CITTÀ DAI MILLE PROBLEMI IRRISOLTI

A San Bartolomeo la differenziata non c’è?
A San Bartolomeo la differenziata non c’è?

PISTOIA. Ci soffermiamo su alcune criticità legate alla sfera del decoro e della legalità, premettendo che si tratta di problematiche che dovrebbero essere riconosciute, affrontate e risolte da parte degli amministratori e delle autorità preposte e stipendiate per garantire l’interesse generale di tutte le anime cittadine.

Non solo quindi a beneficio della mera ma non scontata qualità dell’abitare, ma anche e soprattutto in nome di quelle regole e di quel rispetto che sono il fondamento della convivenza civile che una città a misura d’uomo come Pistoia dovrebbe poter offrire a tutti.

Partiamo dal cumulo di rifiuti quotidianamente abbandonati in piazza San Bartolomeo, appena a lato del cancello d’ingresso all’ex complesso monastico che ospita le case popolari del comune.

Ci sono alcune famiglie che quotidianamente, alla faccia degli orari stabiliti – in centro è attiva da anni la raccolta differenziata, che implica il conferimento della spazzatura fuori dall’uscio secondo determinati orari – gettano immondizia di ogni sorta e dimensione, deteriorando così l’immagine di una delle più belle piazze italiane e in maniera tutt’altro che rispettosa degli altri condomini che si attengono scrupolosamente alle indicazioni di Publiambiente.

Al mercato è sempre così. 1
Al mercato è sempre così. 1

Chiaramente bisognerebbe che chi di dovere, Spes, ufficio ambiente del comune e Publiambiente, verificasse che tutti i condomini siano informati e consapevoli delle modalità di ritiro dei rifiuti. Una volta eliminata qualsiasi ambiguità in merito, sarebbe doveroso imporre il rispetto delle regole, anche con elevate sanzioni pecuniarie, visto che i soggetti coinvolti nell’abbandono selvaggio – identificabili e, sembra, identificati – si trovano ad usufruire di un trattamento di assistenza e di favore da parte delle istituzioni. Motivo per cui adeguarsi ai comportamenti condivisi da tutti costituisce veramente il minimo edittale.

Ci spostiamo poi sulla Sala dove vive, dormendo estate e inverno sui banchi in angolo con via di Stracceria, un barbone. Fermi tutti: nessuno è assolutamente contro i barboni, anzi, è giusto che possano essere aiutati a condurre la loro scelta esistenziale con la massima dignità, comprensiva quindi di un ricovero per la stagione fredda e l’eventuale disponibilità di un pezzo di pane all’occorrenza. Però non è ammissibile, nel 2014, il bivacco di chicchessia nel centro storico, dove già insistono, con le già note difficoltà, gruppi sociali e funzioni differenti. Non fosse soltanto per motivi di igiene: in alcuni vicoli circostanti la Sala i muri degli edifici sono intrisi di orina e le vampate pestilenziali si respirano anche durante il giorno.

Al mercato è sempre così. 2
Al mercato è sempre così. 2

Per migliore chiarezza: non si sostiene che il centro è il salotto buono e nelle periferie vanno benissimo i barboni; si ribadisce solo che questa scelta, legittima e rispettabile, deve potersi inserire nei contesti urbani con altrettanto rispetto per chi ha liberamente scelto un diverso patto di cittadinanza

Il Tirreno del 6 luglio
Il Tirreno del 6 luglio

Infine abbiamo la vendita abusiva di merce contraffatta, che si svolge nei giorni di mercato, mercoledì e sabato, in alcune postazioni in via Cavour e via degli Orafi. Anche qui una premessa: nessuno vuole fare una battaglia contro gli ambulanti di colore per partito preso, anzi sarebbe doveroso e opportuno, specie in un Paese che strombazza sempre l’accoglienza e i diritti dei migranti, che anche loro potessero davvero inserirsi nella società senza discriminazioni e senza dover girare, come troppo spesso li vediamo, con la mano tesa a chiedere l’obolo. Umiliazione, quest’ultima, cui nessuno riflette approfonditamente, dal momento che si preferisce allontanarli con qualche centesimo di euro, che è poi il miglior incentivo per farli rimanere in quella condizione di semischiavitù. Condizione che inizia a mostrare il lato inumano e le esasperazioni tipiche della guerra tra poveri e dell’inquinamento sociale delle peggiori banlieue.

È di pochi giorni fa infatti, pag. II nella cronaca de Il Tirreno del 6/7, la notizia di una lite tra africani nel parcheggio di Porta al Borgo, per motivi di “territorio”. Segno inequivocabile che l’accattonaggio genera violenza, soprusi e l’inevitabile relativo racket. Questo perché si preferisce dare il proverbiale pesce ai poveri africani e non insegnare loro a pescare.

Ovviamente i primi a condannare la vendita di merce contraffatta, per la concorrenza sleale ai tanti lavoratori già colpiti da delocalizzazioni, precariato, crisi dei consumi e svalutazione del lavoro, dovrebbero essere i commercianti locali, che invece stanno zitti e muti. Anzi peggio, dimostrando l’autismo tutto pistoiese di dividersi in mille bande e farsi la guerra sul niente, come succede sempre e come è successo anche per il mercato dell’antiquariato in via Pacini.

La Sala di notte
La Sala di notte

Tra l’altro, con tutti i problemi del commercio, che dovrebbero spingere a fare fronte comune e specialmente un salto di qualità, le diverse anime della categoria, purtroppo ancora eccessivamente simili ai famosi capponi di Renzo, nessuno capisce con quale raziocinio una delle recenti micro sigle, per l’esattezza Commercio Pistoia, sia uscita qualche tempo fa con il vecchio disco rotto del fu parcheggio di San Bartolomeo, proprio quando il parcheggio dell’ex Ceppo è sempre vuoto (al punto che ha dovuto chiudere i battenti) e anche lungo le mura di viale Matteotti è pieno di posti liberi. Roba da comiche finali, ma che purtroppo sono la realtà che ci troviamo a vivere.

Certo, si potrà obiettare, altre città conoscono sparatorie, accoltellamenti e la totale sovranità del crimine organizzato, che costringe forti e deboli, buoni e cattivi a vivere nella paura e ne degrado assoluto. Non per questo riteniamo meno necessario che qui a Pistoia si possano riaffermare quei valori civili e quelle regole che alla lunga permettono a tutti il diritto di cittadinanza.

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