PISTOIA. Ho letto su Linee Future un articolo intitolato “Sovranità Toscana” e gli affari (tossici) dei rifiuti.
Premesso che sono integralmente avverso al movimento “Sovranità Toscana”, di fatto costola della Lega Nord, debbo comunque riconoscere la corretta citazione delle fonti ufficiali da cui le lamentazioni di “Sovranità Toscana” prendevano spunto.
Si tratta di due Delibere di Giunta Regionale (D.G.R.), la n. 816 e la n. 817, entrambe del 4/8 u.s, che ho scaricato e letto, per capire meglio e fare alcune valutazioni di testa mia.
La D.G.R. n. 816/15 è intitolata: “Art. 182, comma 3, del D.lgs. n. 152/2006. Schema di accordo tra la Regione Toscana e la Regione Liguria per operazioni interregionali di gestione rifiuti. Approvazione”.
Tale provvedimento cita intanto un precedente accordo del 2012 con la Regione Liguria, dal quale si evince che già da qualche anno la Toscana accoglie una certa quantità di rifiuti liguri provenienti dalle province di La Spezia e Genova, e quindi ciò che si va a deliberare in questo momento e per altri dodici mesi non rappresenta una novità, ma semplicemente una forma di proroga dell’esistente. Si tratta di accogliere ancora 25mila tonnellate di rifiuti urbani per destinarli a un ben preciso impianto sito in provincia di Massa-Carrara, zona tra l’altro confinante con il territorio ligure.
Niente di apparentemente strano, al limite, in tutto ciò, a meno di non volersi accodare a stupidi e noiosi slogan di tipo leghista, ma alcuni dubbi, a mio avviso di profano sono leciti:
- Appare strano che una regione come la Liguria, da ormai tre anni finiti non riesca a risolvere i problemi di smaltimento rifiuti a casa propria e quindi debba esportare i medesimi fuori dal proprio territorio.
- Il controllo del rispetto dei singoli punti dell’accordo di programma in termini di quantità effettivamente conferite, corrispondenza della natura del rifiuto a quanto pattuito, ecc., sono lasciati, per la parte toscana, alla Provincia di Massa-Carrara.
Bene, mi viene da dire: ma con quali uomini, mezzi, autorità, visto che ancora non si è capito bene se le province ci sono ancora, non ci sono più, ci sono a metà, o altro ancora, sia pure considerando che dietro la Provincia, di fatto, interviene Arpat?
Per la cronaca, per la Regione Toscana il testo dell’accordo è stato sottoscritto dal neoassessore all’Ambiente e Difesa del Suolo Federica Fratoni.
Subito dopo viene la D.G.R. n. 817/15, intitolata “Art. 182, comma 3, del D.lgs. 152/2006. Schema di accordo tra la Regione Toscana e la Regione Calabria per il conferimento, in impianti situati nel territorio della Regione Toscana, di rifiuti provenienti dalla Regione Calabria. Approvazione”.
Questa sembrerebbe, in un certo senso, una delibera fotocopia della precedente, ma non è esattamente così. È assai più complessa e fonte di un maggior numero di perplessità.
Intanto, in questo caso, l’accordo riguarda tempi assai più ristretti: i mesi di agosto e settembre 2015 in luogo dei dodici mesi dell’accordo con la Liguria.
Poi, contrariamente a quanto avviene per la Liguria, non si indica il limite massimo dei rifiuti che potranno essere conferiti, e le discariche e/o impianti di trattamento interessati, sono non uno, bensì undici (e forse più) situati in cinque diverse province toscane.
Per ogni discarica/impianto, il provvedimento indica la quantità di rifiuti accoglibile in tonnellate/giorno distinta per mese, agosto e settembre.
Ed allora, mi viene da fare le seguenti osservazioni:
- La Calabria, al contrario della Liguria, non confina con la Toscana, per cui questo traffico/trasporto di rifiuti per centinaia di chilometri attraverso la penisola appare, sempre all’occhio di un profano, quantomeno assai discutibile sotto il profilo della razionalità.
- Se nel caso dello “scambio” Liguria-Toscana esistevano perplessità quanto alla capacità dell’amministrazione provinciale di vigilare sul rispetto dei termini dell’accordo, qui le perplessità si moltiplicano a dismisura, perché le province interessate, come accennato, non sono più una, ma cinque, perché gli impianti non sono più uno, ma undici, perché di ognuno si vuole determinare il quantitativo massimo giornaliero accogliibile, tra l’altro diverso a seconda che ci trovi in agosto o settembre.
E allora, quanti controlli alla fine si dovrebbero fare? Soprattutto in termini di rispetto della tipologia dei rifiuti conferiti, per evitare che, magari, ci finisca dentro roba proveniente da traffici criminali. E, di nuovo, dove sono le forze capaci di fare tali controlli? E con quale autorità e “volontà politica” di bloccare tutto in caso si trovino irregolarità gravi e sostanziali? - L’accordo scadrà il 30 settembre prossimo. Ciononostante, al quart’ultimo capoverso della prima pagina del testo dello schema di accordo allegato alla delibera e facente parte integrante della medesima, si legge la frase “per un periodo di almeno circa due mesi consecutivi”; se i mesi di validità dell’accordo sono due, non ha senso scrivere né “almeno”, né “circa”; altrimenti si introducono evidenti elementi di ambiguità quanto al periodo effettivo del conferimento. Se si vorrà superare la data del 30 settembre, in altre parole, lo si dovrà dire chiaramente, con un altro atto.
- Tornando per un attimo all’argomento ”controlli”, ai sensi degli artt. 2 e 4 della bozza di accordo, occorrerà verificare anche che i rifiuti provengano esclusivamente dai Comuni della Regione Calabria e che il trasporto avvenga esclusivamente a mezzo di imprese autorizzate e munite dell’iscrizione, per le categorie corrispondenti, presso le Sezioni Regionali dell’Albo delle imprese che effettuano la gestione dei rifiuti territorialmente competenti: pena l’automatica risoluzione dell’accordo.
- Per quanto riguarda le generalità dei firmatari del testo dell’accordo, in questo caso lo spazio è lasciato in bianco, non indicandosi, per la Toscana, né il Presidente, né l’Assessore all’Ambiente, peraltro figurante, nella copertina della delibera, come proponente.
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P.S. – Considerando che l’argomento interessa di fatto l’intero territorio toscano, pregherei coloro che abbiano, per ragioni di partito, associazione, movimento, contatti a livello regionale, di girare la presente ai rispettivi riferimenti regionali.
[*] – Lettore, ospite
Buon giorno Piero. A me vengono in mente un paio di considerazioni:
– intanto bisogna smeterla di farsi carico delle mancanze altrui. Non per leghismo, ma per educazione. Quando mai impareranno queste benedette regioni ad amministrarsi e a provvedere responsabilmente ai loro obblighi se qualcun altro continuerà a levargli le castagne dal fuoco?
– La Toscana…patria delle chiacchere politiche, che si fregia di essere sempre un modello su tutto, dalla sanità (modello Massa?) all’ambiente, dimostra di avere grandi appetiti, volendo essa gli inceneritori, spesso sovradimensionati…che per funzionare bene ed essere redditizi hanno bisogno continuamente di quantità enormi di rifiuti (altro che riciclo!….ma ditelo però!….in fondo in Svizzera inceneriscono il 100% dei rifiuti….basta esser chiari!)….penso che l’assessorato a Fratoni dopo il precedente assessore che era un’ambientalista vera, sia indicativo…
Alla prossima!
Massimo Scalas
Bene, Massimo. Osservazioni intelligenti, come sempre; anche se io vorrei essere più buono ed ammettere, entro ragionevoli limiti, la possibilità che una Regione dia una mano all’altra, come del resto previsto, tra le righe, dal D.Lgs n. 152/06. Il vero problema, e lo ribadisco, in questa storia, è la mancanza pressoché assoluta di garanzia di controlli certi, rigorosi, obiettivi, all’occorrenza energici e repressivi, effettuati da un organismo che abbia adeguati mezzi, strumenti, competenze tecniche; nonché il sospetto di una volontà politica che, in caso di seri e concreti problemi (che in un settore come quello del trasporto e gestione dei rifiuti ci possono essere, eccome!) sarebbe tutt’altro che all’altezza della situazione.
A presto,
Piero