CASALGUIDI-SERRAVALLE. Vi proproniamo un intervento di Leardo Corsini:
Caro direttore,
ultimamente si è occupato molto della mia persona, attribuendomi la piena ed unica responsabilità riguardo alla realizzazione della Discarica del Cassero.
Devo a Lei e ai suoi lettori, alcuni chiarimenti al riguardo. Ma veniamo ai fatti. Non è possibile fare la storia dettagliata del Cassero perché richiederebbe troppo spazio, mi limiterò, per quanto possibile, a una sintesi.
UNO Sul fatto che la Giunta e il sottoscritto in qualità di Assessore all’Ambiente, abbiamo lottato a partire dal 1986, prima per evitare la Discarica e poi per ottenere le massime garanzie di correttezza nella progettazione e gestione, parlano gli atti, i verbali delle riunioni con Provincia e Regione, articoli, interviste e lo stesso Enrico Pratesi, che fu Sindaco dal 1985 al 1993, che le ha scritto qualche giorno fa e che ringrazio.
DUE Inizialmente, l’abbiamo contrastata sul piano tecnico riuscendo a dimostrare che il Cassero non era il luogo adatto per una discarica di rifiuti solidi urbani indifferenziati, (Rsu). La Provincia, competente in materia di smaltimento rifiuti, ne prese atto ma approvò comunque il piano di smaltimento, collocando nel Cassero non più una Discarica per Rsu, ma un impianto per rifiuti speciali non pericolosi né tossici o nocivi.
TRE Dopo vari passaggi nei quali chiedemmo, senza esito, a Provincia e Regione di fare nuove ricerche per trovare siti migliori, con le delibere del Consiglio comunale n. 196 del 07/11/1988 e n. 248 del 29/12/1988 votate dalla maggioranza Pci, decidemmo di giocare come Comune un ruolo attivo, operando affinché “la Discarica venga progettata e realizzata con il massimo delle attenzioni possibili”, dando a tali fini alla Giunta, mandato affinché “verifichi tutte le possibilità esistenti… per un pieno coinvolgimento, unitamente al privato, della stessa Amministrazione comunale, nella fase sia di progettazione che di realizzazione e gestione” e si dava mandato alla Giunta, di verificare la possibilità di “acquistare la proprietà del terreno su cui doveva sorgere l’impianto” ed intraprendere “tutte le iniziative al fine di realizzare una società mista (pubblico/privato) per la realizzazione e gestione”.
Com’è evidente, già a fine 1988, nella maggioranza, si era fatta strada la convinzione che la Discarica sarebbe stata realizzata al Cassero e che il Comune avrebbe dovuto avere un ruolo attivo. Nel frattempo, l’intera Provincia entrò in “emergenza smaltimento rifiuti”. Ci trovammo, in molti Comuni, con i cassonetti pieni e sommersi da altra spazzatura, costringendo tutti gli amministratori a confrontarsi con la necessità di realizzare gli impianti previsti dal piano di smaltimento.
QUATTRO A partire dal 1991, ovviamente con un approccio diverso, anche la minoranza, si rese conto che non c’erano più margini per modificare la localizzazione della Discarica e che l’iniziativa del Comune, per tutelare i cittadini, doveva spostarsi sulla correttezza della progettazione e gestione.
Illuminante è la delibera del Consiglio Comunale n. 126 del 01/10/1991, Sindaco ancora Pratesi, con la quale venne approvato all’unanimità un documento, nel quale tra l’altro si legge: la “Regione Toscana… ha fatto proprie le riserve del tecnico di fiducia prof. Paolo Canuti (tecnico da noi incaricato di verificare la correttezza del progetto), … il Comune di Serravalle non ha ostacolato il piano… ma bensì legittimamente e opportunamente svolto… un ruolo istituzionale di garanzia delle giuste esigenze di salvaguardia della salute dei propri cittadini e dell’ambiente… chiedendo che il progetto dell’impianto rispettasse le prescrizioni poste dalla Regione… e fatte proprie dalla provincia”.
Nello stesso documento il Consiglio Comunale chiedeva alla Regione di sbloccare l’attuazione del piano, ormai vecchio di quattro anni, procedendo prima ad una sua verifica ”per aggiornarlo, se necessario, alle mutate condizioni ed agli sviluppi tecnologici in materia… se da tale verifica venisse riconfermata… la localizzazione di Fosso del Cassero, i gruppi consiliari… sosterranno la realizzazione dell’impianto a condizione: 1 – della sicurezza dell’impianto stesso da dichiararsi anche dal prof. Canuti; 2 – della trasparenza della gestione dell’impianto da realizzarsi con un protocollo scritto, tra Ente Locale e soggetti gestori dell’impianto nel quale siano tra l’altro stabilite ricadute socio-economiche nei confronti dell’Ente.
È evidente la volontà dell’intero Consiglio comunale di mandare avanti il piano provinciale e, a determinate condizioni, far realizzare la Discarica. Le proposte di Serravalle furono accettate: – la verifica del piano venne affidata ad una Commissione regionale alla quale partecipai, come Assessore all’Ambiente, in rappresentanza del Comune. La Commissione concluse i suoi lavori nel marzo 1992 ed il mio giudizio espresso in Consiglio Comunale il 19 maggio ’92 fu del tutto negativo e, con un nuovo documento votato all’unanimità, il Consiglio stesso, chiese una “vera revisione” del piano da affidarsi a tecnici al di sopra delle parti.
Poi, per motivi che niente avevano a che vedere con la Discarica, ci furono le dimissioni del nostro Capogruppo Agostini Stefano, cui seguirono quelle della minoranza e di conseguenza, il 14/07/1992 il Consiglio fu sciolto ed il Comune commissariato.
Nel settembre ’92, la Provincia, affidò una nuova verifica del piano all’Enea che a gennaio ’93 si espresse dicendo che per il funzionamento del piano, erano indispensabili sia la realizzazione della Discarica, che la ristrutturazione dell’ impianto di compostaggio di Pistoia (Dano), e dell’inceneritore di Montale. Intanto, nel novembre ’92 il Tar accolse il nostro ricorso contro lo scioglimento del Consiglio ed il primo dicembre 1992 venne reinsediato il Sindaco Pratesi.
A inizio ’93 avevamo di fronte questo scenario: parere dell’Enea che confermava la Discarica; parere del nostro consulente prof. Canuti, che le sue prescrizioni erano state accolte dai progettisti; il rilascio dell’Autorizzazione era competenza della Provincia, la realizzazione dei privati. Rimaneva l’esproprio dell’area dov’era previsto l’impianto, che il Comune giustamente non intendeva fare ma che, come più volte ventilato dalla Provincia, poteva essere superato con la nomina di un “commissario ad acta” da parte della Regione. Tutto ciò rendeva evidente che l’Amministrazione Comunale, non aveva più nessun potere concreto e di conseguenza, Regione, Provincia e privati, potevano fare la Discarica anche senza il parere e l’intervento del Comune.
Per difendere gli interessi dei nostri cittadini, ci restava solo la possibilità di incidere sul testo dell’Accordo di programma, del quale si parlava da tempo, finalizzato ad impegnare tutti i Comuni a favorire la realizzazione degli impianti previsti dal piano.
L’accordo venne consegnato al Comune il 4 febbraio ’93, in una versione ancora insoddisfacente. In quella situazione anche il Pds serravallino, si riunì e decise di accettare l’Accordo di programma, a condizione che nel testo fosse prevista la stipula di una Convenzione tra Comune e gestori privati che prevedesse: a – la costituzione di una commissione di controllo della gestione, composta da cittadini; b – un indennizzo economico per il nostro territorio. Erano le condizioni poste nel documento votato all’unanimità dal Consiglio il 1° ottobre ’91 che anch’io avevo votato e che ora richiedeva coerenza.
Le richieste del Comune furono accettate, ma il Sindaco Pratesi era combattuto sul da farsi, tanto è vero che convocò il Consiglio Comunale per il 30 marzo ’93 con all’ordine del giorno l’esame dell’ Accordo di programma e l’eventuale approvazione. La scelta di Enrico Pratesi, che ho sempre rispettato, fu di rinviare l’esame del punto e di dimettersi prima del Consiglio successivo.
Fu in quel momento che il mio Partito, all’unanimità, mi indicò come il Sindaco del dopo Pratesi. Io e la mia Giunta, pur combattuti ma uniti, andammo avanti con la firma dell’Accordo, unico modo per dare un ruolo al Comune e ai cittadini e nel contempo far cessare lo stato di emergenza rifiuti, che creava disagi per la popolazione, problemi sanitari e che pesava moltissimo sul bilancio comunale.
Nei mesi successivi, fino ad agosto, gettammo le basi per importanti decisioni in materia di edilizia scolastica e sportiva. Fin dall’inizio sapevo che la mia esperienza di Sindaco sarebbe terminata alla fine del mandato prevista nella primavera 1995. In realtà fu ancora più breve perché un ricorso del Ministero dell’Interno contro la decisione del Tar, determinò un nuovo scioglimento del Consiglio. Furono indette le elezioni per il 21/11/1993, ma non fui io il candidato, perché mi fu impedito in maniera scorretta, subdola e agendo dietro le quinte: non ne ho le prove, ma sono certo di sapere come andarono le cose e perché.
Questi, direttore, sono i fatti come si svolsero e che dimostrano come la Discarica non dipenda dalla scelta di una sola persona, ma sia il frutto, amaro e subìto, delle decisioni prese dal 1986 al 1993 da molti attori. Per quanto mi riguarda, sono tuttora convinto che, se non avessimo firmato quell’Accordo, oggi avremmo lo stesso la Discarica, ma senza alcun potere di controllo e nessun ristoro economico per i cittadini.
Casalguidi 26 marzo 2020.
Leardo Corsini
Caro Corsini,
come vede, Lei mi ha chiesto la pubblicazione integrale e io pubblico: perché questa è la regola di Linea Libera, pubblicare tutto di tutti senza battere ciglio.
Farlo assumendocene le responsabilità, ma mantenendoci il diritto di esercizio di libero pensiero e critica come ci consente – ma solo in via teorica, perché ormai non viviamo più in democrazia, ma in una dittatura della minoranza di sinistra – la cosiddetta Costituzione, più sdrucita dei pantaloni dell’ultimo sciuscià di Napoli.
Ho dato il dovuto séguito alle Sue richieste e non metto assolutamente in dubbio quello che Lei dice, anzi lo sottoscrivo: decisioni prese dal 1986 al 1993 da molti attori. Tuttavia devo ricordare, senza polemica, alcune cose che, per uomini di sinistra come Lei, dovrebbero essere chiare e note in partenza grazie alle cognizioni connaturate con la storiografia marxista:
quando si firma un armistizio, esso viene ricordato anche con il nome di chi lo firma
non si può vedere, oggi, cosa sarebbe successo se un sindaco (chiunque, voglio dire) non avesse firmato
non si capisce perché fosse necessaria/indispensabile la firma del Comune se, comunque, la Provincia avesse avuto facoltà e potere di andare a diritto
sarebbe stato storicamente interessante osservare un’ingerenza tanto invasiva nelle cose di una piccola comunità da parte della Provincia «gallinona»
chissà se un commissario prefettizio (ove il Consiglio, invece di essere rimesso in piedi con il Tar, si fosse dichiarato volontariamente dimissionario), chissà, dicevo, se un commissario avrebbe mai messo la sua firma, coraggiosi come sono i burocrati che riscuotono comunque
Sì, Corsini: decisioni prese dal 1986 al 1993 da molti attori. E, a mio modesto parere, perché in molti, in quella discarica – in cui forse se si andasse davvero a fondo, potrebbero essere anche trovati rifiuti non pericolosi, ma di più, in ipotesi non escludendo anche roba radioattiva, mi dicono –, videro, come anche la sinistra di oggi ama ripetere ogni giorno con il faccione sorridente di Nicola Zingaretti e dei cattolici impegnati, non un problema (come è risultata nei fatti) ma una «opportunità».
Ce l’ha insegnato la sinistra, Corsini, che la storia si muove solo per motivi economici; che «per nulla non canta il cieco»; che lo spread va tenuto basso (come il profilo tenuto dai magistrati sul Cassero).
Guardiamoci nelle palle degli occhi, Corsini, e non nascondiamoci dietro a una pallina invisibile di coronavirus: dio lo vuole, dicevano i crociati; il partito lo vuole, disse il Pds. Dio era morto, come diceva la canzone, ma al suo posto ce n’era un altro pronto, nuovo e scattante – e Giorgio Napolitano lo sapeva.
Guarda caso, quel Cassero là, finì in mano a industriali e fu pilotato da presidenti o provenienti dai ranghi amministrativi della politica Pds (Talini?) o da veri e propri politici (Pci-Pds), che erano stati amministratori comunali e provinciali (Fedi?).
Oggettivamente, fossi il procuratore della repubblica di Pistoia, farei una cosa: bloccherei tutto e ordinerei analisi a tappeto e ricerche in ogni direzione. Se non altro anche per vedere se il cloruro di vinile, che piace tanto allo Scelta, a Vladi-Virus Bechelli e alla sua gentile signora Fiorenza, fa bene alla salute e può venire da lì.
Non posso esserne certo, ma sono quasi convinto (è un’opinione: che nessuno, quindi, venga a rompermi…) che avremmo forse qualche sorpresa.
Ammenoché, nonostante l’inchiesta in corso, il basso profilo di stato non imponga il solito imperativo pistoiese: «Salvate (ad ogni costo) il soldato Rayan!».
Mi spiace sinceramente per quanto Lei dice circa la Sua candidatura a sindaco dopo i suoi tre mesi: il tradimento non l’ho mai gradito e non lo auguro a nessuno. Devo però ricordarle che questo aspetto è caratteristico della vostra sinistra fino dai tempi di quel brav’uomo di Stalin? Povero Trotsky!
Grazie per il Suo puntuale intervento e sia certo che le porte di Linea Libera non hanno mai avuto un muro di Berlino oltre i battenti.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Diritto di cronaca, critica, satira
In Italia la Costituzione è mai stata rispettata pienamente e lealmente?