelle suggestive valli di briganti e santoni.
Per il momento lasciamo le immagini sconfortanti di decadenza che chiunque può osservare risalendo la Pistoia-Riola; eloquenti i resti del recentemente chiuso stabilimento dell’Acqua Minerale Lentula. Prossimamente torneremo con letture consigliate e ulteriori scatti della montagna delle tre Limentre.
[Lorenzo Cristofani]