caro professore. FORSE PERCHÉ L’ESTATE E LA SOLITUDINE…

Il Prof. Ivano Paci, Presidente della Fondazione Caripit
Il Prof. Ivano Paci, ex Presidente della Fondazione Caripit

PISTOIA. Caro professor Ivano Paci, comincio a sentire la sua mancanza.

Forse perché l’estate e la solitudine si aggrovigliano fra loro e, nell’età della ripida discesa, non appaiono più come stagioni da vivere gioiosamente e in prospettiva per grandi traguardi e ambizioni.

Mi domando come “se la sta passando” nella sua meritata senescenza, senza più il suo “giocattolo” in mano e senza più denari altrui da distribuire a questa povera provincia pistoiese, che tale non è più, intendo provincia, ma ancora più povera nello spirito, nei costumi e nel ricorrente vezzo di campare alla giornata con la lingua foderata di tungsteno perché il pistoiese sa “leccare” e non sa fare altro.

Mi immagino che anche i “suoi” lecchini di un tempo stiano piano piano sparendo dalla circolazione indirizzando il loro “navigatore” verso il fresco Iozzelli, suo successore e già modernizzatosi nel ricalcolo della indennità nel Consiglio della sua ex Fondazione Caripit.

Fatto è, caro professore, che Pistoia resterà sempre una “cittaducola”, regimata dalle voluttà periferiche di donnette in carriera e da una amministrazione, un tempo orgogliosamente comunista, che si è venduta al potere delle banche e alle voglie dei ragazzini dell’ultima ora che, però, hanno sposato Renzi. Lo hanno sposato in tutti gli aspetti possibili e immaginabili, tanto sono state riconosciute anche le unioni civili e quindi nessuno ha necessità di fare “ammenda”.

I pistoiesi più furbi e scafati, quelli “bianchi” di nome e cognome, hanno scelto per tempo, con l’allora sotterraneo e potente appoggio democristiano-paterno, il carro utile, quello del fessacchiotto di Rignano, al quale uno tiene la cassa, cioè i dindi, per la sua politica, e l’altro, l’artista, lo omaggia in qualità di soprintendente del Maggio, con trombe e violini.

E, naturalmente, sempre con i nostri quadrini rendendo sempre più attuale una massima di Ernst Jünger che, con quasi quaranta anni in anticipo, affermava che “uno dei caratteri peculiari del nostro tempo è che le scene più significative sono legate ad attori insignificanti”.

Che aggiungere ancora? Anche nel mercato delle compra-vendite c’è chi è più furbo e ottiene mille da zero e chi, alla resa dei fatti, ottiene il contrario attraverso operazioni più o meno condivisibili, ma con finalità sempre familistiche, nel migliore spirito democristiano che anche i compagni hanno ormai ben appreso.

È la pena, caro professore, da dovere scontare in quanto ex democristiani per i quali, come ebbe a dire Pasolini, “C’è gente che ha fatto della sua mitezza un’arma che non perdona”.

Magna meretrix
Magna meretrix Babilonia

Caro professore, adesso che ha sicuramente tempo per pensare a fare un bilancio su se medesimo, come noi tutti facciamo (si figuri che lo sto facendo anch’io!) non si dimentichi dell’ambiente di sua provenienza, non quello laico, quello cattolico che Dante aveva già a suo tempo ben definito:

Sicura, quasi rocca in alto monte,
seder sovr’esso una puttana sciolta
m’apparve con le ciglia intorno pronte.

Da questo ambiente e da questa meretrix magna, la Curia, non Santa Romana Chiesa, discendono anche i mali attuali; anche lei e anch’io.

Da questo ambiente hanno spiccato il volo anche i bianchi, non di spirito, di cognome.

Che fregatura, eh? Massima resa con il minimo sforzo (del Babbo).

Le auguro una serena estate. Mi saluti cordialmente anche i dieci milioni di titoli spazzatura del Mps che sono ancora in pancia alla sua ex fondazione.

E non si adonti. D’altronde, chi non fa, non falla…

[Felice De Matteis]

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