PISTOIA. «Apprezziamo le ultime misure della Regione Toscana riguardanti il contenimento di storni e altre specie volatili e i rimborsi agli allevatori per i danni dei lupi, problema quest’ultimo effettivamente sentito nella provincia pistoiese, che è una delle tre più colpite a livello regionale. Ma la priorità assoluta, come giustamente comunicato ieri da Cia Toscana, deve essere l’immediata attivazione degli interventi di prelievo di ungulati previsti dalla Legge Obiettivo promossa da Remaschi (L.r. 10/2016), sulla base della classificazione attuale dei territori e degli istituti, senza aspettare la definizione dei piani di gestione e della connessa identificazione dei nuovi territori vocati e non vocati. Infatti l’impostazione dei nuovi strumenti di pianificazione faunistica, in un quadro istituzionale e normativo radicalmente mutato, sta richiedendo in questo ambito troppo tempo ed è incompatibile con l’urgenza di contenere gli ungulati per frenare i danni continui alle coltivazioni. Anche perché il sistema dei risarcimenti da parte degli ambiti territoriali di caccia (Atc) agli agricoltori, come riconosciuto neanche tanto velatamente oggi in un articolo della Nazione dal presidente dell’Atc senese, non è assolutamente sufficiente a riparare i danni effettivamente subiti».
È quanto dichiara il presidente di Cia Pistoia Sandro Orlandini, che è anche membro delle commissioni “ungulati” e “danni” dell’Ambito territoriale di caccia di Pistoia, rilanciando la richiesta avanzata ieri in un comunicato stampa di Cia regionale in cui sono stati riassunti i contenuti di una richiesta inviata all’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi. A conferma della gravità del problema, Sandro Orlandini cita il caso di un’azienda vivaistica della piana pistoiese, il vivaio Magni Piante, che da diversi anni lamenta i danni subiti dagli ormai famigerati “caprioli del Cespevi”, così chiamati perché assidui frequentatori della zona dove si trova il Centro sperimentale del vivaismo di Pistoia.
«L’azienda Magni – spiega Orlandini – ci ha fatto sapere di aver subito danni alle piante per circa 8 mila euro negli ultimi 3 anni. Nel 2015 i danni sono stati superiori ai 2500 euro, secondo le stime aziendali. Ma le perizie dei periti che valutano i risarcimenti per conto dell’Atc di Pistoia sono notoriamente molto, a nostro avviso troppo, prudenziali. E se a questo si aggiunge il fatto che, essendo insufficienti le risorse degli Atc per i risarcimenti, è prassi dell’Atc di Pistoia rimborsare mediamente poco di più della metà del danno periziato, si può arrivare risarcimenti anche di un decimo del valore effettivo del danno. Come è successo nel caso di Magni Piante, alla quale sono arrivati circa 240 euro di risarcimento».
«Non va dimenticato – aggiunge Orlandini – che i sopralluoghi dei periti sono spesso tardivi, per cui le aziende non possono lasciare tutto come è fino al loro arrivo, se non vogliono penalizzare ulteriormente i propri affari, e, quindi, quando essi arrivano a fare la perizia, i danni sembrano minori».
«Magni Piante – conclude Orlandini – oltre a chiedere che i risarcimenti siano più alti di quelli attuali, vorrebbe una soluzione definitiva del problema dei “caprioli del Cespevi” mediante l’applicazione dell’art. 37 sul controllo della fauna selvatica della legge regionale di riferimento sul prelievo venatorio (L.r. n. 3 del 1994), che prevede, tra l’altro, che si provveda al controllo delle specie di fauna selvatica nelle zone vietate alla caccia, come è il caso in questione, con metodi ecologici su parere dell’Ispra, quali ad esempio i chiusini o altri sistemi di trappolaggio. Questo consentirebbe, tra l’altro, di avviare le carni nella filiera controllata (prevista dalla Legge Obiettivo regionale) che è stata da poco attivata in provincia di Pistoia».
[sandiford – cia pistoia]
Lettera della Cia Toscana all’assessore all’agricoltura Marco Remaschi
Legge caccia ancora non operativa
Aumentano i danni per le aziende agricole toscane
Cia: «Chiediamo alla Regione massimo sforzo per accelerare attuazione per evitare il caos ed il naufragio dell’iniziativa legislativa»
FIRENZE. Forte preoccupazione da parte della Cia Toscana sulla Legge obiettivo (straordinaria ad hoc) per fronteggiare la sovrappopolazione di ungulati nella nostra regione. I motivi sono stati illustrati dalla Cia Toscana in una dettagliata lettera, a firma del presidente Luca Brunelli, inviata all’assessore regionale all’agricoltura Marco Remaschi.
“Continuiamo a sostenere validità della L.R. 10/2016 – ha sottolineato la Cia Toscana –, il rischio al quale si sta concretamente andando incontro, è quello della mancata attivazione degli interventi previsti dalla Legge obiettivo nel primo anno della sua operatività. Siamo indietro dalla definizione delle modalità di caccia, alla formazione dei selettori, al prelievo venatorio e controllo nelle diverse aree, sui criteri di individuazione delle aree vocate e non vocate, sul risarcimento dei danni, sulla piena operatività e funzionamento della governance. Chiediamo alla Regione Toscana il massimo sforzo per scongiurare questa ipotesi, che determinerebbe un aumento dei danni alle produzioni ed alle imprese agricole e, sul piano politico, il naufragio di una iniziativa legislativa perseguita con determinazione dalla Giunta Regionale, con il conseguente ritorno ad un caos normativo e gestionale difficilmente recuperabile”.
Non c’è tempo da perdere – secondo la Cia Toscana – per la risoluzione di un problema annoso che ha sempre visto la Confederazione in prima fila. Intanto serve l’immediata attivazione, a pianificazione faunistica vigente, di tutti gli interventi previsti dalla Legge Obiettivo, con lo scopo di avviare da subito l’azione di contenimento degli ungulati e di mantenere gli impegni previsti nella prima annualità di applicazione della Legge. Quindi, aggiunge la Cia Toscana, il potenziamento degli interventi di controllo degli ungulati (ex Art. 37), estendendone l’applicabilità a tutte le aree non vocate, semplificando le procedure di attivazione degli interventi, svincolando l’utilizzo dei “chiusini” dalle condizioni e dalle procedure previste per gli interventi. Inoltre, è necessario un contestuale proseguimento del confronto sul nuovo Piano Faunistico Regionale, finalizzato ad arrivare alla definizione del Piano ed all’individuazione delle aree vocate e non vocate nel più breve tempo possibile, con una sostanziale modifica della proposta presentata, che garantisca il rispetto pieno dei criteri di Legge a tutela di tutte le produzioni agricole, considerando come non vocate tutte le aree agricole e le aree boscate contigue, anche superiori ai 40 ettari.
Per la Cia Toscana la priorità assoluta deve essere data all’immediata attivazione degli interventi di prelievo previsti dalla Legge, sulla base della classificazione attuale dei territori e degli istituti e in attesa della definizione dei Piani di gestione delle varie specie e della connessa identificazione dei nuovi territori vocati e non vocati. L’impostazione dei nuovi strumenti di pianificazione faunistica – secondo la Cia Toscana –, in un quadro istituzionale e normativo radicalmente mutato richiede, infatti, un percorso di approfondimento e condivisione i cui tempi, per quanto celeri possano essere, rischiano comunque di risultare incompatibili con l’urgenza delle azioni di prelievo faunistico finalizzato al contenimento degli ungulati.
È anche per questo, conclude la nota di Cia Toscana, che sollecitiamo la Regione ad accelerare la messa a regime del funzionamento della nuova governance, che deve essere efficace, snella, dinamica e veloce, evitando duplicazioni, sovrapposizioni o vuoti favorendo la piena operatività degli Atc, degli uffici territoriali, delle amministrazioni provinciali e della polizia provinciale.
Firenze, 26 maggio 2016