CASSE DI ESPANSIONE LAGHI PRIMAVERA, UN PROGETTO FALLITO IN PARTENZA

Mauro Chessa
Mauro Chessa

PISTOIA. Non è facile, non è per niente facile per un tecnico raccontare la vicenda dei Laghi Primavera. Sul piano della razionalità, della concretezza che deve essere il livello di ragionamento del tecnico, ci si smarrisce, non si trovano risposte.

La storia comincia subito male: si individua una prima localizzazione molto a valle dei Laghi che pare avere le caratteristiche morfologiche e idrauliche adeguate, ma questa viene accantonata. C’è chi dice toccasse la sensibilità e gli interessi di un politico, c’è chi dice costasse troppo per gli espropri, fatto sta che non se ne fa nulla.

A monte ci sono altre aree in qualche misura papabili, la migliore, sempre dal punto di vista morfologico e idraulico, è quella del Campo di Volo ma… dove starebbe bene una cassa d’espansione ci viene fatto l’ospedale, in un luogo che ha la conformazione di una vasca da bagno, a ridosso dell’argine, su di un terreno che quando piove sembra una palude.

Nasce quindi anche l’esigenza di operare per la messa in sicurezza dell’ospedale, come sta scritto a chiare lettere sul progetto Laghi Primavera.

L’Autorità di Bacino del Fiume Arno individua e vincola, a monte del Campo di Volo, 10 aree dove è virtualmente possibile la realizzazione di una cassa di laminazione, viene scelta quella dei Laghi.

Non è la migliore dal punto di vista idraulico, ha il vantaggio di non interessare terreni produttivi e quindi ridurre il costo dell’esproprio. Ha anche alcuni difetti, tra i quali quello di essere sensibilmente più in alto dell’alveo dell’Ombrone, di essere un’area di particolare interesse ambientale e sociale, di corrispondere ad un zona dove la falda è particolarmente superficiale e, con le oscillazioni causate dalla cassa, potrebbe creare problemi non trascurabili.

Inoltre il progetto – se letto con attenzione e non con la strumentale miopia di certi paladini della sicurezza idraulica miracolosa – mostra debolezze insostenibili, a partire dalla strana forma data allo sviluppo degli argini, anzi all’inviluppo degli argini che catturano un fabbricato residenziale imprigionandolo. Ma la cosa più eclatante è l’assai dubbia efficacia di questo intervento per l’obbiettivo della messa in sicurezza della piana.

I confronti pubblici, le discussioni nelle sedi istituzionali hanno costantemente evidenziato la debolezza, per non dire l’assurdità di quella scelta. Persino le osservazioni presentate recentemente dalla Regione sostanzialmente stroncano la soluzione dei Laghi.

E allora perché?

Proprio mentre butto giù queste righe La Nazione scrive “Quattro arresti, cento perquisizioni e oltre 50 indagati in una maxi operazione dei carabinieri del Ros, coordinata dalla Procura di Firenze. Nel mirino la gestione illecita degli appalti delle cosiddette Grandi opere”.

Allora la risposta, la mia personale risposta, l’ho consolidata partecipando ad un recentissimo convegno fiorentino proprio sulle grandi opere inutili. Non che questa sia una grande opera, ma per dimostrarne l’inutilità c’ho speso un po’ di impegno senza ricevere smentite, sul piano tecnico.

In quel convegno, dove tra i relatori erano presenti docenti universitari che hanno e hanno avuto ruoli istituzionali ed esperti capaci di snocciolare cifre e dati verificabili da chiunque, è emersa chiara la logica che sta dietro a certe operazioni tecnicamente, economicamente e socialmente surreali.

I Laghi Primavera
I Laghi Primavera

Apparentemente queste scelte sono il frutto di un misto tra insipienza e arroganza amministrativa, cioè l’incapacità di chi ci governa, ad ogni livello istituzionale, di valutare correttamente il rapporto costi/benefici. Ma se così fosse si arriverebbe al momento della verità, quando l’evidenza dell’insostenibilità di una scelta la renderebbe impraticabile, persino dannosa per le ambizioni personali di chi la sostiene.

Se questo non succede, se non accade che si vogliano seriamente considerare le alternative anche di fronte a obiezioni fondate, quando si piegano o si azzerano i momenti istituzionali di confronto e partecipazione significa che c’è una volontà precisa, la precisa volontà di alimentare e non smentire un sistema perverso, capillarmente diffuso in questa nostra sempre più triste nazione.

È un sistema codificato a livello centrale con atti normativi inequivocabili, come la Legge Obbiettivo, lo Sblocca Italia ed il complesso regolativo del project financing (quello che sta dietro la realizzazione del nuovo ospedale), atti normativi su cui si sono espressi esperti e istituzioni europee e nazionali per segnalarne la pericolosità.

Queste operazioni spregiudicate, dove un serio confronto tecnico viene sistematicamente eluso e disinnescato, sono un modo efficacie per “far girare l’economia”: una certa economia. È un modo per impegnare professionisti, tra quelli di fiducia, incaricare ditte, tra quelle di fiducia, dare incarichi, appalti, consolidare quindi quel sistema di potere che cresce rigoglioso nell’area grigia che, nei paesi di debole democrazia, sta tra la politica e la società civile.

È un modo efficacie per privatizzare profitti (a volte nemmeno finanziari ma riconducibili a rendite di posizione e carriere politiche) socializzando le perdite, non solo economiche, queste tutto sommato sono le meno rilevanti perché rimarginabili nel tempo; perdite di territorio, di qualità della vita, di coscienza, quella che dovrebbe impegnare ogni generazione a consegnare alle future una terra non violentata.

[*] – Presidente Fgt, ospite

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