coletta & prossimità sociale. ECCO GLI EFFETTI DELLA PERFETTA TERZIETÀ E DELLA IMPARZIALITÀ DEL SOSTITUTO CLAUDIO CURRELI

Dica lei, Herr Coletta. Cosa deve fare un cittadino per ottenere non il di più, ma semplicemente i propri diritti?


In tutto questo pare proprio che ci sia qualcosa che non quadra…

SIAMO IN CORTO CIRCUITO, HERR  COLETTA!


 

Che ci fa un magistrato in questo consesso se non violare la legge italiana?

 

Diceva sempre mia madre – sapete quella signora alla quale i favoritismi, concessi dal Comune di Quarrata al ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, hanno impedito, dal 2008 al 2016, di poter rimettere piede in casa sua a Lecceto? –; diceva sempre mia madre, figlia di boscaioli, che «o si tira o si soffia»: insomma è impossibile inspirare ed espirare al tempo stesso; in un buco del naso entra l’aria e dall’altro l’aria esce…

Ai magistrati, al contrario, questo è concesso. Come nel caso del sostituto Claudio Curreli, il tosto che piace tanto a Maurizio Ciottoli, lo squadristello “tubatore” della Ferruccia quarratina amico stretto, per altro, del Lgt Salvatore Maricchiolo, uno dei prediletti dal sostituto Curreli stesso.

Tommaso Coletta (vi invito a rivedervelo e risentirvelo qui) garantisce a Luigi Egidio Bardelli e all’avvocato Andrea Ferrini, presidente della Camera Penale pistoiese, che la «prossimità sociale» (detta alla contadina: «il mangiar la pappa insieme con qualcuno») non turba assolutamente l’uso corretto e rigoroso della giustizia da parte dei santi della procura pistoiese. Ma credergli è davvero impossibile: lasciàtecelo dire.

Analizziamo da vicino questo sostituto-fenomeno pistoiese: «con nota Prot. N.16007 del 09.09.2019 e Prot. N.16617 del 17.09.2019 il Dott. Claudio Curreli, nato a Cagliari il 22.06.1968 e residente a Pistoia, in qualità di Legale Rappresentante della “Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani” (A.G.E.S.C.I.) – zona di Pistoia, C.F. 80013510476 e delegato di “Terra Aperta”, chiede alla Provincia di Pistoia la concessione del Patrocinio gratuito per le attività relative al “Protocollo d’intenti Terra Aperta – Rete territoriale solidale pistoiese per l’accoglienza”, firmato in data 04.06.2019» (scarica documento).

Nichts zu sagen, Herr Coletta! Ma poi, quando apprendo ufficialissimamente, dal Moreno Seghi della Provincia (brillante carriera, mi dicono: partì da usciere e oggi è funzionario con posizione organizzativa, dopo essere stato anche sindaco di San Marcello. Gli è andata assai meglio che al mai-comandante Andrea Alessandro Nesti, pur protetto da tutti, procura compresa); quando apprendo dal Seghi e dal Marmo che il Curreli è: 1. di Legale Rappresentante della “Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani” (A.G.E.S.C.I.) – zona di Pistoia, C.F. 80013510476; 2. delegato di “Terra Aperta” (a volte definito anche coordinatore della medesima), realtà che tende a includere i clandestini, ma ad escludere (e perseguitare) il Bianchini e Linea Libera, certe constatazioni tendono a turbarmi.

Per chi lavora questo magistrato? Per lo stato e la legalità o per i clandestini e l’illegalità? Certo non spetta a lui risolverne i problemi e, nel momento stesso in cui si schiera, ha gà gettato la sua toga alle ortiche. Terzietà e imparzialità sono già andate a farsi benedire!

L’ho detto, l’ho scritto, ma nessuno fa nulla. E allora lo ripeto. All’urbe, agli orbi e ai torbi. Come può uno scoglio arginare il mare? E, del pari, come può un magistrato penale, con l’obbligo della cura legale degli interessi pubblicistici – come di recente ha scritto lo stesso presidente del tribunale Maurizio Barbarisi – perseguitare il Bianchini per una caccola amministrativa e collaborare, anima e còre, con gli uomini di buona volontà di tutta la terra, per sostenere le posizioni illegali dei (leggete La Nazione) 300 illeciti di Vicofaro che ruotano intorno al don «disobbedisco e accolgo»?

Siamo in pieno corto circuito, Herr Coletta! Ancor più se lei, come capo-procura, non intende provvedere a mettere in un angolo, in mora (e con un piede di fòra) questo solerte nasconditore di fascicoli cosentini che abita indisturbato a Pistoia; riverito da tutto e da tutti, e che ogni mattina se ne va a lavorare (si fa per dire: perché il più delle volte, con gli impegni personali che ha, è fuori stanza) gomito a gomito con la moglie Nicoletta Maria Curci.

C’è una legge dello stato che ci impone di dover tollerare questi scempi istituzionali in cui legalità e illegalità si invertono nella scala dei valori?

Siamo in pieno corto circuito, Herr Coletta! Pensi anche – e verifichi, perché il compito spetta a lei – quante volte Curreli non svolge indagini come dovrebbe e viola l’art. 358 del cpp. Quante volte è in conflitto d’interessi quando risulta responsabile del procedimento per i maltrattamenti dei deboli istituzionalizzati alla Maic del serafico Luigi Egidio Bardelli, dal momento che, occupandosene, necessariamente si scontra, proprio per il concetto di «prossimità sociale», con il suo amico don Manone, padrone di tutta Pistoia, dall’assistenza ai fragili, all’uso – non di rado scorretto – della sua personale Tvl libera-un corno. E di questo ci sono prove passate in giudicato: che non venga in mente a nessuno di riattaccare la solfa della diffamazione, perché ci siamo rotti le palle.

Se da qualche parte diffamazione c’è, spiace doverlo dire, Herr Coletta, ma essa cova, come una fiaccola sotto il moggio, proprio in casa sua.

Se stalking c’è, c’è per lo stesso motivo. Se violenza privata c’è, essa si manifesta negli stessi modi e forme quando qualcuno dei suoi subalterni anziché vedere, si copre gli occhi; come nel caso della signora mandata a morte dalla sanità della Valdinievole, ma con l’aiuto anche del grande Ospedale San Jacopo di Pistoia, terra difesa dalla disciplinare dell’ordine dei giornalisti quando in essa pontificava anche Giampaolo Marchini, oggi presidente del dis-ordine dei giornalisti toscani.

Dica lei, Herr Coletta. Cosa deve fare un cittadino per ottenere non il di più, ma semplicemente i propri diritti? Deve seguire il motto delle frange rosse estraparlamentari terroriste che scrivevano (anni 80) sui mattoncini rossi dell’allora sede della Sip, in via del Molinuzzo: «Il potere inizia dalla canna del fucile?».

Per me non funziona così. Il mio fucile si chiama scrittura, logica, legge. Con esso e con le garanzie dell’art. 21 della Costituzione, ho sparato e sparerò ancora finché la dittatura di certi magistrati infedeli alla Costituzione e alle leggi italiane non si saranno liofilizzati e sfarinati a causa di tutte le loro indegne e vomitevoli colpe.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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