carabinieri & magistrati. «VIRGO FIDELIS, HOMINES PLERUMQUE INFIDELES», VERO MATTARELLA?

Ha voglia, Coletta, a dire che nella sua procura le affinità elettive non contano! Le “prossimità sociali” – come le chiama lui – sono la via attraverso la quale chi ha torto prende la ragione e chi ha ragione prende il torto. Del resto Tom Col che fa? Protegge la sorella del Pm Luca Turco, ma anche (tacendo) la discutibile figura di Claudio Curreli, il sostituto che perseguita chi vuole senza che nessuno lo persegua per le sue indecenti incompatibilità pistoiesi. «Ho fiducia nella magistratura» disse Gesù a Ponzio Pilato. Infatti…


Vent’anni di dittatura, una guerra e una Repubblica che galleggia sull’illegalità. Complimenti, Italia!


SE LA COSTITUZION CHIAMA AL DOVERE

PERCHÉ MAI CERTA GENTE STA AL POTERE?


 

Quando non te li vai a cercare, i guai ti vengono addosso da soli – dice Renzo nei Promessi Sposi

 

Stamattina, grazie a Pio XII, si festeggia la patrona dei carabinieri, da lui scelta come tale nel 1949. Altri tempi, altri cervelli, altri carabinieri, altri magistrati.

A che nessun si scandalizzi, dirò con estrema chiarezza che io sono cresciuto in caserma, a Quarrata. Con il maresciallo Fenudi, sardo di Baunei; e con suo figlio Mariano, mio coetaneo. E in anni successivi, con il maresciallo Battaglia e suo figlio Sergio (†), mio collega di lavoro in Comune a Quarrata.

Ma ebbi in famiglia anche un cugino carabiniere; e in séguito un magistrato: per l’esattezza uno del grado di Tom Col, un Pm capo. Un po’ di quel mondo, me ne intendo, dunque.

Forse, però, io sono un sopravvissuto all’estinzione dei dinosauri, come il giovane rettile, che gioca scodinzolando inconsapevole dell’estinzione della sua specie, in uno dei capitoli finali (se non erro) delle Cosmicomiche di Italo Calvino.

Con la gente di oggi non riesco a trovarmici più. È per questo, forse, che i moderni e contemporanei, nonostante tutti i proclami di inclusione, tendono ad escludermi: sono io, per loro, infatti, il vero negro che viene da lontano.

E come tale mi guardano con sospetto e mi odiano perché parlo non la lingua dell’accoglienza e del «comunque sempre sì», ma quella del rispettare e fare rispettare la legge che gli attuali tempi, gli attuali cervelli, gli attuali carabinieri, molti degli attuali magistrati-censori non sanno neppure cosa sia.

Stamattina, data in cui si celebra la Virgo Fidelis, patrona dei carabinieri, voglio onorare – a modo mio – anche gli homines plerumque infideles, gli uomini per lo più infedeli a tutto (traduco per la sprovveduta di latino avvocata Elena Giunti, ma favorita da Luca Gaspari).

È chiaro che non ce l’ho con lei in quanto slatinata (= senza latino). Sotto certi punti di vista mi sta pure simpatica, perché nessuno dei miei sapeva il latino e sono vissuti tutti benissimo.

Il Pm Coletta al Canto al Balì di Luigi Egidio Bardelli

Ce l’ho con gli homines plerumque infideles che si permettono, in nome della legalità di moda oggi, di sacrificare la «gente comune», per la quale Coletta aveva promesso di lavorare, bestemmiando se non Dio – in cui, evidentemente, non crede – certo la legge che, per Costituzione, dovrebbe stargli sul capo pesàndovigli come il macigno di Sisifo.

La Virgo Fidelis, però, sta fallendo e non ispira a dovere certi elementi della polizia giudiziaria-CC (che io riesco a stimare solo se simili e saldi come l’unico degno di essere rispettato, il luogotenente Sandro Mancini, vittima sacrificale del Pm Renzo Dell’Anno e del sostituto Giuseppe Grieco).

Iccurturàle di Berlinguer ti voglio bene: «Pòle un magistrato riscòtere dallo stato e lavoràgli contro? No!»

Certi CC della polizia giudiziaria soffrono più del complesso borghese di sentirsi inferiori nei confronti di rapporti sociali più qualificati, che dell’amore per la verità legale: e il risultato si è visto, è provato e, purtroppo, si palesa ogni giorno di più.

La legge, quella che sovrasta e impone il rispetto di sé ai magistrati, con l’avanzare dei tempi odierni, bulimici di consenso e potere, è diventata anoressica e non pesa più come il macigno di Sisifo su uomini che – spiace dirlo – hanno fatto evaporare la loro coscienza, anche se parlano seriosi alla Tvl di don Manone o scàuttano parlando di legalità, ma poi succhiano soldi allo stato nel momento stesso in cui dirigono il traffico della clandestinità illegale.

Che la Virgo Fidelis illumini il comprendonio ai CC della polizia giudiziaria pistoiese (sia in procura che nelle caserme della provincia a iniziare da Quarrata). E che la Legge, come la dike (= giustizia) di Zeus, raggiunga i personaggi che riescono a vivere e convivere con l’illecito civile, penale, amministrativo e contabile: e gli faccia una bella tosa come di solito si fa con gli asini.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


 

Un tempo la Marina Militare italiana aveva una nave di nome Impavido, cacciatorpediniere lanciamissili. Il motto era impavidum ferient ruinae. Vede, avvocata Giunti? Il latino a volte serve.

È una citazione dal poeta Orazio quando ci parla del saggio “giusto e tenace”. Un uomo che, se gli cade il cielo in testa, i pezzi lo colpiranno impavido, senza paura.

Insomma: come me dinanzi a certi vergognosi servi infedeli della Repubblica.


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