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GAVINANA. Castel di Mura, l’antica fortezza di Lizzano, è da ieri, sabato 15 giugno, protagonista della mostra aperta a Palazzo Achilli di Gavinana “L’arte della guerra: armi, castelli, uomini”, promossa dall’Associazione Culturale Valle Lune.
L’allestimento delle sale dello storico palazzo, sede dell’Ecomuseo della Montagna pistoiese, è stato curato da Cristina Taddei, Simonetta Lupi, Barbara Serio e Juan Antonio Quirós Castillo.
La mostra, illustra gli obiettivi e i primi risultati delle indagini archeologiche effettuate sulla sommità del Monte Castello dove un tempo sorgeva lo strategico fortilizio, attraverso tre chiavi di lettura: Il monte prima del castello; Il paesaggio fortificato della Montagna Pistoiese e Ruderi nel bosco.
Il punto sulla situazione degli scavi è stato fatto nel corso della breve introduzione, svoltasi nella sala conferenze, da parte di Fabiano Fini, presidente dell’Associazione Valle Lune, Alice Sobrero, assessore alla cultura del Comune di San Marcello Piteglio, Gabriella Aschieri in rappresentanza della Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia e da Cristina Taddei.
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La Fortezza di Castel di Mura fu sede per lunghi anni del Capitano della Montagna, il funzionario che aveva il compito di controllare il territorio e garantire la sicurezza delle vie di comunicazione.
In seguito ad un grave e cruento fatto di “sangue”, nel 1373 la sede fu trasferita a Cutigliano e in alternanza di sei mesi in sei mesi a San Marcello
Secondo quanto riporta Giuseppe Tigri nella Guida della Montagna Pistoiese il motivo è da imputare alle vicende legate alla morte dell’allora capitano, cui seguirono disordini e vendette.
«Cotesto Capitano dicono anch’oggi si fosse involuto d’una fanciulla del paese di rara bellezza.
Soleva il Capitano frequentare la sua casa, dove non restava più che un fratello ed una sorella.
Ma la gente già ne sparlava, e il fratello pur per riguardo tacendo, dentro però se ne rodeva.
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Un bel giorno finalmente ruppe il silenzio e minacciò il Capitano se fosse più tornato in sua casa.
Gli occorse intanto di dovere per sue faccende andar fuori del paese, e in casa avvertì che la sera non sarebbe tornato.
Al Capitano non parve vero, e bandì subito una festa da ballo, e fra le molte ragazze invitò, com’è a credere, la sua ben amata.
Ma invece il fratello tornato a casa la sera stessa, risaputo dov’ella era, ribollitogli il sangue, corre di furia al palazzo, si gitta nel pieno della sala, e su al collo del Capitano si avventa come volesse abbracciarlo; lo prende di soppeso e gli fa saltar la finestra, sicchè il misero rimase morto sul colpo!
Allora un fuggire e uno spavento fra tutti. Quindi fra i paesani mano ai coltelli e vendette di sangue tali, che per molto tempo non vi fu più pace; e, com’è detto, il Paese perse la sede dei Capitani.»
Per visitare la mostra c’è tempo fino a domenica 1 settembre.
[Marco Ferrari]
marcoferrari@linealibera.it