A Crespole, 57 abitanti, vengono spesi centinaia di migliaia di euro per una sala sociale con il contributo di vari enti locali e non. Ditemi se è normale. In compenso la viabilità è schifosa, le case in vendita vengono quasi regalate per una imposizione fiscale indegna, ma nessuno le compera. Ma non preoccupatevi, perché salendo verso Calamecca, Prunetta, Prataccio, Piteglio, Popiglio, Mammiano e via transitando, la situazione è la medesima.
Altrimenti fatevi da La Lima all’Abetone: è tutto un vendesi e affittasi.
Mentre i giovani se ne vanno, qualcuno cerca di resistere e molti, i più, si arrendono.
Perché le norme regionali ed europee danno i soldi a “cazzo di cane” senza comprendere che un tessuto urbano necessita di una viabilità adeguata.
In questo fraseggio di abbandono, “brillano” le case dell’Anas quasi tutte diroccate ed abbandonate.
Sì, sto parlando della mia Montagna, di quella che era e di quella che è diventata.
Poiché le cose accadono per volontà direzionale – oggi si chiama politica –, gli imbecilli (vedasi il dizionario) che hanno contribuito a questo disastro, sfruttando la credulità popolare, dovrebbero intestarsi un albero ed un bel tronco delle nostre selve ed impiccarsi. Sarebbe un gesto nobile e sicuramente apprezzabile; in altri tempi si sarebbero tagliate le vene, come ci ricorda il direttore Bianchini a proposito del “tutor” Seneca verso il suo datore di lavoro Nerone.
Purtroppo – e lo diciamo con mestizia – almeno seguendo quell’orrido quotidiano chiamato La Nazione, cronaca nazionale e locale, il problema sono le merde dei piccioni nella piazzetta del comune; dimenticando, l’amico disgustato, il profumo delle pecore e quello dei pollai che popolavano il nostro territorio e che era un profumo certamente più nobile di tanti discorsini da compagnuccio della parrocchietta.
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Comunisti e democristiani hanno ridotto la Montagna al bottino che almeno un tempo serviva alle colture e produceva sostentamento e futuro benessere, perché sapientemente sparso nei campi e negli orti.
Centinaia di migliaia di euro per un fabbricato a Crespole dove vivono 57 persone che, presumo, in inverno se ne staranno in casa, come farei io; tutti semivecchi o giù per lì. Mentre il tanto decantato Comune Unico di San Marcello Piteglio ha strade che fanno schifo e che allontanano anche i più volenterosi dal programmare una vita futura con moglie/marito e figli in quei luoghi.
Ma le strade divengono di competenza provinciale, la provincia non ha soldi da spendere e l’unico programma è sperare.
Sperare su tutto.
Su un ospedale che ancora pochi volenterosi, nell’indifferenza generale, rivorrebbero; su scuole a norma che non si possono sfruttare perché altrimenti scoppia l’ira di Dio e si preferisce spendere in affitti a favore di privati, su un fabbricato quale Villa Vittoria, scandalo fra gli scandali, che si sarebbe potuto acquisire attraverso un mutuo, con l’affitto pagato a un privato per decine di anni e con i risultati che si sono visti e tante, tante altre cose ancora.
Ma a che serve parlarne? Settanta anni di cattocomunismo hanno ottenebrato menti e progetti. Non ci restano neppure le pecore e neppure Orlando.
Tenetevi la Dynamo e la Kme (o la filiera del legno!) e tenetevi pure il Comune Unico.
Rallegramenti a chi lo ha votato e a cui farei pagare il riscaldamento nell’ex edificio del Comune di Piteglio dove ancora operano alcune strutture municipali.
Lo posso dire? Che fessi!
Felice De Matteis
[redazione@linealibera.it]
Un paese alla frutta