CASSANO, DONADONI E NOI COMUNI MORTALI…

Quando la nave affonda...
Quando la nave affonda…

CI VUOLE più coraggio a restare o ad andarsene? E ancora: è possibile o non è possibile abbandonare la barca quando sta per affondare?

Senza tirare in ballo Schettino, che non ci ha pensato due volte, ho avuto modo di scrivere sul social network Facebook questo pezzo, che riporto pari pari. È sulla vicenda-Cassano/Parma:

“Ho atteso qualche giorno prima di commentare l’ultima sortita di Antonio Cassano. Premetto che non ho visto la puntata di ‘Tiki Taka’ in questione (mea culpa), ho soltanto letto ciò che hanno riportato i giornali (immagino tramite agenzie). C’è una frase che mi ha molto colpito, laddove lamenta che era da 7 mesi che non prendeva lo stipendio, che quest’anno ha perso 4milioni, ecc.

Per carità, sono cifre importanti e anche se credo che con quel che ha sin qui guadagnato non muoia di fame, ha ragione a rivendicarle: ogni lavoratore – e anche un calciatore lo è – è giusto che sia retribuito per il proprio lavoro.

Ma sa Cassano che nella vita di tutti i giorni c’è chi aspetta anche un anno e oltre prima di essere saldato (e talvolta non viene neppure pagato)? Per cifre spesso risibili, ma che aiutano ad andare avanti.

Sa che oltre che lavorare, bisogna perdere molto del nostro tempo ad andare a battere cassa? Sprecando energie, raccogliendo soltanto mortificazioni, non avendo nessuno al fianco che possa farlo per noi (immagino che lui abbia un procuratore che svolge tale compito. Se così non fosse, chiedo venia e anche… Nuvenia).

Se ogni persona, però, dovesse abbandonare la propria nave, la propria squadra, e proprio nei momenti difficili, beh non sarebbe edificante. Ognuno può fare ciò che crede e vuole, ma rispettando gli altri.

Leggo Cassano, leggo Donadoni. Mi guardo indietro e vedo la carriera dei due. I successi dei due. E, perdonatemi la schiettezza, capisco qualcosa”.

Ho ricevuto apprezzamenti e critiche, com’è nell’ordine naturale delle cose. Nel frattempo Cassano, che da sempre muove bene i piedi ma un po’ meno la lingua, ha definito il suo ex allenatore Roberto Donadoni “Crisantemo”, in replica a quest’ultimo che certo non aveva gradito l’addio.

Ecco: si può abbandonare la barca e poi, non contenti, persino denigrare chi non ha fatto la stessa scelta? È possibile mancare di rispetto e riconoscenza in modo così plateale? A quanto pare, sì, tra l’altro facendo scattare pure le risatine degli stolti.

Auguriamo a Cassano, a Donadoni, a tutti gli stipendiati del Parma di avere le proprie spettanze e a noi, comuni mortali, se ci capitasse, la stessa cassa di risonanza per non veder sfumare i mille euro delle proprie fatiche.

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