«CARI AMICI», UN’ITALIA DI POST-DEMOCRISTIANI PRONTI A FAR FUOCO

L’abbruciamento del Bomba?
L’abbruciamento del Bomba?

NON SONO TRASCORSI secoli da quando i comunisti fra loro si chiamavano orgogliosamente “compagni”, i democristiani “cari amici”, i missini “camerati”. Sinistra, centro, destra.

Oggi è rimasto il “cari amici” e sotto questa omnicomprensiva espressione si è consumato il berlusconismo e l’anti-berlusconismo, venti anni di storia politica (?) italiana che ciascuno, ovviamente interpreta a modo suo.

Fu vera gloria, o fu il contrario? Ciò che lessicalmente non è cambiato è il “cari amici”, espressione ancora di moda che, ricalcando il vecchio principio che «in medio stat virtus», assomma in sé il tutto e il suo contrario: ex comunisti, ex democristiani ed ex missini.

Domandina semplice semplice: perché dovremmo continuare a fidarci di comunisti come Violante, democristiani come Rosy Bindi o missini come Matteoli, alias On. La mastice?

Se qualcuno ci viene a garantire che spazzerà via questa miserevole ciurma, la rottamerà e inizierà un nuovo corso politiico, perché non dargli fiducia? Cosa abbiamo più da perdere?

Non siamo un popolo che nel momento delle scelte prende il piroscafo e va “in vacanza” a Brindisi, lasciando gli altri nel letame della vendetta fratricida e della facile vittoria con armi altrui? Ripeto, cosa abbiamo più da perdere?

Siamo come il giocatore di poker che si sta giocando il banco con una scala mancata e bleffa perché dopo c’è solo la canna del gas.

Dunque, benvenuto Bomba-Renzi, sperando che la tua falange macedone non venga sbaragliata, come già accaduto, dalla legione romana, più duttile e più pratica. Poiché il tempo degli eroi è finito, in un mondo dove se qualcuno aiuta una vecchietta ad attraversare la strada, giornali e televisioni lo definiscono eroe, salvo scoprire che nel tragitto l’eroe le ha sfilato la borsetta dal braccio!

Governare (come lavorare) stanca
Governare (come lavorare) stanca

Sbrigati, Bomba-Renzi perché il tempo stringe e i tuoi compagni in primis, sono dietro l’angolo pronti ad accoltellarti politicamente mentre la cosiddetta opposizione è troppo indaffarata a cambiare il “pannolone” al Berlusca sempre più avaro-Arpagone con i cordoni della borsa semivuota sempre più stretti.

Il tempo, l’anagrafe personale e un po’ di storia “spiluccata” qua e là non ci consentono di sognare: sappiamo la fine politica che farai o ti faranno fare. Lèggitela bene, è questa: “poi, presigli in un cappio scorsoio i fusoli delle gambe, lo trascinarono fino alle case dei Colonnesi in San Marcello. Quivi giunti con gran festa e gazzarra lo lapidarono […]. Quivi rimase al pubblico ludibrio due dì e una notte, finché non ebbe appestato col gran fetore quel capo di strada. Per comandamento di Giugurta e di Sciarretta Colonna (progenitori di qualche politico/politicante attuale? – n.d.r.) fu tratto al campo dell’Austa […]. Gli fecero un rogo di cardi secchi, e in gran numero accorsero intornogli, ad attizzare il fuoco che nudrito dall’adipe vanpeggiava forte. I venti ebbero la cenere, i secoli la memoria, gli uni e gli altri discordi. Così scomparve il Tribuno di Roma. E l’Urbe stette su suoi colli sola co’ suoi fati e co’ suoi sepolcri” ( G. D’Annunzio, La vita di Cola di Rienzo).

Bomba, se preferisci Piazza Signoria e il Savonarola, accòmodati pure – sempre che te lo consentano…

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