AGLIANA. Sbagliò in assoluto Carlo Levi quando pubblicò il suo romanzo Cristo si è fermato a Eboli.
Il figlio di Dio (per i cattolici) o il profeta (per i musulmani) camminò molto di più e, se Levi potesse ripubblicare il libro oggi, sono certo che lo intitolerebbe Cristo si è fermato nel Mont-Ana, nel caso di specie ad Agliana, terra di nessun… altro se non del Pd: e di un piddì acèfalo o, se preferite, rimbambito, che ha l’acclarato [de]merito di aver rimbambito – se non rincoglionito – tutti coloro che si sono piamente rifugiati nelle sue braccia accoglienti dal 1945 in poi; quelle braccia in un primo momento della miope [tog]l[i]atteria mangiapreti, capace perfino di mettersi gli occhiali togliattici in onor del kapo – occhiali buoni solo per gli [infra]rossi –; e dal 68 in poi anche nelle braccia accoglievoli delle sedi sindacali e/o di partito di Santa Madre Chiesa Cattolica Apostolica Romana, in variante argentina o del Che. Salute!
Sentite questa e preparatevi la corda: il sasso, come dice il Vangelo, per buttarvi a mare (la citazione fatevela spiegare dai preti progressisti dell’area, che ne pùllula), ve lo regalano lunedì prossimo, 27 maggio, i compagni che saranno eletti alla guida (ubriaca o senza patente?) dei due Comuni della Piana.
Ma qui devo parlarvi di Agliana che – visto l’argomento –, dell’aglio, simbolo municipale, ha anche, purtroppo, l’odore. L’aglio non è una bella pianta, pur se fa bene alla pressione e allontana (ma non in questo caso) i vampiri, che, com’è noto, vanno pazzi per il rosso-sangue.
Fin dalla più remota antichità greca, questa pianta, chiamata allora mòly, assume, e ci dispiace per la città di Magnanensi & C., il significato metaforico di «cazzo». Il resto potete immaginarvelo facilmente da soli, credo.
Ed ecco il quanto. La collega Piera Salvi è uscita sulla Nazione con un bel titolo: «Agliana, il Prefetto richiama il Sindaco etc.». Vi campeggia, a padella, una bella foto della Segretaria Generale del Comune, dott.ssa Donatella D’Amico, lo strumento tecnico addetto, quantomeno e in quanto unico dirigente di ente, a seguire passo passo l’iter amministrativo delle procedure da seguire da parte degli uffici.
Sì, stiamo parlando della cosiddetta “bella addormentata”, la signora che riscuote 50mila euro da Montale e altri 50mila da Agliana, perché è una colf a mezzo servizio fra i due Comuni; e che, forse per questo, si dimentica delle cose e/o le perde per strada: vedi, ad esempio, la commissione di disciplina del Comune di Agliana (e non è che una caccola rispetto al resto).
Stanno facendo la réclame dell’Acutil fosforo proprio in questi giorni: forse la farmacia comunale della Ferruccia dovrebbe mandargliene un vagone in omaggio. Potrebbe farle bene e rimetterla in sesto.
È questo il problema? Macché! O, almeno, non solo. Il problema – come dicevano i sessantottardi nelle infuocate assemblee prima di diventare pantofolai borghesi – è un altro. E infatti era vero: il problema erano loro.
Esce la rassegna-stampa del Comune di Agliana e – cioccàtevela bene – la foto a padella della Fata Smemorina di Cenerentola è stata cassata, coperta da un bel velo nero: lutto! Stendiamoci un pietoso velo sopra.
Cassata? No, meglio cazzata. Come tante delle cose che avvengono ad Agliana, paese dell’aglio/etc. e delle quattro M, come è chiamato in sottofondo. Basta la battuta, perché tutti sanno di cosa si parla e si muovono impercettibilmente a disagio sotto i baffi.
La Fata Smemorina, dicevo, è stata cassata (ma forse sarebbe stato meglio se Mangoni non avesse lasciato passare il tempo utile e la avesse a suo tempo e da sùbito cacciata dal Comune) per rispetto della privacy?
Ma bravi, complimenti! In che mondo si vive nel Mont-Ana? Ancora nell’Era di Jurassic Park?
Sono proprio queste, o gente che paga le tasse per il piacere masochista di buttar via i soldi, le foto che vanno messe in giro perché tutti sappiano che razza di pubblici dirigenti hanno davanti: quegli alieni creati da Bassanini (Pd), sempre gonfi come zecche del sangue-quattrini del popolo e sempre non-responsabili, tanto che perfino il Prefetto se la rifà con il Sindaco… perché è più facile. Ma il Mangoni, era lui che doveva tenere a bada il pollaio?
Che censure da coglionazzi, gente, queste coperte nere adatte solo al catafalco dei cadaveri viventi!
Continuate pure, felici, su quest’onda. E vedrete che, prima che il gioco resti, il Comune, la casa dei cittadini (un corno), diventerà la cella dell’arca dell’alleanza del tempio di Gerusalemme: off limits, impenetrabile, con tutto dentro e niente più di visibile all’esterno se non quello consentito e ammesso dalla censura degli sPaDoni (in latino “eunuchi”), nuovi sacerdoti che regoleranno il traffico del Partito Democristiano locale.
Date retta! Per la privacy adoperate l’aglio/etc., ma nella maniera più appropriata: altrimenti vi pigliano per il culo; e, detto fra noi, fanno dimolto bene!
Edoardo Bianchini
direttore@linealibera.it
Diritto di critica
DAI FATTI ALLE PAROLE
OSSERVATE bene questa statuetta di bronzo che si trova al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, Gabinetto Segreto.
Viene indicata con la parola latina Stupidus, chiara anche in Giappone. E rappresenta un personaggio ben preciso: l’uomo qualunque, il popolano, che capisce il giusto e che è più che ben dotato, addirittura sproporzionato e spropositato.
Lo Stupidus ha il vizio di non avere idee chiare o di non avere idee. Vive solo per i cinque bisogni fondamentali tipici dell’ominide: mangiare, bere, dormire, evacuare e scopare.
Lo sanno fare tutti: gli animali anche meglio degli umani perché non hanno bisogno, come Vittorio Sgarbi su un aereo Swissair, di andare in toilette e pulirsi il culo con la carta igienica.
Considerate tutto questo e riflettete un istante.
Avete capito perché certi individui – anche troppi – vengono chiamati «cazzoni»…?
One thought on “coglionazzi. SI ARRIVA QUI E CI SI FERMA”
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