Caro Presidente,
desidero portare alla Tua attenzione alcune considerazioni espresse per il passato, ad Anci, con inserimento di alcune attualizzazioni.
Fare il Sindaco in un piccolo Comune di montagna è un’esperienza bellissima. Bellissima nonostante quello che quotidianamente un Sindaco deve subire, privato, come è, degli strumenti primari per svolgere la propria funzione.
Inoltre, non ci si può esimere dal registrare una azione di Anci che non va certamente nella direzione della difesa dei piccoli Comuni e per di più quelli marginali e di montagna: Unione di Comuni per funzioni associate su base obbligatoria, fusione di Comuni, aree vaste, numero minimo di 15mila abitanti per dimensione del Comune… Norme sempre più confuse, adempimenti sempre più stringenti, finanze sempre più carenti. Sottrazione continua di risorse finanziarie, umane e di trasferimenti.
Fare il Sindaco, soprattutto di un piccolo Comune, è anche difficile ma questo lo sapevamo fin dal momento in cui ci siamo prestati a farlo. Negli ultimi anni lo è ancora di più. Lo è per colpa del “fuoco amico” da parte dello Stato, che si dimentica che i Comuni sono, come lo Stato stesso, soggetti che la Costituzione, quella attualmente in vigore, riconosce come articolazione primaria e struttura portante della Repubblica.
Nel testo sottoposto a referendum l’art. 5 della Costituzione resterebbe come affermazione di principio severamente compresso dalle modifiche della seconda parte della Suprema Carta.
Dobbiamo invece respingere gli attacchi alle Autonomie Locali votando No.
Caro Presidente lo Stato e le Regioni non possono continuare ad umiliarci. Servono prese di posizione forti, al di là di ogni “dovere” di appartenenza politica.
Occorre smettere di essere passivi rispetto alle scelte dello Stato e delle Regioni che rischiano di ucciderci come comunità con obblighi fuori luogo come quello delle Unioni obbligatorie, degli Ato, delle Aree Vaste, di Consorzi, di società monopolistiche, che spesso causano effetti opposti, aggravi di spesa pubblica, maggiori esborsi a carico dei cittadini soprattutto per quelli più deboli con tagli di uffici postali, con riduzione di orari della guardia medica, con esproprio di acquedotti, con gestione privatistica dell’acqua…
Al proposito non si può non richiamare la collocazione istituzionale ai vertici dei Comuni Montani del presentatore dell’emendamento sul tema dell’acqua al Ddl 2212 art. 6 Camera dei Deputati compromettendo la gestione fondamentale pubblica dell’acqua diritto alla vita.
Il taglio dei trasferimenti e l’aumento di tassazioni di dubbia costituzionalità, come le tasse sulla casa e i servizi indivisibili pagati due volte, una con le imposte e l’altra con le tasse, non sono sopportabili.
È opportuno però che anche al nostro interno ci sia coerenza. La nostra coerenza deve essere la nostra forza. Non possiamo lamentarci dei tagli che subiamo, senza avere limato al nostro interno le spese.
La proposta di riforma costituzionale che viene sottoposta al referendum del 4 dicembre 2016 peggiora le cose ispirandosi ad un nuovo centralismo. E pertanto dobbiamo votare No.
Anci deve dare, per prima, l’esempio riducendo i costi delle proprie strutture centrali e periferiche per evitare che continui ad essere, ingiustamente, un costo per i Comuni associati.
Credo che non sia giusto. Non lo è soprattutto oggi. Una famiglia in difficoltà non “tassa” i propri componenti. Anci dovrebbe essere vicina ai Comuni sposando una visione autonomistica dello Stato e non un’impostazione centralistica.
Noi comunque stiamo costatando che diventa sempre più critica la presenza all’interno dell’Anci.
Con i più cordiali saluti.
Egidio Pedrini