AGLIANA. Pur apprezzando gli uomini coerenti, non amo particolarmente tutti quei coglionazzi che votano una vita intera sempre la solita patacca non per motivi ben ponderati, ma – come si diceva una volta – per partito preso.
La politica è una pseudoscienza piuttosto bastarda, che deve avere, di immutabile, sostanzialmente un solo elemento: l’analisi della convenienza economico-sociale del partito che voti.
Sùbito dopo viene la necessità di far sì che esistano anche possibilità di alternanza fra uno schieramento e un altro, in maniera tale che le cazzate degli uni, possano essere cassate e corrette dagli altri. Questo ci insegnano Usa e Inghilterra con una loro lunga tradizione oscillante tra conservatori e progressisti.
Ho fatto questo preambolo per introdurre una qualche mia riflessione sulla fragile posizione del Sindaco uscente Giacomo Mangoni, un ragazzotto (più che un uomo) che ha saputo però decidere, sia pure in maniera traumatica, qual era la via da seguire. Ragazzotto rispetto alla mia età e non per altro.
Cinquant’anni fa Mangoni sarebbe finito, per dirla alla Di Pietro, «sparato in mezzo a un campo» o in Siberia. Ma poiché sono cambiati i tempi, prima i suoi compagni hanno cercato di corromperlo (alla faccia di Mani pulite e Tangentopoli, anche quella nuova di cui si lamenta tutti i giorni il signor Di Maio) offrendogli un posto da tremila o più euro al mese in una partecipata, alia(s) poltronificio di sistema (se non di stato); poi, vista la sua resistenza (o i Pd non erano i buoni, i sostenitori dell’Anpi?), hanno impancato un sistema confusorio per cercare di erodere tutto intorno a lui, e di levargli il terreno da sotto i piedi.
Personalmente, essendo, senza mezzi termini, di forte formazione cattolica, agli inizi ho onorato la vecchia Balena Bianca, come unica diga al Pci di Togliatti (di cui qualche brillante collega giornalista teneva la foto sulla scrivania in ufficio, in Comune) e, a discendere verso la decadenza del dopo-questione-morale, di quel genio di Napolitano, il presidente dei governi coscritti, mai eletti da nessun italiano (e qui ha delle belle colpe tutta la politica, destra compresa, perché se vi fossero stati veri democratici, il figlio putativo di Vittorio Emanuele III sarebbe stato impicciato/impiccato per golpe e colpo di stato – ma non conveniva a nessuno).
Poi, con maggiore maturità e consapevolezza politica, sono stato iscritto per quattro anni al Psi, unica forza minoritaria intelligente (a mio avviso) in grado di fare da diga all’invadenza possessoria del Pci, almeno fin quando i comunisti non decisero di appropriarsi del potere manu judiciaria con le forze armate del giustizialismo in Tangentopoli: perché questo fu, e non altro, quel pessimo passaggio storico trionfalmente acclamato; un vergognoso fetente liquame produttore di una scia di morti e di una avanzata di nuovi ladri sempre più voraci che, secondo Di Maio, ora sono quelli della Lega. Beati i puri di spirito, ma coglionazzi gli sciocchi!
E venne il Berlusca allo stato di morula, di cui ancora non immaginavamo l’evoluzione. Il suo non-partito, Forza Italia, pareva una tifoseria di calcio, cosa che dette il là al riciclaggio degli ex di tutto e il contrario di tutto: e quando il Cavaliere vinse la prima volta, patii come una bestia fino al momento in cui quel saggio primate superiore (non ancora parlante) di Di Pietro, gli sparò, da fatto a Napoli.
Credetti – anche se non del tutto –, come il povero Platone della apocrifa Settima lettera, che qualcosa si potesse fare per il bene comune e votai “progressista” – ma in senso lato, s’intenda bene!
Nelle metamorfosi del Pci non ho mai creduto, perché, come ebbe a dire intelligentemente Liliana Segre qualche giorno fa, su la 7, dalla Mirta Merlino (che la interruppe sùbito per passare a forza la pubblicità) «dove erano mai finiti quei milioni di fascisti (nel 45) e di comunisti da Occhetto in poi e da la cosa in giù?».
E siccome la politica è analisi della convenienza economico-sociale del partito che voti, decisi (sì) di appoggiare “Mortadella”, ma con una variante betabloccante: rafforzare la sua spina nel fianco, cioè poggiando su Rifondazione Comunista di Bertinotti & C.. E siamo chiari: non me ne pento. Peccato, però, per la misera fine che tale schieramento subì, smembrato dall’interno sull’onda della mania e delle lotte di potere.
Posso però dire che non ho mai votato né Pci né succedanei: specie dopo l’infibulazione (o, se preferite, l’inculamento) del Pd da parte di tanti petalosi margheritini, che lo hanno reso più bastardo di un incrocio genetico tra 12 fenotipi diversi.
Rimpiango – e non ne fo mistero – il Psi corrotto e ladro di Craxi, quello con tangenti dal 3 al 5%; spregio, invece, il sol non dell’avvenire ma dell’avvenuto, cioè la seconda, terza e quarta repubblica-casino, quella delle tangenti dal 30 al 50% – perché questa è la realtà.
Così sono fortunatamente sgradito a tutti e me ne faccio gran vanto, perché – grazie a Dio, che non è quello della Bibbia – nessuno è mai riuscito a comprarmi, se non credendolo erroneamente e solo per pochi istanti. Così son fatto (mio padre mi definiva anarchico) e così felicemente resto e resterò da qui fino al calo del sipario.
Ma se per vivere devo fare come tanti coglionazzi, cioè chinare il capo a ogni angolo di strada anche 3 per 2, grazie no! Preferisco mangiare pane e cipolla e mandare la gente a quel paese.
Ed ecco, finalmente, il perché di tutta questa lungagnata; un perché che gira intorno a Giacomo Mangoni, a cui dico:
Caro sindaco,
sei giovane e immaturo, forse, ma sei anche folle – e non è un male.Io non sono mai stato e non sarò mai del Pci e succedanei, ma, nella malaugurata ipotesi che potessi esserlo, col cavolo voterei per le forze della conservazione del potere! Col cavolo andrei con chi Agliana l’ha ridotta in braghe di tela, appioppando sul groppone dei cittadini perfino 60 milioni delle vecchie lire per trafficare con Tvl-Bardelli e il signor Paolo Magnanensi!
Io voterei per te, Sindaco folle: se non altro per impedire ai comitati d’affari delle liste affiancate, di ficcare le mani in tasca a chi lavora con il fine ben poco nobile di fare i cazzi propri! E allora, in bocca al lupo, caro Sindaco Mangoni – e detto da uno che non è assolutamente dei tuoi!
Anche se, onestamente, confesso che preferirei che Agliana smettesse di essere il baricentro fasullo della democrazia istituzionale catto-comunista equamente ripartita tra parrocchia e Comune; e venisse travolta, almeno una tantum, da un vento gelido siberiano devastante e capace di portare una vera boccata d’aria fresca!
Edoardo Bianchini
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