PISTOIA. Carissimo Tiziano,
hai perfettamente ragione: la Questura di Pistoia non somiglia a un quartiere di sicurezza di un Paese con la P maiuscola; in Burundi non ci sono mai stato, ma un mio amico poliziotto, Andrea Carobbi Corso, delegato a pubblicizzare il degrado nel quale sono costretti ad operare lui e i suoi colleghi, lo sostiene da anni.
Ti scrivo, Tiziano, per esternarti pubblicamente la mia totale solidarietà, soprattutto in relazione al bruttissimo quarto d’ora che avrete sicuramente passato, tu e tua moglie, quando avete saputo che vostra figlia era stata in pericolo: i due aggressori sono noti alle forze dell’ordine e, in un Paese con la P maiuscola, i soggetti noti alle forze dell’ordine viaggiano con due piedi in una scarpa, terrorizzati dall’idea di sbagliare ancora.
In questo paese, no: con Alfano, ora, ma anche con chiunque l’abbia preceduto, prima; anche con i governi che ci hanno spacciato per salvifico l’ingresso in Eurolandia, una comunità multinazionale con uno o due padroni e il resto a servir messa a chi ha i soldi.
E poi, Tiziano, se tua figlia non fosse incappata in quella brutta avventura, ti saresti mai accorto delle condizioni di inciviltà nelle quali versa la Questura di Pistoia e in cui vive, ogni giorno, la maggior parte dei comuni cittadini che non hanno non solo santi, ma neppure beati in Paradiso?
Per quello che riguarda l’ospedale, invece, ti ricordo che non sono le lucine colorate al pronto soccorso a fare la differenza di un servizio sanitario (in Svizzera ci sono stato, ma non in ospedale, per fortuna) e che il San Jacopo, al di là delle intermittenze dell’iride, è il frutto di una commessa finanziaria che lascia parecchio a desiderare, anche se il Presidente Rossi, per cui tu lavori, amico di Renzi e dunque anche di Alfano, si prodiga a farne tessere pubbliche lodi ogni giorno.
Il che è sospetto, non credi?