DAL POMERIGGIO del 22 aprile in Italia si può divorziare dopo sei mesi dalla separazione, è stata infatti approvata con larghissimo consenso (398 favorevoli su 432) e dopo anni di discussioni, la legge che prevede il divorzio breve: basterà un anno dalla separazione giudiziale e addirittura sei mesi se la separazione è stata consensuale. Niente conta che siano presenti o meno figli minorenni.
Chi decide di separarsi è un adulto, ha fatto l’esperienza del matrimonio, spesso è genitore e quindi ha maturato una convinzione responsabile, non certo sindacabile dall’esterno e abbastanza grave da avergli (o averle) richiesto una riflessione ampia. È quindi giusto che possa liberarsi da un vincolo che lo/la opprime in un tempo più breve rispetto ai tre anni previsti dalla normativa fin qui vigente.
Stabilito il principio, sei mesi o un anno appaiono lassi di tempo ragionevoli e condivisibili.
Riassumendo, ad oggi cala sensibilmente il numero delle coppie che fanno la scelta del matrimonio, separazioni e divorzi invece aumentano e di più saranno data la maggiore accessibilità (anche in termini economici) alla separazione facilitata e al divorzio breve.
La visione della famiglia in prospettiva ha contorni decisamente sfumati.
I figli già oggi vivono in famiglie allargate hanno più fratelli e sorelle con un solo genitore in comune e più nonni e nonne in qualche caso ma spesso anche tanta paura e solitudine.
A fronte della liberazione dei coniugi dal vincolo matrimoniale, della loro ritrovata gioia di vivere, del diritto al ripensamento sacrosanto per ognuno di noi c’è il dolore che si infligge ai figli, che non avevano chiesto di nascere, che avrebbero diritto a una cura la più possibile condivisa e calorosa e a un clima disteso e rassicurante.
Questo ragionamento è a due velocità, da una parte c’è l’oggi fatto di 24 ore che incombe e spinge al carpe diem, dall’altra il domani che è fatto di un tempo indefinito, tendenzialmente lungo, giorni e anni attraverso i quali le novità si rarefanno, l’ordinario diviene l’unico piatto di cui nutrirsi.
Alla luce di un certo cammino già percorso verrebbe fatto di segnalare che la presenza di figli, aver dato loro la vita, esclude molte altre considerazioni, la priorità va data a loro.
Se invece non ci sono figli, ben vengano i divorzi brevi ma anche brevissimi, e perché no?