PISTOIA. Interessante iniziativa quella del Comitato per il Sì che si dichiara autonomo, non promosso dal Pd e che ha offerto alla cittadinanza un’occasione di approfondimento e riflessione sul tema della riforma costituzionale.
Introdotta dal Presidente Graziano Battiloni, Ginevra Cerrina Feroni, costituzionalista dell’Università di Firenze, già componente della commissione dei Saggi per la riforma della Costituzione voluta dal Presidente Napolitano, ha svolto la sua relazione “Verso la riforma costituzionale, per un voto consapevole” davanti a un pubblico attento.
In premessa la professoressa ha detto che è necessario decontaminare il dibattito e capire cosa significa questa riforma. Depurarlo dal condizionamento derivante dal plebiscito su Matteo Renzi, diciamo noi.
L’intervento è proseguito, come in una vera lezione ben organizzata, ragionando con metodo sul merito della riforma.
Quanto al metodo la relatrice ha posto i quesiti che seguono per poi rispondere e argomentare nel merito.
- Perché si vota?
- Come si vota?
- Il Governo poteva fare le riforme?
- Si poteva farne a meno?
Quelle che seguono sono in sintesi le risposte:
- Si vota perché lo dice la Costituzione. Cioè data l’approvazione in seconda lettura delle riforma con maggioranza assoluta (anziché qualificata, cioè dei due terzi degli aventi diritto), si può ricorrere al referendum. Voteremo nella prima o seconda settimana di ottobre.
- Si vota sì o no, è un referendum confermativo e non serve quorum. Da più parti si chiede lo spacchettamento (cioè per esempio la possibilità di votare per la diminuzione dei poteri alle Regioni ma non sulla composizione del Senato) ma non si è mai fatto e difficilmente si può pensare di procedere in quel senso. Ipotesi poco o punto praticabile.
- Quando la Corte Costituzionale ha definito illegittimo il Parlamento perché eletto con una legge incostituzionale – dice sempre la Professoressa – mi sarei aspettata che il Presidente della Repubblica mandasse a casa il Parlamento: ma non l’ha fatto. Il fatto che il Governo non sia passato per il voto, indebolisce sotto il profilo del merito questa riforma. Del resto Giorgio Napolitano è stato, prima volta nella storia italiana, eletto per il secondo mandato, ma ha messo come condizione la riforma costituzionale come priorità del futuro governo (ci sarebbe da chiedersi perché tanto riguardo a un presidente… – d.r.).
- Non si poteva fare a meno di questa riforma, l’aspettiamo da 30 anni. La prima riforma fu predisposta da Bozzi (83-85), seconda bicamerale De Mita Iotti (92-94) poi comitato Speroni (luglio 94), poi commissione bicamerale D’Alema e Berlusconi 1997/98, Berlusconi con il comitato Brigandì, progetto di revisione 2005 bocciato nel 2006. Bozza Violante del 2007; nel 2013 la commissione nominata dal presidente Napolitano che ha esaurito i suoi lavori nel 2013 con un progetto di riforma finito con la sfiducia del governo Letta.
Il contenuto della riforma: primo tema riforma del bicameralismo, rapporti Stato-Regioni, abolizione enti non necessari, rafforzamento degli strumenti di democrazia diretta.
Si sarebbe potuto fare un parlamento con una sola camera? Certo, ma evidentemente è stato un problema politico. Sarebbe stato meglio diminuire il numero dei deputati. 100 senatori di cui 74 consiglieri regionali (individuati nelle elezioni regionali con legge di là da venire) per il resto sindaci e poi 5 nominati dal presidente della Repubblica ma solo per 7 anni…
Eccoci alle valutazioni finali. Nel rapporto Stato/Regioni la riforma riduce i poteri delle regioni, lo Stato riassume le grandi reti di comunicazione, il turismo, il commercio con l’estero, le grandi infrastrutture.
Viene eliminata la potestà concorrente. Del resto per stare in Europa serve un governo forte e non regioni forti. Ancora, il testo della riforma è scritto male, può essere fonte di un contenzioso incredibile… inoltre questa riforma non limita i costi della politica, che sono un falso problema, limiterebbe davvero i costi della politica l’eliminazione dello spreco delle partecipate.
All’obiezione circa la classe politica che andrà a formare il nuovo Senato, Cerrina Feroni risponde: la peggiore è quella espressa dalle Regioni, ma perché quella nazionale brilla? e consiglia ai partiti di farsi un esame di coscienza e dar vita alla formazione di una classe dirigente all’altezza di questo nome.
Il nuovo Senato sarà molto mutevole in continua evoluzione, senza termine di scadenza, ciò potrebbe essere un valore aggiunto, c’è solo da provare adattando i regolamenti delle Camere alla nuova condizione.
La sintesi che facciamo noi è questa: tutto ciò che nella riforma crea perplessità è frutto del “problema politico” cioè della difficoltà di accordare le diverse fazioni, di non scontentare nessuno, in particolare il Pd. Ciò che ci piace e sentiamo come auspicabile è da definire con norme ordinarie e regolamenti di là da venire.
Qualcuno ha chiesto che succede se vince il no e la risposta è stata questa: se vince il no è un bel pasticcio, oltre a difficoltà con l’Europa, in cui vogliamo continuare a essere interlocutori con un governo forte, avremo una nuova legge elettorale per la Camera ma con il Senato sopravvissuto da eleggere come…?
Ha chiuso i lavori l’avvocato-professore Niccolai, presidente del consiglio comunale, che ha ringraziato Cerrina Feroni per la sua capacità di esposizione e per il tono scevro da accenti polemici, avvertendo i presenti che difficilmente si avranno ulteriori occasioni di confronto sereno.
Insomma, più probabile che si dispongano ring su cui incrociare i guantoni…
[Paola Fortunati]
Per la figura e la rigorosa moralità di Napolitano vedi:
Giordano Bruno, uno che nel 1600 fu bruciato vivo perchè credeva che l’immenso universo fosse pieno di vita, scrisse:
“Chiedere al POTERE di riformare il POTERE; che illusione!”
Un atro di nome Albert Einstein che di universi se ne intendeva e che è considerato il maggior scienziato del ventesimo secolo, disse:
“Non si possono risolvere i problemi usando la stessa logica che li ha prodotti”.
Alcuni geni del ventunesimo secolo: Boschi, Renzi e i loro accoliti, vogliono riformare il potere usando la stessa logica centralista cara a Mussolini, Hitler, Marx e despoti vari delle grandi famiglie finanziarie che credono di possedere il mondo,
Ebbene io sono un uomo qualunque del 2016 e dico:
“Questa riforma non è che l’ennesima truffa di democrazia, mediante la quale il potere dello status quo politico ed economico ha la pretesa di ILLUDERE il popolo italiano di volersi RIFORMARE usando la stessa logica della continuità storica, dalle cui terribili esperienze dimostriamo di non aver capito NIENTE.”
Conclusione: si voglia oppure no, il POTERE ottenuto senza legittimazione popolare dà alla testa. Glii individui che lo usano senza discernimento oscurano la parte riflessiva e creativa propria degli uomini liberi e coscienti e sanno produrre solo problemi e guai che tutti i poveri “Uomini qualunque” come me, saranno chiamati a pagare. Io voterò NO alla riforma e se potessi voterei NO alla costituzione da riformare.