PISTOIA. Chissà se ieri sera al direttore di “Linee Future”, Edoardo Bianchini, o agli abitanti di mezza Pistoia forse più saranno fischiate le orecchie. Chissà.
Perché quando a ritrovarsi sono gli studenti di ogni ordine e grado ormai grandicelli, i racconti, più o meno veritieri spesso al limite della leggenda metropolitana, e la realtà si mescolano sortendo dei micidiali cocktail di chiacchiere, tutti da ridere.
Non poteva non accadere con la 3.a C del liceo Forteguerri della città di Giano anno scolastico 1987-88.
Nella prima prepotente stagione del Milan di Arrigo Sacchi, quello del sorpasso al Napoli poi divenuto per i maestri inglesi la più bella squadra di calcio di club al mondo, quei ragazzi di allora arrivavano alla maturità con mille dubbi e altrettanti perché sulle loro vite, sul loro futuro.
Ventotto anni dopo dubbi e incertezze sono aumentati, grazie anche a una classe politica che ha continuato a succhiare linfa vitale allo Stato, i perché rimasti integri, ancora tutti o quasi da svelare.
I nostri eroi, 12 come gli Apostoli di un’altra ben più famosa cena, si sono ritrovati non nel Santo Cenacolo, ma in un locale più modesto nei pressi di quel che è stato da sempre definito (a presa per le mele? Per qualche verità?) “il Sommo Liceo”.
Non tutti, perché quella classe partì con 26 elementi e si ritrovò in 3.a liceo, al quinto anno di studi, in 16, 13 femmine e 3 maschi, pochini ma capaci di reggere l’urto (almeno credevano e lo credono ancora: lasciamo loro il sogno).
Alla cena, una delle tante di reduci di quella che ancora non era assurta a buona scuola renziana, non hanno partecipato malati eccellenti dell’ultim’ora (chi sarà costretto a portare la giustificazione dei genitori?) e coloro che, alla stregua di Nanni Moretti, si sono sempre chiesti “mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?”.
Scherziamo, suvvia. Quei ragazzi di allora – che ritengono di esserlo in eterno – erano allievi di quello che un tempo era il professor Bianchini, una delle molte esistenze di un sublime professionista della parola.
Quei ragazzi di allora sono, in ordine sparso, Elisa Potenti, Francesco Filoni, Cristina Volpi, Simona De Caro, Alessia Cappelli, Cecilia Corrieri, Cecilia Becattini, Francesco Bartolozzi, Federico Monti, Francesca Longinotti e Riccardo Fagioli.
Nomi, importanti come tutti i nomi, ma soprattutto persone. E già questa, è stata una conquista non da poco.
P.S. – Il più bravo (e celere) dei lettori avrà notato che c’è qualcosa che non torna: nell’articolo si parla di 12 persone e poi se ne elencano 11. Alla lista, manca il sottoscritto. La matematica non è mai stata il suo forte.
[Gianluca Barni]
UNA LIVELLA PER TUTTI
A volte la vita è indecente, altre è fin troppo benigna: e spesso con chi non se lo merita, come con qualcuno di voi, per essere franco alla maniera mia – che a voi non è mai piaciuta…
Voglio ri-dedicare a tutti voi – che a quei tempi mi regalaste questo libro di Totò (e, in maniera particolare, a chi scelse questo dono, che vorrà ricordarselo per non diventare un’immagine patetica di sé stessa…) – proprio ’A livella, quella cosa (la morte, appunto) che “pareggia tutte le erbe del prato”.
Di voi, di questa classe, purtroppo, ricordo assai bene solo chi tirava i calci alle auto con gli anfibi (e unicamente perché da sbuccione/a non sapeva né dire né fare né studiare né leggere né scrivere…); e chi, ossessivamente, spediva pacchi postali d’ogni genere, ridendo e scherzando, ma soprattutto “asineggiando” (tanto c’è sempre una possibilità di recupero, in fondo; e un posto o nella pubblica amministrazione o nella scuola si trova anche oggi: la buona scuola e la buona politica di Renzi permettono questo e altro).
Io che fortunatamente sono un non-professore perché non ho mai chinato la testa dinanzi a nessuno, anche se qualcuno crede che sia “una patetica caricatura di me stesso”, oltreché essere orgogliosamente felice di non conoscere il termine “reticenza” e/o “omertà” (doti molto diffuse oggi), ho una certa umana pena per chi crede ancora (pur giunto a età matura) di essere immortale ed eterno e magari capace di creare la democrazia (col Pd? mah!) ripensando al modello ateniese – che in fondo non è mai esistito: ma non conoscere l’antichità fa prendere questo e altri mirabili granchi…).
Sarà però difficile – per alcuni di voi – capire (come del resto allora). La superbia e una buona dose di servitù della gleba in certi sangui impediscono a molti di vivere davvero come voleva Leonardo: cioè con la testa alzata a guardare le stelle.
Che Dio (che non c’è) ve la mandi buona, “se pòle” (come si dice a Pistoia)!
E non mangiate troppo: il “polistirolo” nel sangue fa male alla salute!
mi preme sottolineare immediatamente la necessità di rispondere al caro prof bianchini che grazie alla brillante idea del nostro Gianluca Barni ha avuto il “la” per delineae quel bel profilo della classe terza c. bene, io in quella classe ci sono stata, arrancando perché non ero figlia di avvocati, di prof, e sorella o “fratella” di altri studenti che venivano a leccarle il culo in classe….ho arrancato perché non ero particolarmente brillante e essendo piccola, silenziosa, figlia di semplici impiegati, forse, caro prof non era necessario starmi particolarmente dietro, coltivarmi particolarmente, insomma non e’ mai stato ritenuto necessario adottare con me la filosofia socratica della maieutica, ( visto che anche lei ha citato qualcosa che riguardava l’antica grecia). mi ci sono voluti anni per acquisire quella autostima che in cinque anni di liceo mi avete messo sotto le scarpe, per acquisire sicurezza per far capire a me stessa che avevo dentro intelligenza, sensibilità, acume, necessari a farmi avanti nella vita. ho dovuto partorire da sola insomma…e sono arrivata poco lontano ( in quella landa desolata e mal costruita del san Jacopo), ma ci sono arrivata senza tessere, colori, omertà e la vita non mi ha regalato nulla… non ci sto in una foto e in un articolo dove si parla di reticenza, non voglio che la mia immagine sia a corredo di un commento dove si dice ” la vita è benigna con chi non se lo merita” …non ho spedito mai pacchi ossessivamente, né spaccato macchine con gli anfibi, lavoro nel pubblico, questo sì ma solo per meriti 110 e lode su 110 laurea in infermieristica sudata e lavorando. ( i miei genitori non hanno potuto fare tanto). ho anche un master in coordinamento con 108 su 110, ma siccome non “l’ho data” a nessuno ( almeno questo poteva insegnarcelo!!!!) il posto da coordinatrice non mi tocca. l’unica roba rossa che ho è la tessera della cgil, ma poiché parlo male in continuazione dell’amministrazione che ha voluto quello schifo di ospedale, le mie richeste vengono accolte con le molle.
su due cose siamo d’accordo: la democrazia non c’entra nulla con il pd, poi si potrebbe discutere a lungo di democrazia rendendoci conto di quanto sia un termine utopico, soprattutto oggi, soprattutto in italia. e l’altra è che, con amara consapevolezza, proprio l’altra sera dopo una lezione di scienze, con argomento l’orientamento, ho portato mio figlio fuori e gli ho indicato la stella polare….guardando il cielo non mi è venuto in mente leonardo, come ha citato lei ma dante. a mio figlio ho dato una direzione, io, in quel cielo infino, ho respirato un momento di libertà.
quella di ieri sera era una cosa lieve ed effimera anche se un po’ pecoreccia, un po’ come usano ora, nell’epoca del digitale, ma siamo stati bene, forse poteva starci pure lei. questo post non renderà felice qualche mio ex compagno/ a,ma credo che noi siamo tutti abbastanza intelligenti per andare oltre. ho detto quello che pensavo, non ho mai parlato in cinque anni, me lo perdonerete. i suoi rancori invece li riservi in privato o meno, ma nei confonti dei diretti interessati, caro prof, così non è nè onesto né corretto.
approfitto per salutarla e chiederei gentilmente all’amico Gianluca Barni,che presta il fianco a commenti così fuoriluogo, cancellare la mia faccia e il mio nome dall’articolo.
Alessia, male non fare paura non avere.
Perché ti scaldi così tanto?
Sono d’accordo con la signora Alessia per quanto riguarda l’ospedale i coordinamenti (divisi sul tipo di tessere sindacali o non sul merito) e sui modesti insegnanti che erano in servizio alla fine degli anni 70-80. Molti di loro ex 68ini erano inadatti alla professione, vagabondi e maleducati. In quanti il pomeriggio lavoravano negli studi privati senza apparire, la scuola serviva per avere una pensione magari baby. Poi il discorso di essere figlio di un professionista dirigente direttore ecc. rispetto ad avere il babbo operaio alla Breda eccome se contava. Per ultimo, quando mio figlio.suo coetaneo, signora Alessia va alle cene degli ex compagni delle superiori torna a casa felice lo sia anche lei