PISTOIA. Chiusa la prima manche con le candidature Pd per le regionali, su cui molto si è detto e molto altro ci sarà da dire, si può passare a analizzare il resto del panorama, l’insieme dell’offerta per gli elettori. Sicuramente nei prossimi giorni ci sarà molto materiale su cui disquisire.
In questo “mentre” vale la pena di porre l’attenzione su quello che serve, su quello che i non addetti ai lavori chiedono alla politica.
Non sarà mai troppo ricordare che la tanto celebrata efficienza e il tanto richiamato merito devono stare alla base dell’offerta elettorale.
Il candidato deve non solo apparire esperto e capace ma deve esserlo! Deve essere un vero e riconoscibile tramite, perché la Regione è sentita, dai comuni mortali, quasi come l’Europa, qualcosa che sta da qualche parte, costa molto, impone, e s’impone (nella sanità in particolare ma anche in molte iniziative e proposte che finiscono per rimpinguare sempre gli stessi).
Le domande che molti si pongono sono di questo tenore: perché oggi si fa con quaranta consiglieri e fino a qualche anno fa se ne eleggevano sessantacinque?
Qual è la legge regionale di cui non avrei potuto fare a meno?
Il decentramento amministrativo, in un Paese piccolo come l’Italia, ha davvero bisogno di tanti livelli?
Le risposte non vengono mai date chiare e nette e così, rispondendosi da soli, verrebbe fatto di mandare tutti a fare un bel giro ampio.
Difficile convincere della necessità di venti parlamenti oltre quello nazionale, difficile spiegare la democrazia a corrente alternata, ora sì ora no (primarie sì primarie no, preferenze, listini bloccati e anche tutto insieme).
Chi è candidato al parlamento regionale dovrà parlare tenendo in mano il proprio cuore ma anche un foglietto con i conti, quelli della serva, perché quelli rendono bene l’idea, e siccome i conti non tornano nelle tasche delle famiglie, degli imprenditori o dei pensionati, nessuno è disposto a subire panegirici secondo il linguaggio del potere.
Gli interessi privati, gli accordi sottobanco, l’incarico di prestigio in cambio della primogenitura non passano inosservati e scatenano gli istinti peggiori nell’elettore che diventa subito non votante.
I candidati che volessero solo farci credere che le Regioni sono utili o peggio indispensabili, non stiano neanche a muoversi.
La disciplina di partito ha fatto il suo tempo: o la politica torna a lavorare per i cittadini o i cittadini smetteranno di pagare per la politica.
Amen: che vuol dire “siamo fermi nelle nostre convinzioni”.