PESCIA. Il coordinamento delle forze politiche di centrodestra di Pescia scrive:
“Vorremmo entrare nel merito della “questione San Domenico” che appare oggi in tutta la sua tragica gravità. Riteniamo di dover partire, per farlo, da un po’ più indietro negli anni, e ricordiamo così, che negli ultimi dieci anni ci sono stati due diversi C.d.A. e che in entrambi erano presenti rappresentanti di tutti i gruppi politici di Pescia, così come nelle relative Commissioni Consiliari di controllo per cui tutti potevano in qualsiasi momento informarsi su tutto, e nessuno può oggi chiamarsi fuori o sostenere di non sapere o di non aver saputo né sospettato.
I bilanci dell’Ente erano certo in sofferenza da anni, ma queste sofferenze erano sempre state contenute e contenibili, anche se difficili, e comunque garantite dal patrimonio immobiliare esistente.
La situazione è letteralmente esplosa nel 2013 con il blocco di inserimenti di ospiti e delle Cure Intermedie da parte della Società della Salute e della ASL per motivi di inagibilità della struttura.
In vari incontri tra l’Amministrazione comunale ed il C.d.A. è sempre stato ripetuto che la situazione era sotto controllo e che tutto si sarebbe aggiustato con due, tre nuovi inserimenti e con la ripartenza delle cure intermedie, ma in nessuna circostanza si è mai fatto neppure un cenno al debito che intanto stava montando verso la Cooperativa. Nel gennaio 2014 è arrivata in Comune la telefonata del Presidente della Cooperativa e si è svelata una verità fino ad allora sconosciuta, un debito di oltre 800.000 euro.
La Amministrazione Marchi si è perciò subito attivata chiedendo al C.d.A. del S. Domenico spiegazioni e se esistesse un piano di rientro e per lo sviluppo futuro; non avendo ricevuto risposte ha nominato un Commissario col compito di mettere in sicurezza la situazione, il quale in pochi mesi ha dato precise indicazioni per realizzare un modello di gestione diverso che avrebbe potuto garantire da subito l’autosufficienza della struttura e, nel tempo, il ripianamento dei debiti.
Successivamente il nuovo C.d.A. nominato dalla Amministrazione Giurlani, ha ignorato e disatteso tutte queste indicazioni seguendo altre strade a nostro modo di vedere molto discutibili vedendo i provvedimenti adottati, ovvero aumento delle rette e riduzione dei servizi, con il conseguente ovvio svuotamento della struttura, perché è naturale che, chiedendo di più ed offrendo di meno, le famiglie degli ospiti cercano soluzioni alternative, e siamo così oggi al record negativo assoluto di presenze.
Queste scelte non danno davvero prospettive e addirittura si disattende lo stesso fine sociale del San Domenico, voluto da quegli Amministratori che lo istituirono come “Ospizio di mendicità’’ e dove per più di un secolo si è data assistenza soprattutto ai più bisognosi. Se oggi evidentemente i tempi sono cambiati, non può cambiare la validità dell’insegnamento di quegli Amministratori che si ostinavano a considerare i cittadini come uomini e donne coi loro bisogni, la loro umanità e la loro dignità, prima che numeri con cui fare bilanci e statistiche. Vogliamo continuare a credere che per gestire l’assistenza ai bisognosi, occorra una sensibilità tutta particolare, fatta di contatti quotidiani, di ascolto e ove possibile di empatia.
In pratica si dovrebbe a nostro avviso:
- migliorare la viabilità di accesso alla struttura, aprendo la nuova strada realizzata da anni e ad oggi utilizzata solo per le emergenze, ma fondamentale per garantire la agibilità della struttura;
- fare azione pressante sulla Giunta esecutiva della Società della Salute, dalla quale peraltro Pescia è ad oggi colpevolmente assente, che gestisce gli inserimenti degli ospiti nelle strutture del territorio, per tornare ad avere nuovi ingressi al S. Domenico;
- attivarsi, contestualmente, con la Asl per tornare ad avere le cure intermedie;
- mettere mano seriamente ad una vera riduzione dei costi di gestione della Struttura (legati soprattutto al personale) che si può ottenere, non con una pericolosa riduzione delle ore di assistenza, ma con una diversa organizzazione del lavoro, senza la quale si mantiene una anomalia, ormai non più tollerabile, di tre tipologie di contratto diverse per lo stesso lavoro, con costi diversi e conseguenze pesantissime sulle casse dell’Ente.
Chiediamo quindi alla Amministrazione Comunale lo scioglimento dell’attuale C.d.A. del San Domenico, la ricerca e la individuazione di personalità e professionalità in campo medico, assistenziale, contabile, finanziario da nominare quali nuovi membri del C.d.A., non secondo le superate ed anacronistiche logiche di quote politiche tra maggioranza ed opposizioni, ma in base alle effettive capacità tecniche e professionali, che dovranno invertire totalmente la rotta (seguendo alla lettera le indicazioni del Commissario Lorenzi) nell’intento di salvare questa Struttura gloriosa che altrimenti non avrà altra prospettiva se non quella della liquidazione. Sarebbe questa una colpa imperdonabile, proprio perché evitabile, che condannerebbe la nostra città ad una ulteriore pesantissima perdita, rendendo ancor più poveri Pescia e tutti i pesciatini. Una eventuale messa in liquidazione dell’ente, sarebbe la ennesima iattura per il comune di Pescia che si ritroverebbe oltretutto in organico i lavoratori del San Domenico.
Confidiamo che il Signor Sindaco e la Sua Amministrazione vogliano cogliere senza indugio questo invito nell’interesse dei cittadini e della città senza distinzione alcuna di colore politico.
Andrea Tintori commissario Forza Italia
Roberto Franchini portavoce Fratelli d’Italia An
Graziano Incerpi portavoce U.D.C.
Prof. Mauro Tintori segretario Lega Nord
Dott. Luca Biscioni capogruppo Forza Italia
Dott. Gianpaolo Pieraccini consigliere Forza Italia