PISTOIA. Uno dei più diffusi sintomi di “autismo sociale” (o indifferenza da troppo benessere?), ulteriore fase della baumaniana società liquida e vaporizzata 2.0, si ritrova perfettamente in quell’espressione piuttosto comune che capita di ascoltare nei rapidi scambi di battute, durante la fila agli uffici, al bar o al mercato, sulle prossime elezioni regionali.
L’espressione è del tipo: “E chi votare? A Rossi non ci sono alternative…”. E nasconde al suo interno tutta la rassegnazione, da parte di chi, più o meno consapevole, la pronuncia, di fronte alla recessione economica e culturale vissuta dalla maggior parte dei toscani e non solo.
Non c’è dubbio che i giovani, le persone informate e tutti gli indignados per qualsiasi motivo (dai disservizi sanitari fino a mille altre circostanze…) generalmente controbattono: “L’unico voto utile, in queste elezioni, è un voto contro Rossi”.
Verosimilmente queste ultime categorie sociali, con le idee chiarissime sul Granduca/filosofo tutt’altro che illuminato, Enrico Rossi, non raggiungono tuttavia una dimensione maggioritaria tale da generare un democratico avvicendamento nei rapporti di forza all’interno della gestione del potere toscano.
Fin qui tutto regolare, in generale la cosa che fa specie è invece il silenzio e la mancanza assoluta di uno slancio di dignità o di senso istituzionale e legalitario, di fronte a numerose e conclamate derive immorali nel governo toscano, da parte dei politici e dei tanti professorini del politically correct e di battaglie che non hanno mai fatto, se non quelle per difendere (o raggiungere) i loro privilegi, come i comodi posti a tempo indeterminato negli enti pubblici, permessi (e carriere) sindacali a iosa, pensioni anticipate o da nababbi…
L’episodio vergognoso, che ha sostanzialmente fotografato la politica (e quindi il Pd) e le istituzioni toscane con le mani nella marmellata, è stato raccontato nell’ultima puntata di Report, Le fatiche di Ercole (vedi dal min. 15): il sistema Incalza, quello che ha portato a numerosi arresti per illeciti e ruberie sulle grandi opere degli ultimi 20 anni e su di un valore di quasi 100 miliardi di euro, partito da un esposto della consigliera del comune di Firenze, Ornella De Zordo. Che ha denunciato una serie di irregolarità sulla progettazione del cosiddetto sottoattraversamento Tav di Firenze, un’opera appena marginalmente iniziata ma bloccata da due anni dalla magistratura per reati di ogni tipo.
La gravità è data dal fatto che la prevista stazione sotterranea sia stata per il momento approvata senza la valutazione d’impatto ambientale (Via): l’ufficio regionale di riferimento dètte un parere nettamente negativo e l’allora ministro (e indagato) Matteoli e Incalza chiesero, per due volte, la rimozione dell’architetto Fabio Zita, responsabile appunto dell’ufficio Via, che impediva quella scellerata quanto irrealizzabile, anche economicamente, utopia.
La Regione Toscana, ovviamente a norma di legge e alla luce del sole, rimosse quindi l’architetto Zita, colpevole di svolgere il proprio lavoro di tecnico nell’interesse della collettività, con buona pace dell’articolo 18 e dei sindacati.
Ciò a dimostrazione che, se Berlusconi era impresentabile per il malaffare su cui fondava il proprio governo e l’approccio alla politica, gli amministratori e la macchina pubblica piddina e toscana lo avevano certamente superato e di gran lunga! Con l’aggravante della millantata pretesa di indossare la casacca dei buoni…
Ecco, in questo periodo elettorale di tour, selfie e slogan, non sarebbe male se i candidati, specie del Pd (tra cui anche alcuni/e giovani, forse precocemente sottratti/e alle notti brave del disco-pub “La Stazione” di Gavinana, o dallo schiuma party a Le Ginestre, la piscina di Maresca…), si esprimessero sul sistema delle opere pubbliche toscane basate sulla corruzione e sulle acclarate irregolarità.
Sul sottoattraversamento Tav di Firenze e stazione Foster, ipotesi progettuali di miliardi di euro (a fronte di un ipotetico tunnel di 7 km!) parlino forte e chiaro: quelle sono informazioni utili per misurare la volontà di cambiamento e la serietà di chi vuole rappresentare il popolo. Baldi, Giampaoli, Niccolai, Fratoni, Masini e Innocenti: fateci sapere qualcosa e non nascondetevi, come al solito, dietro alle consuete fette di prosciutto sugli occhi dei vostri elettori.
Rossi sì, ma di vergogna, verrebbe infine da chiosare, a fronte dell’imbarazzante omertà su tutta la vicenda del Tav di Firenze da parte del candidato/Granduca, inevitabilmente non estraneo, come dimostra la rimozione dell’architetto Zita dal suo ruolo, all’influenza delle potentissime lobby mafiose che, democraticamente e a norma di legge, indirizzano e sprecano a loro uso e consumo i soldi della collettività.
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P.S. – Anche se non c’azzecca un granché, saremmo grati alla Rsu della Provincia di Pistoia, che ha manifestato recentemente contro i “tagli alla democrazia” e a favore della qualità dei servizi erogati dall’ente di piazza San Leone, se aiutasse Linee Future a far chiarezza sulla strage di piccioni dei giorni scorsi (vedi) su cui ancora non sono pervenute comunicazioni ufficiali da parte di nessuno. Nonostante le gravi evidenze di irregolarità…
si…se aspettiamo risposte da questi stiamo feschi: la loro tattica è rilasciare dichiarazioni da condottieri ispirati (con frasi altisonanti che per lo più significano nulla…vedi “il motivo è il futuro”) e poi tacere se qualcuno pone domande anche solo del tipo: Baldi!…oh Baldi! (tanto per svegliarlo dall’autocompiaciuto torpore)…ma me lo spiega perchè è rientrato nel PD dopo che aveva stracciato la tessera nel 2012?….silenzio….figuriamoci se dicono qualcosa di concreto su queste questioni…
PS. “il motivo è il futuro”?…ma chi gli cura il marketing?…mah!…
Bravo Lorenzo!
Hai fatto bene a riesumare la questione di Fabio Zita, che era stata abilmente nascosta sotto il tappeto, come si fa con la polvere.. Da fresco ex dipendente regionale posso dire che fu una cosa vergognosa. Non ci fu un cane di collega che espresse a Zita un minimo di solidarietà (e non me ne meraviglio certo, vista la messe di servi dei padroni che allignano tra i dirigenti regionali). Ma non ci fu neppure una mezza sigla sindacale, a cominciare dalla C.G.I.L, né un cane di sindacalista a titolo personale a dire una parola. L’unico a rammentare Fabio Zita fui io nel corso di una assemblea sindacale a Novoli. Tanti applausi, ma poi, di nuovo silenzio di tomba.
Piero