«CARO PRESIDENTE, GRAZIE!»

La risposta di Alibrandi
La risposta di Alibrandi

PISTOIA. Egregio Avvocato-Presidente Alibrandi,
il Direttore mi gira la Sua risposta in merito al quesito che il 2 maggio u.s. (vedi) avevo posto.
Leggendola attentamente mi pare di capire che già precedentemente al mio quesito l’Ordine degli Avvocati potrebbe avere attivato specifiche commissioni per casi riguardanti l’art. 37 del codice deontologico.
A questo punto “mi taccio” per non inserirmi indebitamente in un quadro dal quale sono estraneo e “incompetente”.
Le assicuro che il quesito posto non preludeva ad una polemica contro alcuno ma solo, guardando atti pubblici, più in generale a norme comportamentali che nella mia “ignoranza” mi erano però “saltate agli occhi”.
Grazie comunque della Sua risposta perché, a differenza di altri enti, il Suo Ordine ha dato dimostrazione di recepire i turbamenti di un cittadino qualunque che ha in sommo dispetto i giullari e i prosseneti di questa Repubblica.
Tacito, che è persona anche oggi seguita, e che a differenza di Rodotà e Zagrebelsky non partecipa ai “Dialoghi sull’Uomo” diceva che “corruptissima republica, plurimae leges”: anche da questa sensazione, che non è solo mia, è nata la mia iniziale domanda.
Tutto qui. La ringrazio e Le auguro buon lavoro.

Felice De Matteis

 

Allegoria e derisione
Allegoria e derisione

PER MIA PARTE devo necessariamente aggiungere una dovuta appendice.

Apprezzo la risposta di Alibrandi, ma soprattutto mi auguro che, ove la sua ipotesi abbia corso nella realtà, il suo Consiglio giunga a seguire le previsioni del codice deontologico lasciando da parte qualsiasi forma di protezionismo.

Me lo auguro perché in passato, quand’ancora Alibrandi non era Presidente, la precisa situazione di cui stiamo parlando, pur essendo stata prospettata nei giusti termini in sede disciplinare, non solo non fu presa in alcuna considerazione, ma quasi quasi fu – come il romanzo di Pratolini – argomento di Allegoria e derisione. E «non si fa così», dice Sophia Loren quando è incazzata con Mastroianni nei Girasoli di De Sica.

Sicché, trattandosi di fatti pubblici, con rilevanza pubblica, in procedimenti giudiziari pubblici e liberi, perciò, da qualsiasi copertura in nome di una privacy che, purtroppo, da noi è, il più delle volte, invocata a sproposito (per non dire peggio…), non è inverosimile che, prima o poi, questo quotidiano decida di pubblicare per intero la storia di quella vicenda con fatti, nomi e cognomi come Dio comanda: e ovviamente, alla nostra maniera, con il rincalzo e l’appoggio dei documenti ufficiali.

Intanto personalmente esprimo il voto che certo passato sia davvero passato…

Il Direttore

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