
SI AVVICINA il 4 dicembre: amici e conoscenti mi invitano a non tirarmi indietro dalla campagna a favore del No.
Raccogliendo la sollecitazione, premetto che personalmente questa litania referendaria non mi appassiona, in quanto sostanzialmente non cambierà quasi niente, né in caso di vittoria del Sì, né in caso di vittoria del No.
Abortita qualunque forma di dibattito sulla politica energetica che avrebbe dovuto accompagnare il referendum primaverile sulle trivelle, il teatrino mediatico ci espone da mesi a un martellante confronto tra opposte tifoserie, come se in Italia non ci dovessimo preoccupare dei problemi veri che abbiamo.
Per esempio: la spada di Damocle di un debito di oltre 2200 miliardi di €, i 100mila e rotti giovani italiani che emigrano ogni anno per trovare lavoro, lo sfruttamento del lavoro dei migranti (gli schiavi braccianti al Sud come all’ortomercato Milano), i dipendenti pubblici più pagati d’Europa, un sistema bancario controllato dalla politica e a servizio di investimenti improduttivi ma clientelari, una sanità in caduta libera (pensate alla qualità del servizio dell’ecomostro San Jacopo, del SS. Cosma e Damiano di Pescia e della chiusura del Lorenzo Pacini di San Marcello), la distruzione dell’ambiente (circular economy predicata ma mai praticata) e del sistema agroalimentare (monocolture intensive, pesticidi, consumo di suolo) che è poi la distruzione della nostra salute e della nostra economia etc. etc.

Ciò detto, il Sì e il No annoverano rispettivamente mortidifiga renziani e ultrà-talebani grillini; entrambi gli schieramenti ospitano poi un ricco bestiario di impresentabili, anche a livello locale, specie con certi legali che predicano la Costituzione salvo disattenderne completamente i principi fondamentali…
Se il No raccoglie anche chi per anni ha fatto della Costituzione carta straccia o lo strumento per assicurarsi una rendita fissa a sbafo della collettività, il Sì esprime – con il Pd di De Luca e Renzi – l’affermazione del voto di scambio come prassi consolidata della cultura politica del belpaese (fritture di pesce, 80 € annunciati a statali e pensionati, mancia ai diciottenni etc.).
Tecnicamente una disquisizione sul quesito referendario competerebbe ai teorici del diritto costituzionale o ai filosofi del diritto; il 4 dicembre però votano tutti e, partendo dal presupposto che innovare, migliorare, semplificare è cosa buona e giusta, sparo i primi motivi che mi convincono a barrare il No. Tra cui le bufale del Sì, che dimostrano la totale assenza di motivazioni credibili (risentite Cacciari: «Questa riforma è una puttanata ma voterò Sì»):
- Si millanta la velocizzazione dell’iter di approvazione delle leggi, una bomba degna del Bomba: le legge Fornero è passata in 20 giorni, idem salva banche e lodo Alfano. Si pensi poi alla rapidità con cui i partiti si sono spartiti i finanziamenti senza obbligo di rendicontazione, con un emendamento lampo.
- Si ripete il mantra delle Regioni: ma quelle a statuto speciale sono favorevoli al Sì proprio perché diventano quasi degli stati autonomi. Andavano abolite tutte, le Regioni, o al limite trovare il coraggio di superare quelle a statuto speciale: con un bel giro di vite a debiti e sprechi, la sola Sicilia avrebbe garantito una bella boccata di ossigeno ed efficientamento.
- Si vuole riportare la decisione sulle opere strategiche allo Stato, e se in teoria se ne potrebbe parlare, la contingenza politica che vede questa maggioranza al governo impone un No di merito.
Ne dà un’idea l’ineffabile e totemico Casini – lo ha ripetuto anche a Villa Cappugi a Pistoia – quando cita il caso del gasdotto Tap (transadriatic pipeline), un assurdo e insostenibile (finanziariamente e dal punto di vista geo politico) progetto (non a caso bloccato) finanziato dalla Bei che dovrebbe portare il gas a zero sulle coste Pugliesi di Meledugno, che ovviamente si oppone insieme alla Regione Puglia.
Politicanti da strapazzo, parrucconi e cazzari vari si facciano spiegare, anche dall’Aeegsi o dal Gme, quanto i gasdotti vincolino a rigidi contratti take or pay che penalizzano l’effetto mercato nonché la liquidità.
Per superare la dipendenza da gasdotto esistono i rigassificatori e, mi permetto sommessamente di far presente, i rigassificatori di Livorno e Panigaglia sono attualmente fermi.
In definitiva, con siffatta politica energetica, prima ci liberiamo da quest’accozzaglia, meglio è. - I risparmi… ma se Letta rinunciò all’aereo presidenziale, perché Renzi lo ha caricato sulle tasche degli italiani? Idem per il Renzicottero.
- La Boschi… va be’, povera Maria Etruria Addolorata, ormai mi pare del tutto inutile infierire o commentare.
[Lorenzo Cristofani]
Finalmente un articolo che entra un po nel merito. Sono d’accordo con te. Lunedì l’Italia sarà ancora tutta qui, con il suo fantsmagorico debito pubblico, e con un governo, l’ennesimo, che per l’ennesima volta ha spazzato via, parte della ricchezza di questo paese.
Massimo Scalas