chiusura di frisco. GLI IMPRENDITORI SONO I VERI EROI

I sigilli posti alle attrezzature di Frisco

PISTOIA. Le immagini colpiscono con la stessa forza d’una frusta, e dobbiamo necessariamente beccarci e sopportare queste scudisciate oggi, ancor più di ieri, fissando lo spettacolo indegno di un luogo di ristorazione storico, e che raccoglie in sé della storia pistoiese, spogliato.

La fotografia ritrae il chiosco Frisco di Piazza San Francesco privato di sedie, tavoli e ombrelloni, che già vennero incatenati proprio come accade ai pericolosi galeotti, con le catene che cigolano e sbattono e logorano gli arti che tengono bloccati, rendendo inerme e privo d’ogni difesa l’incatenato stesso.

Gli illiberali alla Diego Fusaro, che nell’imprenditore e nell’economia di mercato hanno individuato i nemici per eccellenza, batterebbero le mani di fronte a tale scempio, allo schiavista che diviene schiavo dello Stato e al quale, ques’ultimo, applica catene e prepara la forca.

Chi invece ha capito la storia e soprattutto ne ha afferrato il senso, non può non dolersi di questo spettacolo, della lenta salita sul patibolo di colui che gli illiberali definiscono ironicamente padrone.

Il regolamento del 2010, che mise fuori norma le attrezzature come i banconi frigo, e l’ordinanza dell’agosto 2016, con cui vennero posti i sigilli alle attrezzature stesse, rappresentano la forza bruta d’uno Stato, in questo caso il Comune, che non conosce la realtà, non ne vuole imparare le dinamiche e, probabilmente, la detesta.

Ingenuamente, o, forse, neanche troppo, gli amministratori pubblici che hanno permesso tutto questo hanno indirettamente abbassato la qualità della ristorazione pistoiese, eliminando un valido concorrente che induceva tutti gli altri ad alzare l’asticella dell’impegno nel proprio lavoro.

Ignorano, o fingono di ignorare, che comportandosi in questo modo hanno eliminato dalla piazza alcuni uomini eccezionali che dal 1990, accollandosi ingenti responsabilità, hanno prodotto ricchezza, creato lavoro e un luogo di ritrovo e ristorazione, scollandosi dalla gran massa di dipendenti pubblici frignoni e incapaci, che conducono alla rovina questo Stato spendaccione.

Siccome oltre che illiberali sono anche demagoghi, straparlano di redditi di cittadinanza da distribuire a pioggia, regalando ricchezza anziché creare le condizioni minime affinché siano i privati a crearne. Sul piano qualitativo non c’è difatti alcuna differenza tra una mancia di ottanta euro al mese o di settecento: l’idea fondante è sempre la solita.

Piangiamo dunque assistendo a quest’esecuzione, battendo le mani a quell’imprenditore portato sul patibolo.Il più grande di tutti gli eroi.

[Lorenzo Zuppini]

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