PISTOIA. Mi sento in dovere di intervenire sulle attuali problematiche dei nuovi ospedali, sia in qualità di consigliere comunale, sia, e soprattutto, in qualità di medico ospedaliero di ormai “lungo corso”.
Premetto innanzitutto che riterrei doveroso da parte di ognuno di noi, sia professionisti impegnati sul “campo”, sia decisori tecnico-politici, un bagno di umiltà che ci permetta di lavare via posizioni inveterate a difesa di scelte che la realtà dei fatti mette ogni giorno in discussione.
Per maggior chiarezza procedo per punti:
1) La carenza di posti letto è cronica e nessuno potrà affermare il contrario a meno che non sia in malafede.
Durante tutto l’anno si registrano quotidianamente dai 25 ai 35 “appoggi” di pazienti medici in area chirurgica, con le conseguenze che tutti conosciamo, e cioè l’impossibilità da parte dei chirurghi di programmare la loro attività (vedi 2 anni di attesa per un intervento di colecistectomia) ed il grande affanno dei medici della medicina.
2) Al Pronto Soccorso la situazione è veramente “infernale” con circa 20-25 pazienti che sostano in barella per due notti consecutive con tutte le problematiche legate alla precarietà della situazione ed al sovraccarico di lavoro del personale.
Ad aggravare la realtà dei fatti non si invochi solo il picco influenzale, ma si rifletta soprattutto sul depotenziamento degli ospedali limitrofi: si pensi a San Marcello che non ha più un Pronto Soccorso ma un punto di primo soccorso, inadeguato alla vasta realtà della Montagna pistoiese,dove l’ospedale è stato ridotto a Piot (presidio integrato ospedale territorio) che non si sa bene cosa sia; fatto sta che la gente a curarsi ormai viene a Pistoia.
Analoghe considerazioni possono essere fatte relativamente al depotenziamento della pediatria e della chirurgia dell’ospedale di Pescia, e non sappiamo quanti altri temibili progetti siano in atto nel programma, voluto o meno, della distruzione del nostro sistema sanitario “universalistico”!
3) Tutti coloro che, come me, si sono impegnati, avendo a cuore la nostra organizzazione sanitaria (che solo 20 anni fa era la migliore al mondo ed adesso sta collassando perchè minata nelle fondamenta) ricordano che il modello organizzativo “per intensità di cure” è stato calato dall’alto, portato ad esempio dai soliti noti che si adeguano al potere, quando in altri paesi già era stato abbandonato perché non portava miglioramenti.
E noi a Pistoia siamo riusciti a fare di peggio: abbiamo destrutturato le unità operative, senza creare il modello suddetto che prevedeva la centralità del paziente e la figura di un tutor medico che seguisse comunque il paziente nei suoi eventuali trasferimenti di livello! Risultato: i pazienti sono visitati tutti i giorni da medici diversi per cui è ancora più impegnativo seguirli e dimetterli; forse non si era fatto bene i conti sul personale sia medico che infermieristico, che qui a Pistoia è veramente sotto organico…!
4) Problema territorio e letti di cure intermedie! E qui chiedo venia anch’io che mi sono impegnata per la realizzazione di 15 posti letto al Villone! Così organizzati non servono a decongestionare l’ospedale perchè comunque rimangono virtuali e quasi sempre occupati dagli anziani cronici della residenza protetta. Ma voglio spingermi oltre e mi chiedo, assieme ad altri colleghi: ma queste cosiddette cure intermedie chi le ha mai viste, chi le ha mai realizzate, o non sono davvero dei concetti astratti messi nella testa e sulla bocca di noi medici, sempre dall’alto, per cercare una scappatoia?
La realtà ci dice che abbiamo bisogno di letti ospedalieri, letti in cui si può curare davvero, in cui possiamo velocemente usufruire dei servizi; non a caso a Prato si stanno progettando altri 50 posti letto ospedalieri!
I letti di cure intermedie, il cosiddetto terzo livello, potrebbero essere funzionali alle dimissioni precoci in area ortopedico-chirurgica oppure per i pazienti conosciuti e seguiti dai colleghi di medicina generale nel Chronic Care Model, cioè in sostanza pazienti bronchitici cronici o pazienti diabetici, conosciuti, che si scompensano ed in teoria avrebbero bisogno di un basso livello assistenziale.
Ma i cittadini, quando stanno male, vengono sempre più spesso in ospedale, quindi anche questi letti avrebbero un senso se creati in ambiente ospedaliero, con la collaborazione di medici ospedalieri e medici di base.
Non so poi fino a che punto gli interventi della Società della Salute o la creazione delle Aggregazioni Funzionali dei medici di base possano incidere sulle affluenze in ospedale; certo, se dobbiamo pensare a creare “Case della salute di terzo livello”, cioè quasi dei mini ospedali, mi chiedo dove sia il risparmio!
Carla Breschi
Medico ospedaliero, Consigliere comunale
Veramente apprezzabile l intervento della consigliera Breschi che definisce giustamente “infernale” la situazione al pronto soccorso di Pistoia. Non ha fatto come molti che con un bel coraggio e una bella faccia tosta minimizzano la situazione o si voltano dall altra parte pur di rimanere “allineati e coperti” (..ma se vi capiterà di recarvi al pronto soccorso… capirete…). Oggi nel quotidiano “la Nazione” ho letto questo articolo di cui incollo stralcio:
“.. ecco la lettera che ci ha scritto Maria Costanza Bresci: «Lunedì scorso mio marito ed io abbiamo consegnato al pronto soccorso mia suocera di 97 anni, in gravi condizioni, con una richiesta di ricovero dei medici del 118. Erano le 10 della mattina. Alle 19 finalmente mio marito è potuto entrare a vedere sua madre. Giaceva nell’incuria più totale, dimenticata. Le sue condizioni di salute non erano affatto migliorate, era completamente digiuna, assetata e immersa nei suoi bisogni. Nessuno, in nove ore, si era premurato di farle bere un sorso di qualcosa e di metterle un pannolone. In evidente stato confusionale, era umiliata, psicologicamente devastata e in affanno. Ci è stato detto che, date le sue condizioni, non l’avrebbero dimessa, ma che avrebbe dovuto trascorrere la nottata lì perché in reparto non c’erano letti. Alla fine l’abbiamo riportata a casa».”.
Io non penso che la vergognosa situazione del Pronto soccorso dipenda da responsabilità dei singoli operatori, vi sono senza dubbio responsabilità al altri livelli. Ma un responsabile deve esserci, deve avere un nome e deve rispondere ai cittadini sottoposti a simili umiliazioni, deve chiedere scusa alla signora di 97 anni e ai suoi familiari (..e tutti noi dovremmo indignarci come se quella signora fosse una madre, una nonna). Tutto questo nel 2017 in un ospedale progettato e realizzato di recente. VERGOGNA.