catto-moralisti. MA PERCHÉ LA BARA BIANCA PER NADIA?

La bara con le spoglie della collega Nadia Toffa

BRESCIA-MONTALE. Il pensiero “politically correct” esonda nella retorica delle esequie di personaggi pubblici, dove raggiunge il suo apice, attestato dal clamore dell’uso improprio di applausi, angeli volanti e luci divine.

Anche noi siamo rimasti colpiti – come don Patriciello, ma lui coglieva solo il parallelismo tra la compianta collega di “Le Iene” e i bambini della Terra dei fuochi – dall’uso di una bara bianca per le popolarissime esequie della collega.

Nadia, è bene ricordarlo, era, giornalisticamente parlando, una “iena”, cioè una giornalista schietta, diretta che detestava la reticenza, la retorica e – permettéteci di crederlo – il pensiero omologato e politicamente corretto. Anche noi, lo siamo, sempre e senza fare pause.

La iena Nadia Toffa era “politicamente corretta”?

In questo senso, il suo approccio professionale, per il quale è divenuta famosa oltre frontiera, non crediamo che sia stato rispettato nel momento delle esequie.

Sulla bara “bianca” non serve spiegare che è riservata ai bambini o adolescenti che hanno disgraziatamente incontrato la Signora in nero e che, dunque, ricevono dalla comunità sopravvissuta una attestazione di candore, purezza d’animo e innocenza che non può essere usata con gli adulti, corrotti dalle provocazioni e dalle tentazioni dell’umana esistenza.

Paolo Vagnozzi

Anche chi scrive, ricorda di aver perso un amico, afflitto e portato via da un glioma cerebrale dello stesso tipo di quello di Nadia. Si chiamava Paolo Vagnozzi, viveva a Montale con la sua adorata Gioietta e i due figli.

Anche lui – soprattutto negli ultimi anni della sua esistenza – ha combattuto per la giustizia e la verità, così come Nadia. Non era un giornalista, ma un impresario, travolto dalla congiuntura economica della crisi del settore edilizio, dal quale però è uscito pagando – e l’ha fatto duramente – senza alcuna comprensione, riserva di denaro o benefit, cercando primariamente di pagare i dipendenti, fino a che gli è stato possibile.

E nessuno – neppure certi bravi cittadini che fanno volontariato – gli hanno mai dato una mano, anche se stava chiedendo, per salvarsi, un mutuo di 50mila € destinato a pagare i contributi dei dipendenti, a fronte di una fattura certificata da riscuotere di circa 500mila €. Chissà – ammesso che Dio esista, come dice don Tofani – se chi gli rifiutò il mutuo potrà entrare o meno nel regno dei cieli…

In questo senso, e lo possiamo dire senza alcun infingimento, l’accostamento tra Paolo e Nadia è possibile: erano entrambi onesti, genuini e amanti della giustizia, in una parola integerrimi. Cioè: non adatti all’ipocrisia di oggi.

Un’ambulanza della Misericordia di Montale, dove Paolo ha prestato servizio

Una giustizia che Paolo Vagnozzi non ha avuto dagli uomini, non solo per le perversioni spietate connesse alle procedure fallimentari di qualunque impresa, ma proprio per la successione di disavventure collegate alla chiusura forzata della sua impresa di costruzioni.

Avviatosi nel volontariato attivo, Paolo si impegnò come volontario (Asa) nella Misericordia di Montale, ma dopo qualche tempo, subì un morbido mobbing assicurato da alcuni moralisti, ben misericordiosi, che avviarono delle manovre di stigmatizzazione e discriminazione nei suoi confronti, costringendolo all’abbandono.

Lasciata la sezione della Misericordia di Montale, si recò ad Agliana, per ricominciare la sua attività a sostegno dei bisognosi: lui sapeva bene cosa faceva, avendo il figlio Edoardo gravemente invalido dalla nascita.

Giunto ad Agliana nel 2008 – l’episodio ce lo ha raccontato più volte – incontrò alla Misericordia il presidentissimo che lo fece ripiombare nello sconforto: si trattava dello stesso titolare di agenzia direttore di banca che, negandogli l’apertura di una linea di credito (anche qui è intervenuta la spietatezza rituale dei sistemi bancari, tutti governati da algoritmi informatici), a suo dire indispensabile per una gestione della crisi aziendale, a quel tempo ancora superabile, ma sùbito dopo precipitata in modo automatico nel fallimento.

Don Tofani e Don Luciano Tempestini, nuovo correttore morale dela Misericordia di Agliana: anche lui reticente sul blocco degli associandi?

Anche dalla Misericordia di Agliana sia Paolo che Gioietta sono stati gentilmente esclusi: non li hanno certamente espulsi in modo formale (le associazioni di volontariato, usano in questi casi la loro natura pubblicistica e non procedono frontalmente, ma trasversalmente), attivando e manovrando i – sempre presenti – lacchè, fedeli esecutori di ordini tacitamente impartiti che svolgono i lavori “sporchi”.

La reticenza e l’indifferenza fecero il resto: anche ad Agliana i coniugi Vagnozzi, dunque, furono cortesemente “congelati”, e discriminati in modo definitivo, nel 2012,  bloccando la loro domanda di iscrizione a socio, proposta al Magistrato (si noti il nome pomposo e autorevole usato per il Cd) dal 2010, per entrambi. All’anima della burocrazia misericordiosa, compagni cattocomunisti!

Una pratica – quella del blocco degli associati – in uso dal 2006 per tutti, con il beneplacito muto del correttore morale, don Paolo Tofani, e dell’onorevole Consiglio Direttivo che l’ha – ci dicono così – tuttora in essere anche con i cittadini non accolti nel volontariato: una chiusura protezionistica a riccio, che sottintende al miglior controllo delle attività, ratificate in assemblee dei soci prosciugate e riservate solo ai pochi fedelissimi.

Inutili furono le iniziative di mediazione del Dottor Ferdinando Santini, socio senior della Confraternita, indignato e deluso per tale trattamento, che non aveva alcuna motivazione contingente al carattere e ai trascorsi umani dei coniugi Vagnozzi, solo resi più deboli e fragili dalla spietata congiuntura economica.

Paolo non aveva, il 25 luglio 2014, la bara bianca. L’ha avuta di tipo più popolare, in abete tonalizzato castagno: nessuno ha pensato di proporla per presentarlo nelle esequie nel suo candore e, se qualcuno lo avesse solo pensato, sarebbe stato richiamato alla realtà: «Cosa dici? Non sai che è stato escluso da due Misericordie, che è fallito e che…» un sacco di ignobili ipocrisie ruffiane e farisaiche dei bempensanti.

Insomma, Nadia e Paolo, non si conoscevano, ma avevano aspetti che li rendevano simili: erano entrambi delle iene, amavano la giustizia e la libertà, si impegnavano, ciascuno a suo modo, per la comunità dei cittadini. Paolo, però, non aveva la sufficiente popolarità per essere lusingato nel giorno delle sue esequie; o – scegliete voi – Nadia è stata strumentalizzata e alterata nella sua immagine genuina.

Forse la collega Toffa sorriderà leggendo queste poche righe e magari ci farà un tweet o un meme di accordo e qualche condivisione: ma noi vogliamo credere che non avrebbe affatto apprezzato – quale iena a tutti gli effetti – il candore del bianco, riservatole con tanta ipocrita retorica.

Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]


citazioni. È PROPRIO VERO CHE CRISTO NON C’È? 

La sede della Misericordia di Agliana, il paese delle “porte aperte”, ma con quelle misericordiose serrate ermeticamente

 

MI ASSOCIO personalmente in pieno alle parole di Alessandro Romiti. E gliene fo pubblico elogio in una terra di ipocrisia come la Piana del Mont-Ana. Ma voglio ricordare anche un altro non secondario aspetto della vita della non fortunata famiglia di Paolo Vignozzi.

Per il figlio Edoardo, affetto da gravissimo handicap, è in corso un procedimento penale per maltrattamenti (e non è un caso singolo, ma associato ad altri tre o quattro disabili nelle stesse condizioni o in condizioni analoghe) contro l’ex-Aias di Luigi Egidio Bardelli e successori, presso il tribunale penale di Pistoia, dove la cosa sembra essersi arenata e non riesce ad andare avanti di un passo.

È opinione di chi scrive ritenere che non sarebbe affatto male se il Presidente del Tribunale, il dottor Fabrizio Amato, peraltro una delle pochissime persone che hanno mostrato umana comprensione verso la famiglia Vagnozzi e la vedova Gioietta, accendesse la propria attenzione sui motivi del poco comprensibile rallentamento del processo, ignorato anche dalla stampa locale.

Ora due parole su Nadia Toffa, aldilà del pensiero che la vita è crudele in tutte le sue forme e manifestazioni, nonostante – se esiste – Dio.

La vicenda di questa giovane e bella donna, mi ha colpito non solo per il suo risvolto umano, ma soprattutto per la stupidaggine di tanti bravi italiani che – di giorno, magari, anche politicamente corretti – su quella fogna che può diventare Facebook, insultarono la Toffa peggio ancora di quanto meriterebbero i nostri campioni che ci stanno guidando alla disfatta politica ed economica.

Anche questo sono i social, come spesso scrivo. E lo sono, forse – come disse Mauro Brizzi, ex-sindaco di Sambuca, quando rovinò la sua Fulvia contro una fioriera a Pracchia –, perché «è proprio vero che Cristo non c’è».

Edoardo Bianchini


 

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