PISTOIA. Si ha l’impressione che monsignor Tardelli non passerà inosservato. La si ha da più particolari che ai più potranno sfuggire. Intanto il Vescovo si presenta con un’estrema semplicità di modi e di approcci in tutto quello che fa e per come si muove: ci ha invitato, noi giornalisti, direttamente in palazzo e ci ha parlato facendoci sedere intorno a un tavolo.
Sin da questi particolari, si ha la certezza di una chiesa che dalla cattedra è scesa e intende dialogare con gli altri e il mondo – a iniziare da noi, che siamo davvero difficili interpreti (a volte noiosi e altre puntigliosi) di una realtà che, nella sua complessità, rischia di sfuggirci di mano.
Ma torniamo al solco. La chiesa di Pistoia – e diciamo laus Deo, pur se laici – ha voglia, con Fausto Tardelli, di cambiare direzione: l’ascolto, ma non solo, oltre all’uscita per le vie. Programma ambizioso e impegnativo, ma finché non si pongono segnali e boe verso l’alto mare, siamo convinti, da attenti osservatori della chiesa, che essa non potrà andare lontano, perché rischia di fare come i bimbi: nuotare sotto costa, se non addirittura a riva, senza tentare di più. E con il salvagente ben stretto intorno alla vita. Una chiesa, quella pistoiese, solo apparentemente progressista, ma perlopiù conservatrice in una falsa opinione di progressismo.
Monsignor Tardelli è uomo che non ama parlare più del dovuto: e questo è cosa buona e giusta. Usa una lingua schietta e semplice: essenziale e chiara. E ci dice che le novità non mancheranno nei prossimi sei mesi del suo primo anno pistoiese: la trasformazione del sito diocesano – per ora a regime ridotto, ma, via via, rinnovato e reso più snello pur con qualche rinuncia a certa ‘preziosa calligrafia’ del passato – anticipa il dinamismo con cui il Vescovo intende dare una direzione a una realtà che si estende… dalle Alpi alle Piramidi, dall’Abetone all’Arno di Limite, là, rasente, a Empoli.
Chiesa complessa, quella pistoiese, che richiede uno sforzo complesso e variegato: in cui ognuno – fa capire Tardelli – dovrà fare, come si dice, la sua parte. E non dubitiamo che quest’uomo sarà in grado di stimolare ciascuno per quello che può e deve dare.
Come aveva annunciato per la festa di san Francesco di Sales quando ci siamo incontrati la prima volta, eccoci al secondo appuntamento con lui; poi in autunno ancora un incontro con la stampa, ritenuta mediatrice indispensabile di raccordo fra clero e cittadini. Ma le novità del secondo semestre sono di grande dimensione: si torna a parlare di Settimana Teologica (31 agosto-4 settembre) e, in seguito, di consultazione diocesana per aggiustare l’azione pastorale.
Monsignor Tardelli, che parla di ascolto, in primo luogo dell’ispirazione dello Spirito Santo, vede la chiesa – crediamo – nel modo giusto in cui va vista e pensata: in funzione pastorale. Se così non fosse, non ci sarebbe fine o scopo apprezzabile, dato che la comunità è rappresentabile in forma di gregge. Il difficile, come al solito, è riuscire a tenere quanto più coese le singole realtà delle varie chiese sul territorio, che sono parti di quel gregge: coese e attente alle indicazioni, necessarie e ineludibili, del suo pastore.
Al centro di tutto le indicazioni di Papa Francesco. Con l’Evangelii gaudium che dovrà dominare e ispirare tutta la Settimana Teologica, sospesa per un anno, ma dal Vescovo riassunta – a nostro parere degnissimamente – e con una premessa fondamentale: che essa non appartiene a nessuno, ma è dell’intera comunità ecclesiale. Per questo il Vescovo ne ha assunto la direzione, il coordinamento e l’incombenza di distillarne le conclusioni tirandone le somme. Conclusioni compatibili con teologia e Vangelo.
A autunno inoltrato, si ricorda, gli “stati generali” della chiesa pistoiese. Ed è lì e da lì che dovranno scaturire gli sforzi degli uomini di buona volontà per dare una fisionomia – nuova, coordinata, più omogenea – alla chiesa di Pistoia.
Siamo certi che il Vescovo – facendo pieno onore alla sua carica di sorvegliante – sta dando sicuramente un esempio concreto, pragmatico, valido.