PISTOIA. Questa volta non si tratta dell’ennesimo esercizio commerciale pistoiese che chiude la sua attività, schiacciato dalla crisi. Questa volta è la maestosa chiesa barocca dei Servi di Maria che chiude. La parrocchia, per l’impossibilità di disporre di fondi sufficienti, non ha potuto impedire il crollo del tetto dell’attiguo Cenacolo dei Laudesi né che la grande copertura lignea della chiesa soffra di un grave dissesto di alcune travi portanti, tanto da rendere l’edificio inagibile.
L’attuale parroco, il frate dei Servi p. Filippo Canigiani, oramai molto anziano, non è stato in condizione di opporsi al progressivo degrado né per il momento la Curia Vescovile e la Soprintendenza sono concretamente arrivate a ottenere uno stanziamento che consenta almeno la messa in sicurezza delle strutture più a rischio.
Fra poco il parroco si allontanerà definitivamente, andando in quiescenza; la stessa parrocchia per volontà dell’ultimo vescovo di Pistoia è stata soppressa, suddividendo i parrocchiani fra le tre parrocchie limitrofe.
La chiesa resta chiusa, attendendo – se non si provvede con urgenza – il suo inevitabile, estremo degrado, mentre tutti gli altari e le opere d’arte sono al suo interno senza alcuna protezione in caso di crollo. L’ampio convento, con il suo splendido chiostro affrescato, recuperato anni fa grazie agli sforzi congiunti della parrocchia e della Sovrintendenza e con l’importante apporto progettuale e restaurativo dell’arch. Alessandro Andreini e di Giuseppe Gavazzi, resterà disabitato.
Non sappiamo che fine faranno le memorie conventuali e l’archivio, così come il pregevole corredo di arredi liturgici, che rischiano di essere portati via e dispersi.
Non sappiamo se questo segni la fine definitiva di una presenza spirituale, religiosa, culturale e artistica che per secoli è stata promossa e attuata dalla comunità conventuale dei Servi di Maria e offerta per arricchire l’identità dei pistoiesi.
Dinanzi a questa possibile, grave perdita, occorre chiedersi se questo non sia lo specchio più tragico dei nostri tempi, in cui anche da parte di chi potrebbe erogare un prezioso aiuto finanziario ed una solidarietà di cui ci sarebbe bisogno, senza distrarsi in iniziative tanto prestigiose quanto effimere, si registra una evidente perdita di consapevolezza su quali siano davvero i valori e i “tesori” da preservare.
Ma il 31 maggio scorso erano più di centocinquanta i parrocchiani e gli amici che, radunati per un affettuoso saluto e per una celebrazione eucaristica nel grande chiostro affrescato del convento, in onore di p. Filippo Canigiani, esprimevano la loro precisa volontà di non lasciare morire questo ‘pezzo’ di cuore della nostra città.
[*] – Storica dell’arte, ospite