Ora anche la procura di Pistoia è arrivata a dama e ha scoperto che i giornali non possono essere né sequestrati né abbuiati sul web. E al ragionier Perrozzi, al sindaco Benesperi e all’assessore Ciottoli sono cadute le braccia. «Il calcolo dei dadi non torna più» scrive Montale: parodiandolo sul modo di pensare di Trapélo, «la conta degli agnelli più non torna». Una brillante risposta di Coletta e Curreli che taglia la testa al toro
« ADDÌO SOGNI DI GLORIA. . . »
E AL CIOTTOLI È FINITA LA BALDORIA!
NON CHIEDERCI LA PAROLA è il famoso inizio di una poesia di Montale, che non è il Comune di don Ferdinando Betti e della Paola Nanni. A me non spiace che mi si chieda la parola, perché voglio parlare – soprattutto in aula – e farvi capire (anche se è un’impresa quasi folle) come funzioni la schizofrenica giustizia della procura di Pistoia. Qualcuno, prima della fine, dovrà pur mettere un punto alla pura aberrazione.
I campioni che scendono in campo al torneo, sono esattamente tre: il primo, più importante e più tutelato dal signor Claudio Curreli, è il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale; quindi anche, in ipotesi, ben noto all’inquirente e senza dubbio prediletto dal Comune di Okkióne Mazzanti che non ha ancora capito che le strade del Montalbano (e non solo) le dovrà riaprire. Tutte: una dopo l’altra. Anche se la procura è venuta meno al suo obbligo di azione penale non avendo svolto neppure una indagine una.
Gli altri, in corsa per i cosiddetto guiderdone (il premio), sono due guitti improvvisati che, saliti in groppa all’asino agrumiése, si sono sentiti il “popò” bostikkato alla sella e non intendono scendere: gli garba troppo farsi fotografare con la finora odiatissima Lucilla Di Renzo, donna del futuro, premio Nobel per la medicina a tessera Pd. Sono, li conoscete benissimo:
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il dottor Luca Benesperi, alias “Pedrito el drito/BenespAri” – altri alias li lasciamo per l’aula, ma non scandalizzatevi: quando il signor Curreli o la signora Martucci interrogano i delinquenti pericolosi come me, chiedono loro il nome, il cognome, le generalità e, anche, i soprannomi/alias
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il signor Maurizio Ciottoli, imprenditore nel settore trasporti, noleggi e custodie e/o recupero veicoli in avaria – noto con questi alias: Agnellone (si scandalizza, ma quel soprannome se l’è messo da sé quando ci sfotteva dicendo che «a Pasqua si contano gli agnelli»), Trapélo (perché traina i veicoli rotti), Panettone (per il dono natalizio ai dipendenti del Comune aglianico, che non lo sopportano uguale), Segatura (per il contenuto della della sua “pignatta”).
Tutto questo ciottolame è nato da fatti certi: da quando, cioè, con il Benesperi, teneva banco in una “setta segreta” detta volgarmente «comitato elettorale»: che, fra l’altro, li ha fatti eleggere per poi finire alle cure del Curreli quando i membri della fronda gli hanno detto: «O bischeri, ma vi decidete a cominciare a fare quello che avete promesso ai vostri elettori o vi dobbiamo far tornare alle elezioni scomodando il prefetto?». Minaccia! Estorsione!
Ma non era altro che la Busona di Bologna, spalmabile e con fava croccante – il Benesperi non lo sa, ma si trova anche in gelateria; se lo faccia spiegare dallo zio gelataio.
Questa è la verità, cari lettori e cara procura: non le cazzate, impilate l’una sull’altra, dai loro avvocati (F = femmine) per i due dugonghi di Agrùmia che nuotano nella melletta fetida, come scriverebbe la signora Blimunda. Dugonghi solo perché lenti e goffi in tutto. Si può fare battute o è un’offesa da lavare col sangue? Ve lo siete mai chiesto perché Trapélo ha fatto pubblicità su Linea Libera per tutta la campagna elettorale e per un bel po’ oltre? O questo è sfuggito a avvocati e procura?
Quando c’è stato il primo scossone di richiamo all’ordine per le loro sensibilissime chiappe («O bischeri, ma vi decidete a cominciare a fare quello che avete promesso ai vostri elettori in campagna elettorale o vi dobbiamo far tornare alle elezioni?» (la distratta procura impari a leggere e soprattutto legga, ché non lo fa quasi mai), ecco il tifone del Mar della Cina; la ritorsione immediata; la punizione degli dèi:
- eliminazione immediata, dalla rassegna stampa del Comune, di Linea Libera – Pubblicità Progresso, democrazia & libertà di pensiero
- ordine della Fatina dai capellini rosa, a tutto il personale, di non parlare con nessuno di Linea Libera – anche qui identico commento
- infine great idea di far chiudere il giornale: scomodo perché – come si dice in campagna – «conta i peli del culo a tutti». Indistintamente
Il giornale, purtroppo, si fa così. O altrimenti si mette su un Fatto in casa per voi della Benedetta, che non porta alcun rischio di querele. Al massimo si brucia una torta o si carbonizza un coscio di capretto.
Con il signor Claudio Curreli, fra tutti, hanno trovato un fertile terreno di ascolto. C’è stata una specie di tam-tam che ha invogliato altre 13 intelligenze divine ad autoinvitarsi al banchetto: preti bestemmiatori; medici antidepressione; comandanti deposti e in disuso ovvero ancora in corso legale da don Ferdinando, nonché scrittrici di buone speranze ma di troppa presunzione. E poi avvocati incazzati per argute risposte a certe loro stupide domande e ex-sindachesse, di chiara ed evidente inutilità politico-amministrativa, ovvero sindaci rigidi come baccalà e stoccafissi impegnati in varianti urbanistiche in quel di Fognano e mentre la procura ci dorme sopra a fascicolo aperto e lasciato là, ad ammuffire. Insomma una bellissima Armata Brancaleone.
Tutto questo boscabbacano su una mosca che ha buttato giù un cipresso, mi è costato – personalmente – un vero e proprio sputtanamento sotto il profilo della diffamazione. Ma per essere chiaro dirò che ho citato i Carabinieri per la prima conferenza stampa diffamatoria probabilmente sollecitata dallo stesso signor Curreli, e, in seconda battuta, anche il dottor Massimo Donati, ex-collega cresciuto al Tirreno con me, che, al momento di parlare della decisione del Tribunale del Riesame, che mi liberò dalle cure illecite della coppia Curreli-Martucci, pubblicò anche particolari interessanti che non potevano che provenire da una illecita soffiata di segreto d’ufficio.
Perché, vedete?, Pistoia è così: quel che accade in tribunale, lo vengono a sapere tutti in 15 minuti al massimo, come dovetti dire anche al procuratore Giuseppe Manchia che cercava di intimidirmi e farmi paura in una lontana mattina soleggiata – se non sbaglio – del 1989 o 90. Andate a leggere il mio libro su come funziona la giustizia nel tribunale di Pistoia. Ce l’ha anche la Biblioteca Forteguerriana.
GIUSTIZIA SCHIZOFRENICA
Detto questo, a tre gentili signore avvocate (quelle del ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale; del sindaco Benesperi; dell’assessore Ciottoli Agnellone & C.), di recente è venuto in mente – dopo che i signori Curreli e Martucci avevano chiesto il sequestro e l’oscuramento del quotidiano Linea Libera, ma senza successo – di tornare alla carica per fare la stessa richiesta al signor Tommaso Coletta. Un disegno – la chiusura del giornale – caro a Ciottoli dell’Ombrone, che ci ha sempre promesso di farci chiudere, strombazzandolo da ogni parte.
Qui, gentili lettori, siamo giunti all’apoteosi, alla divinizzazione dell’idiozia nuda e cruda. Alle “principesse” del foro di Prato, che parlano tanto di giustizia, era sfuggita la decisione del Tribunale del Riesame ed è stato ufficialmente risposto dal signor Tommaso Coletta (ma anche, insieme, dal signor Claudio Curreli) che la loro richiesta non era né pensabile né agibile. Vogliamo parlare in termini di gente della strada? La richiesta faceva ridere anche i capponi di Renzo. Così è più chiaro?
E la schizofrenia da che parte sta? Se non la vedete ancora, la cosa è grave. Il signor Curreli e la signora Martucci su questo inghippo dello stalking che non esiste (stalking giornalistico), mi hanno chiuso in casa per 104 giorni e poi alla fine Curreli se ne esce affermando che un giornale (di cui lui, in primis, aveva chiesto il sequestro e l’oscuramento) non può essere soggetto a tale decisione?
Ora è più chiara la cosa? Ma quand’è che la procura aveva ragione? Prima con 104 giorni di cacca ai domiciliari, oppure ora che è costretta, per forza, a mordere il freno e a ringoiare il proprio errore?
E per quale motivo tanti eroici furori contro di me che ho solo chiesto alla procura di fare il suo dovere esercitando la dovuta azione penale a iniziare dagli illeciti del Comune di Quarrata e del ragionier non-dottor Ctu, Romolo Perrozzi? Se la giustizia in Italia è questa, chiudiamo i tribunali e risparmiamo le spese: pareggeremo il disavanzo!
Caro dottor Massimo Donati del Tirreno
Perché non provi a raccontarla anche tu questa storia infame? Se non altro per cercare di rimediare a un tuo scorrettissimo modo di informare, utilizzando “soffiate ad hoc” che non potevano che venire da magistrati che ora stanno mettendo sotto inchiesta qualcuno (scopri tu chi: non sarò certo io a dirtelo…) per violazione di segreto d’ufficio. E se non te la senti, visto che la giudiziaria inizia a pesarti, perché non cerchi un impiego alla raccolta del porta-a-porta. Una buona parola con Alessandro Tomasi ti ce la metto anch’io, anche se non lo meriteresti!
Come può un tribunale di questo genere pretendere di giudicarmi?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Queste sono solo le briciole di partenza. Il bello sarà quando arriveranno i massi in caduta libera…