carla breschi. LETTERA A UN MORELLO MARCHESE MAI NATO: «LA LIBERTÀ È UN DOVERE, PRIMA CHE UN DIRITTO È UN DOVERE»

«Però lei, molto attento, è riuscito comunque a farmi andare in Commissione Disciplinare perché in una intervista apparivo come medico e non come consigliere comunale; ma si immagina Direttore, quanto lavoro risparmiato se non si stesse troppo dietro a questi peccati veniali e si cercasse di recuperare un rapporto diretto e più vero con il personale! Se si cercasse di riconferire dignità ai medici (ed alle figure sanitarie in genere) senza volerli per forza burattini in mano alla politica ed oltre?»

CHI NON AMA IL SUO CAPOCCIA

COME AD AUSCHWITZ C’HA LA DOCCIA


Un intervento della dottoressa Breschi su La Nazione del gennaio scorso

 

LA CONSIGLIERA comunale indipendente di Pistoia ha diffuso, in questi giorni, un comunicato stampa che dice:

Vorrei esprimere alcune brevi considerazioni sugli avvenimenti relativi al collega infermiere di Massa Carrara ed all’operatore sanitario di Firenze sottoposti rispettivamente ad una lieve sanzione oraria il primo ed addirittura al licenziamento in tronco il secondo, per aver violato il dovere di fedeltà aziendale.

Riguardo all’operatore sanitario di Firenze non esiste nemmeno la certezza matematica della colpevolezza in quanto le notizie provengono da una intervista anonima.

Ambedue erano, se non erro, rappresentanti sindacali e sono stati puniti per aver ripetutamente denunciato la mancanza e/o l’inadeguatezza dei dispositivi anti-Covid in dotazione, argomento quanto mai caldo ma certo portato avanti per il bene dei pazienti e dei dipendenti!

Secondo le accuse mosse dalla commissione disciplinare, le affermazioni dei dipendenti hanno leso l’immagine pubblica della Asl Toscana Centro guidata dal Dottor Paolo Morello Marchese.

Senza parole

Buongiorno Dott. Paolo Morello Marchese, si ricorda di me? Sono la dott.ssa Carla Breschi, sì, proprio io, quella rompiballe, che spesso manda sui giornali le criticità della sanità locale anche dopo essere diventata Direttore Responsabile della U.O. di Oncoematologia di Pistoia e Pescia, guadagnata sul campo.

Si ricorda della gentile comunicazione che mi ha inviato dopo che avevo denunciato la drammatica situazione del Pronto Soccorso, situazione sotto gli occhi di tutti, rimproverandomi che proprio io, un direttore, non conoscessi le dinamiche intraospedaliere (io che lavoravo da una vita in ospedale) e lei puntualmente mi ha spiegato come funzionava il mio ospedale, riservandosi di agire legalmente sulla base delle mie affermazioni?

Le confesso che ho provato quasi tenerezza e non certo paura né batticuore perché il cuore ce lo avete seccato voi burocrati-politici e dopo aver lavorato 40 anni in sanità non ho più paura di nulla.

Certo i suoi toni erano bonari forse perché io ero e sono ancora adesso Consigliere Comunale in Pistoia ed ho cercato con onestà intellettuale di far emergere le problematiche intra ed extraospedaliere.

Il dottor Roberto Biagini, grande inquisitore di Paolo Morello Marchese, braccio destro del granBuca di Toscana, Enrico Rossi

Però lei, molto attento, è riuscito comunque a farmi andare in Commissione Disciplinare perché in una intervista apparivo come medico e non come consigliere comunale; ma si immagina Direttore, quanto lavoro risparmiato se non si stesse troppo dietro a questi peccati veniali e si cercasse di recuperare un rapporto diretto e più vero con il personale! Se si cercasse di riconferire dignità ai medici (ed alle figure sanitarie in genere) senza volerli per forza burattini in mano alla politica ed oltre?

Si immagina se lei o chi prima di lei avesse talvolta prestato ascolto alle critiche che spesso possono essere costruttive, magari adesso non mancherebbero in Italia più dì 50.000 medici e circa 20.000 infermieri, magari si sarebbe fatta formazione, magari non sarebbero stati chiusi 256 piccoli Ospedali in Italia (fra cui San Marcello), ospedali storici perfettamente rispondenti alle esigenze del territorio in cui sono collocati.

Già mi immagino che adesso in campagna elettorale si farà di tutto, di più anche per le zone “desertificate”: ma ditemi, cittadini, che senso ha dare alle giovani coppie 20.000 euro di bonus per andare a stare in montagna dove non solo si è chiuso l’Ospedale ma anche banche ed uffici postali e non esistono più infrastrutture ed attività produttive?

Ripensando al passato mi sorge poi spontaneo chiedermi quante umiliazioni sarebbero state risparmiate ai noi medici ospedalieri e medici del territorio se solo si fosse instaurato un dialogo più aperto.

Ed invece no! Ci avete stravolto la vita per le pratiche burocratiche esondanti, perché la giornata era ormai ridotta ad un “riunionificio” spesso inutile, per l’imposizione di modelli di lavoro calati dall’alto, spesso già superati e forse riproposti da qualche genio politico di turno, rendendoci sempre più difficile occuparci dei pazienti.

Graziella Cimeli, Carla Breschi, Eva Giuliani, Marco Ferrari. La dottoressa lottò per l’ospedale Pacini di San Marcello

Sono loro la Asl, assieme a noi operatori sanitari, noi che decidiamo tutti i giorni della vita o della morte, noi che un giorno siamo eroi ed il giorno dopo denunciati, noi che potremo continuare a sopravvivere solo con la depenalizzazione dell’atto medico laddove non ci siano errori manifesti!

Siamo noi la sanità e l’immagine della Asl la viviamo tutti i giorni e se esiste un obbligo di fedeltà questo non deve cozzare con la libertà di pensiero e la libertà di espressione sancite dalla nostra Costituzione, tanto più quando si dice la verità, come in genere io sono solita fare.

La saluto e le chiedo di considerare le mie parole e di riconsiderare le sue decisioni.

Ah, dimenticavo di dirle che sono in pensione!

Sono riuscita a fuggire da questo perverso sistema in cui i sanitari non sono più il fulcro ma le vittime; comunque si tranquillizzi: lotterò finché avrò fiato per difendere la qualità della sanità pubblica e privata a favore dei più deboli.

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C’ERAVAMO TANTO AMATI…

 

di EDOARDO BIANCHINI

 


 

AVETE LETTO? Ieri il consigliere leghista Franco Vannucci di Montale mi ha inoltrato il comunicato stampa della dottoressa Breschi.

Si tratta di un intervento sulla sanità della dottoressa «Direttore Responsabile della U.O. di Oncoematologia di Pistoia e Pescia, guadagnata sul campo», come scrive; e anche consigliera comunale di Pistoia, uscita dal coro e facente ora parte di un gruppo a sé, senza simbolo, anche se, nel dettato stesso della sua prosa, da tranchant qual sono (Alessio Bartolomei mi ha definito così) io sento, avverto e palpo, un sacro rispetto politicamente corretto delle istituzioni patrie; e un desiderio sotteso, piuttosto chiaro, di non tagliare, in maniera tranchant, quel benedetto cordone ombelicale che la dottoressa ha avuto con la sua sinistra, mai presa direttamente per la collottola e mai strusciata davvero, come di solito si fa con i gatti disobbedienti, sulla pipì e sulla cacca scaricata in un luogo inappropriato.

Vannucci commenta con un «Come godo!». Io, in verità, ho goduto meno di lui: se ripenso che con la dottoressa Breschi «c’eravamo tanto amati», un tempo, ma «c’eravamo poi lasciati» e «ricordo [anche] come fu»: su una cosa da lei detta in consiglio comunale a Pistoia, che voleva non aver detto e negava di averlo fatto.

Questa frase – che chiude, più che un comunicato stampa, una specie di letterina di congedo al sor Morello – mi sembra particolarmente illuminante: «Ah, dimenticavo di dirle che sono in pensione!». L’enfasi del punto esclamativo, infatti, dice tutto senza esplicitare niente. E il retropensiero sembra essere questo: «A Morè… Mo’ nun me poi fa’ ppiù gnènte!».

Il problema della sinistra della nostra regione (ma, poi, anche d’Italia) è che essa si divide nettamente in due fasce:

quella alta – che domina come un imperatore persiano alla Dario o Serse –, fatta da un granBuca di Toscana e dai suoi ciambellani o bomboloni zuccherati, come il Marchese e le sue truppe d’assalto, a cui non manca il fidelizzato appoggio dell’ufficio stampa diretto da Daniela Ponticelli, spia di ciò che scrivono i dipendenti contro i padroni, ma protetta anche dall’ordine dei giornalisti di Firenze

quella bassa dei sudditi, a volte leccapiedi, altre semplici lustrascarpe, tra i quali anche certi medici ospedalieri, in qualche caso (non della Breschi, però) perfino dirigenti, ma insuccubati perché costretti a fare, con le loro teste chine, da cuscini per i piedi molli dei padroni fascisti della sinistra salvapopoli.

La sinistra salvapopoli è quella delle Asl che, dove ci sono amministratori di sinistra, non vedono né l’amianto alla Breda, né la merda dell’inceneritore di Montale, né il bottino della discarica del Cassero, né il cloruro di vinile che bevono a Casalgrillo, perché tutti guardano da un’altra parte, tengono bassi profili (il massimo s’è avuto con il dottor Renzo Dell’Anno) e se toccano l’argomento (come la dottoressa Breschi, lo fanno – mi pare – con brani musicali d’ispirazione barocca, tipo toccata e fuga di Johann Sebastian Bach.

Perfino il faraone ne aveva le palle piene così…

Scrivo questo perché non ho notizia che la dottoressa sia mai salita in procura a sagagnare i maroni dei Pm per denunciare certe situazioni di cui dice di essere convinta: se lo avesse fatto, me lo dica e io mi cospargo il capo di cenere e chiedo pubblicamente scusa stracciandomi anche le vesti.

È per questo che, alla dottoressa Breschi, vorrei ricordare che l’impegno civile e la resistenza si fanno ogni giorno, in ogni ora e in ogni momento: anche della notte. Non ci si limita a dire non dicendo o dicendo solo quel poco che basta, ma non oltre. È così che si combatte l’attuale nazismo rosso progressista e universalista come la santa chiesa di Bergoglio, dell’Avvenire di Famiglia Cristiana e della Cei del cardinale Gualtiero Bassetti.

Ogni altra forma è solo un retaggio di borghesismo intellettuale filoprogressista post-sessantottino ancor più plasmato ad hoc da una coscienza di «superiorità di razza» che a Pistoia spesso si acquisisce (e di ciò molto mi rincresce) sui banchi di quel Liceo Forteguerri che solo di rado ha creato uomini di piena & perfetta coscienza democratica: per lo più ha sfornato, invece, pasticcini industriali a raffica, come quelli falsi da Mulino Bianco, artigianali col cazzo. O politici andati a guidare il paese dalla città sabauda dei gianduiotti (ma questo non è il caso della dottoressa Magi, che colà è stata esiliata da colleghi al gusto di Palamara).

Pistoia, cara dottoressa Breschi, è una città conformista di conformisti conformi e conformati al sistema napolitan-mattarellico-ciggiello-sindacal-sinistro sovra cui si stendono grembiulini e tonnellate di quattrini ammassati nelle banche, ormai non più nemmen pistoiesi ma financo straniere. Basta vedere e analizzare i comportamenti dei signori professionisti locali all’interno delle vicende giudiziarie di questa infelice città di morti viventi con la presunzione di essere degli immortali.

Anche Pistoia ha bisogno di essere protetta…

Pistoia è perfettamente ambigua e anfibia: non ha mai respirato con la testa fuori dall’acqua. E anche nel suo caso, la mia opinione è che non ci sia differenza apprezzabile in questa sua rivendicazione di indipendenza dal Pd e di contrasto al morellismo marchesan-ponticellico-granBucale-toscano: specie – oltretutto – perché nasce e si sviluppa in un quadro di corsa alla campagna elettorale per la Regione Pittarosso, «stronzate a più non posso». E lei si sta candidando, vero, dottoressa? E con che lista sarà? Esistente o ancora da inventare?

Nelle lotte del proletariato per la dignità e la giustizia, la resistenza si fa sulle barricate, non quando si va in pensione e si fa “marameo!” al sor Morello Marchese del castello, simbolo dello squallore del padronismo di sinistra che in tanti, troppi, dall’interno delle strutture ospedaliere, hanno favorito con la loro «caramellata resistenza allo zucchero di canna» (e non di rado anche -bis).

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Vero storico e vero poetico: Covid e Promessi Sposi

 

Personalmente non ho particolari ambizioni, ma se qualche partito magnanimo volesse candidarmi in un listino chiuso per garantirmi un discreto reddito in Regione, sarei grato assai. O quantomeno chi mi troverà un posticino ben retribuito in una partecipata, avrà sempre il mio appoggio incondizionato e la mia riconoscenza imperitura finché dura [dal Cantonotturno di un elettore errante della Toscana]   #trovatemunposthobbisogno


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