PISTOIA-MONTAGNA. Questo processo sulla ex Comunità Montana, spezzettato in tanti rivoli e con colpi di scena a ogni udienza, fa convergere il generale orientamento di chi ha seguito la vicenda e i suoi “fumogeni” a partire dalla “relazione Eller”, su un convincimento: questo processo non s’aveva da fare e, se le cose fossero andate come sarebbe stato “politicamente” auspicabile, oggi avremo un colpevole certo e tanti logorroici cialtroni della politica locale belli, puliti e nuovamente disponibili a proporsi per il bene collettivo del nuovo millennio.
Ma qualcosa è andato storto o forse qualcuno ha deciso di non volersi proporre come agnello sacrificale per coprire il malaffare che, a guida comunista e democristiana, si è perpetrato per decenni in questo ente che poteva produrre ricchezza e lavoro e ha invece generato unicamente sporcizia politica e non solo.
Abbiamo la personale sensazione che, quando è scoppiato lo scandalo, la soluzione fosse quella di risolvere il problema attraverso avvocati tecnicamente disposti a trovare una soluzione condivisa (la qual cosa è nelle loro competenze e nei loro obblighi deontologici) fra l’allora Giunta dei Sindaci e l’allora “reo confesso” Giuliano Sichi.
Ma qualcosa è andato storto, perché l’ex economo ha deciso di “cambiare cavallo” e, dal patteggiamento – così si narra – ha preferito ricorrere al giudizio ordinario.
O forse è stato il legale a rinunciare all’incarico (perché? come mai? sono domande lecite?) e il “coperchio” della pentola a pressione è scoppiato.
L’unica cosa certa è che al di là di certe voci che vorrebbero un legale di questo procedimento addirittura denunciato per infedele patrocinio, la Verità vera è ancora lontana. Ma molto e ancora molto.
La Provincia che si costituisce parte civile per un ipotetico mancato introito dal taglio boschi (vedi) e poi doverosamente offre alla difesa dell’imputato le prove che le reversali di incasso di quelle somme sono rintracciate e rintracciabili, anche se in forme e modi non ortodossi, ci suscita il dubbio se chi di dovere, prima di istruire un processo, abbia letto gli atti con la dovuta attenzione, o sia stato, limitandosi alle prime righe dei fogli, a guardare qualche partita di calcio. Magari del Napoli. Magari volando in aereo low cost.
Non sembri offensivo il tono nei confronti di alcuno, ma in questa vicenda qualcuno gioca barando.
Per essere più chiari ed espliciti, le responsabilità politiche devono venire alla luce: e sono responsabilità pesanti, anche se sappiamo bene che su questo genere di responsabilità la giurisprudenza è estremamente complessa e contraddittoria. O a volte ruffiana.
Dovremmo aprire un nuovo fronte di considerazioni sul tema della uniformità, in genere, di condotta dei magistrati dinanzi a certi tipi di reato, ma comprendiamo che ci potremmo avventurare su un terreno “minato” senza avere in casa, fortunatamente, un Erdogan che sembra avere risolto il problema “alla Stalin”.
La domanda “fumante” è: perché qualche sciagurato dipendente, fedele o infedele, e nessun politico? Che sporca immunità è mai questa?
Certi politici locali delle varie opposizioni che, a loro onore, lavorano e non si possono permettere di “fare politica” a tempo pieno, come i cattocomunisti stanno facendo da settanta anni in Italia e anche in Montagna, vogliono fare i politicamente corretti o decidono di tirare fuori i… cosiddetti?
È arrivato il momento del no!
Si flectere nequeo superos, Acheronta movebo, “se non posso piegare gli dèi, chiamerò in mio aiuto l’inferno”.
[Felice De Matteis]