A fianco dei lavoratori Hitachi e dell’incentrato. Organizzarsi e mobilitarsi contro gli effetti peggiori della crisi è l’unica strada per vincere!
PISTOIA. Dopo l’interruzione della produzione imposta dai lavoratori all’azienda Hitachi di Pistoia per impedire la diffusione della pandemia da Covid-19, i capitalisti nostrani e quelli giapponesi vogliono recuperare il business perso nei mesi di marzo e aprile e per farlo utilizzano i mezzi di sempre: licenziamenti, aumento dei ritmi di lavoro, straordinari forzati, ristrutturazioni, ridimensionamenti, riduzione delle ferie, delle assemblee sindacali, eccetera.
Quella che per i padroni è la crisi che porterà all’estinzione della loro classe, per gli operai e il resto dei lavoratori delle aziende pubbliche e capitaliste è un’opportunità per mettere definitivamente fine al sistema di produzione capitalista, che null’altro determina se non un peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari oltre ad aggravare l’emergenza politica, sanitaria, ambientale e sociale nel mondo.
Come giustamente denuncia la RSU Hitachi nel comunicato emanato il 21 luglio, l’importante risultato produttivo ottenuto nel 2019 dai lavoratori di Via Ciliegiole non trova il dovuto corrispettivo nella distribuzione del Premio di Risultato a tutte le forze lavorative che materialmente hanno contribuito al suo raggiungimento.
Gli operai Hitachi e quelli dell’incentrato lavorano fianco a fianco, sotto lo stesso tetto e per garantire ingenti profitti allo stesso padrone, ma stante l’attuale debolezza della classe operaia soltanto 4 lavoratori su 10 potranno beneficiare del Premio di Risultato; questo, mentre il grosso dei lavoratori dell’incentrato resterà a bocca asciutta nonostante abbia partecipato attivamente alla produzione.
Sempre la RSU Hitachi denuncia l’atteggiamento opportunistico di quella parte politica del governo Conte due che fa riferimento alle Larghe Intese, il Partito Democratico, che dopo aver a lungo sbandierato la legge del 2018 dall’allora governo Renzi sui benefici pensionistici per i lavoratori del comparto ferroviario a lungo esposti all’amianto continua a tergiversare anziché prendere in mano con determinazione la cosa per sbloccare i cavilli burocratici che ne impediscono l’attuazione.
Gli esempi sopra indicati dimostrano che i partiti delle Larghe Intese non sono affatto intenzionati a trovare delle soluzioni per risolvere a vantaggio dei lavoratori i problemi che, di volta in volta, emergono a causa dell’acuirsi della crisi: devono favorire gli interessi dei capitalisti e per farlo sono disposti a violare le loro stesse leggi.
Un esempio di questo modo di fare ci viene dal differente modo in cui vengono applicate le leggi dello Stato: da una parte la misura che garantisce i benefici pensionistici ai lavoratori a lungo esposti all’amianto non viene attuata, dall’altra una legge reazionaria come quella sulla sicurezza di Matteo Salvini, che dietro il paravento della gestione dell’immigrazione, nasconde misure fortemente restrittive che limitano la libertà di sciopero, vengono subito attuate con le conseguenze che ben conosciamo (vedi: https://www.corriere.it/cronache/19_dicembre_23/prato-operai-senza-stipendio-multati-perche-scioperano-blocco-stradale-2723486e-2598-11ea-a020-761900101aa6.shtml?refresh_ce-cp).
La storia del nostro paese ci insegna che soltanto il protagonismo dei lavoratori, la loro mobilitazione e organizzazione (a prescindere dalle sigle sindacali) può invertire i rapporti di forza con la classe dominate. L’esperienza del Consiglio di Fabbrica (CdF) della SAMPAS di Milano ci mostra non solo che è possibile riconquistare il terreno perduto, ma indica anche la strada da percorrere per farlo (Vedi: https://www.carc.it/2019/11/09/interviste-sui-consigli-di-fabbrica-pietro-vangeli-sul-cdf-della-sampas-milano/.
“Dopo una prova di 7 giorni veniva firmato il contratto a tempo indeterminato: questa era le prassi e così è stato anche per me. Il CdF controllava strettamente l’operato dell’azienda nell’assunzione degli operai nei reparti”. “Nel 1974, ad esempio, il CdF aveva diretto l’occupazione dell’azienda contro i licenziamenti e aveva vinto. Questo vittoria aveva cementato nei delegati che dirigevano il CdF una concezione di forza verso il padrone, quindi il CdF esprimeva una reale direzione degli operai nella produzione, nella gestione anche minuta dell’azienda”.
“Erano i delegati del CdF ad avere in mano molti aspetti pratici: ad esempio anche il numero delle colate giornaliere era fissato dal CdF e non era permesso farne di più, anzi succedeva che si decidesse di farne di meno se c’era stato qualche contrattempo. L’acquisto di una nuova macchina, il cambio di una procedura lavorativa, le assunzioni, i cambi mansione, i cambi di reparto: passava tutto dalla revisione e approvazione del CdF”. “Ogni reparto, da 15 a 30 lavoratori, eleggeva il proprio delegato. Non aveva alcuna importanza la tessera sindacale, ogni delegato era eletto perché aveva la fiducia e il riconoscimento dei suoi compagni.
Ed era revocabile in ogni momento. Il CdF era composto da 12 delegati ed era riferimento per tutto: gestione delle ferie, dei permessi, delle malattie lunghe, dei cambi di reparto e dei passaggi di livello, anche se erano molto rari perchè il posto era fisso e non venivano cambiate le mansioni con frequenza”. “Il CdF faceva riunioni ordinarie, in cui venivano affrontati i temi della gestione e del controllo operaio sulla fabbrica, e riunioni straordinarie quando particolari necessità lo richiedevano. Le decisioni venivano sottoposte alle assemblee di reparto, per questioni attinenti al reparto, o all’assemblea generale per l’approvazione. La partecipazione agli scioperi era del 100%, in caso di necessità si faceva il picchetto per impedire l’accesso dei pochi impiegati che sapevamo erano dei crumiri e provavano a entrare”. “Nel periodo 1968-69 è stato eliminato il cottimo. Si è trattato di una grande conquista, ma c’è da considerare che oltre ad essere un grande incentivo economico, il cottimo poggiava anche su abitudini consolidate: per gli operai più anziani fare il cottimo era normale: era ritenuto giusto che “più lavori e più guadagni”. Questa era una contraddizione perché erano proprio alcuni degli operai di più lungo corso che volevano fare il cottimo, erano abituati a lavorare così, volevano fare così, specialmente quelli che erano più specializzati.
Alla SAMPAS il CdF ha disincentivato il cottimo anche fra gli irriducibili, istituendo il cottimo collettivo: sono state riformulate le “tabelle” e i soldi del cottimo venivano distribuiti fra tutti gli operai. Questo, ovvio, faceva un po’ incazzare quelli che puntavano allo stipendio più alto, ma li costringeva a mobilitarsi e a lottare collettivamente per aumenti salariali, anziché fare il cottimo, e li scoraggiava e li educava a considerarsi parte di un collettivo. Allo stesso tempo valorizzava quelli che erano abituati a massacrarsi di lavoro, quelli che prendevano in giro i giovani “perché non avevano voglia di lavorare”, però educandoli e via via distogliendoli dal cottimo”.
L’esperienza dei CdF dimostra che non sono i padroni a essere forti, è la classe operaia che deve far valere la propria forza! I CdF hanno dimostrato ciò di cui la classe operaia e il resto dei lavoratori sono capaci di fare mobilitandosi e organizzandosi per far valere i propri interessi dentro e fuori l’azienda. È per questo motivo che diciamo ai lavoratori Hitachi e dell’incentrato di riprendere questa esperienza sfruttando le prossime elezioni regionali di settembre, per organizzarsi in fabbrica e per far valere i propri diritti in merito alla questione dell’amianto.
Trasformare la passerella dei candidati alle prossime elezioni Regionali nella messa alla prova di quello che realmente sono disposti a fare prima di essere eletti è possibile e necessario. Cosa ne pensa il candidato PD Eugenio Giani della legge sui benefici pensionistici ai lavoratori a lungo esposti all’amianto emanata dal suo ex amico di partito Matteo Renzi?
Cosa pensa di fare per sciogliere i cavilli burocratici che ne impediscono l’attuazione? Cosa è disposta a fare la candidata della Lega Susanna Ceccardi per attuare una Legge dello Stato italiano finora elusa che porterebbe beneficio a tanti lavoratori?
A Salvatore Catello del Partito Comunista, a Tommaso Fattori di Sinistra Italiana, a Irene Galletti del Movimento 5 Stelle, a Marco Barzanti del PCI, visto che nelle loro parole dicono di essere dalla parte dei lavoratori, diciamo di venire davanti ai cancelli di Hitachi Rail a Pistoia a volantinare: per promuovere l’organizzazione dei lavoratori, mettere a loro disposizione gli strumenti e le risorse di cui dispongono, favorire il coordinamento con altri lavoratori, dare risonanza alle vertenze e alle lotte che stanno portando avanti.
La sezione Pistoia del Partito dei CARC sostiene e organizza tutti i lavoratori di Hitachi e dell’incentrato che non non sono più disposti a subire passivamente gli effetti della crisi e che vogliono rialzare la china a partire dagli insegnamenti delle lotte del passato!
La sezione Pistoia del Partito dei CARC
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