CARO ORAZIO, TI SCRIVO… COSÌ MI DISTRAGGO UN PO’

Orazio Ferrari
Orazio Ferrari

Caro direttore,
perché non scrivere un po’… di Pistoiese? La Pistoiese? Poverina, non ha mai avuto una dirigenza degna di tal nome… sconta la pallacanestro, grazie a Becciani, Carrara, Maltinti e compagnia cantante. Alzi la mano chi non ha mai ascoltato, in città, una frase come questa.

Bene, tutte le mani sono giù, al proprio posto. Frase vera, verissima: il basket ha avuto sempre (o quasi) una base solida, la massima realtà calcistica pistoiese, invece, è sempre vissuta di avventure, anche nelle epoche splendide – e probabilmente irripetibili – delle presidenze di Marcello Melani e Roberto Maltinti (la presidenza-Bozzi, pur portando la squadra in B, non è mai stata amatissima per la scarsa capacità comunicativa del sior Luciano da Empoli, che ha sempre parlato di azienda e non di colori amati e da amare. Un peccato mortale nel mondo del pallone).

Oggi al comando c’è Orazio, già gestore, assieme all’avvocato Baldi, nell’anno orribile 1997 (stagione 96/97, formazione salva grazie alla sagacia del compianto Enrico Catuzzi, dapprima esonerato e poi richiamato a furor di popolo).

Sono in molti a chiedersi: ma chi ha ordinato al Ferrari di acquisire il controllo della società, dal momento che un giorno sì e l’altro pure si lamenta di non disporre delle risorse necessarie e della cattiveria del prossimo, indisponibile a dargli una mano (in realtà lui chiederebbe sghèi a fondo perduto, con l’assoluta volontà decisionale da far restare saldamente nelle sue mani: un po’ troppo, nevvero? Come – direbbero in montagna – tenere «l’ovo, la gallina e il culo sano»).

Il poeta e l’amianto
Il poeta e l’amianto

Lui, che col pallone qualche soldino l’ha fatto (impiegando nel club pure i figli, Marco e Giuditta, e, di tanto in tanto, la gentile consorte, di conseguenza creando pure dei posti di lavoro.

Potrebbe essere un valido erede del premier Renzi), è solito lagnarsi, ma raccogliere molto da sponsor e simpatizzanti: un merito, specie in un periodo difficile come questo, un merito che non va sottaciuto e gli va, invece, riconosciuto (è abilissimo a trovare pubblicità, tanto che per qualcuno ha pure sbagliato mestiere. Già, ma quanti ne fa?).

Gliel’avrà imposto il medico di diventare presidente della Pistoiese? Boh! Nel frattempo, i tifosi arancioni meriterebbero, ci perdoni, qualcosa di meglio. Qualcuno che sapesse progettare, qualcuno che avesse disponibilità ed entusiasmo, fantasia e qualità, qualcuno che ci credesse veramente. Qualcuno che sapesse fare comunicazione, che fosse quindi di sostanza e d’immagine.

Perché non è tanto perdere con Santarcangelo e San Marino che fa specie a chi nel cuore ha i colori arancioni, ma non avere tutti gli anni, a giugno, la certezza di poter ripartire.

Caro Ferrari, quindi, grazie dell’impegno profuso, ma è giunto il momento di passare la mano: se ama veramente la Pistoiese, capirà.

Arancione… paonazzo

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P.S. – Il vento dell’altra notte ha colpito anche lo stadio Marcello Melani, ribattezzato (perché?) pomposamente “Vannucci Stadium”. L’annosa questione del tetto in eternit è riemersa con forza: pezzi di copertura sono dappertutto, dentro e fuori l’impianto. Caro Ferrari, non forzi la mano: quel tetto andava smantellato, l’Asl 3 lo chiede da anni al Comune di Pistoia. Ne va della sua, della nostra salute. Quindi, non versiamo lacrime di… coccodrillo. Finché non sarà bonificata l’area, nessuno può rimettere piede sugli spalti. Giusto? Ci pensi bene anche Bertinelli.

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