PISTOIA. Dopo 5 mesi di attesa, un lungo, estenuante processo quello di stamattina, 24 novembre, davanti al collegio dei giudici Tredici, Magi e Mancuso, nel Tribunale di piazza Duomo.
Si tratta del “secondo filone Sichi”, cioè quello che riguarda il concorso doloso in peculato per omissione che vede imputati, accanto all’ex economo della Comunità Montana accusato di ammanco alla Comunità, Roberto Fedeli e Rosa Apolito, ex dirigenti dell’ente. Quest’ultima era stata ascoltata nell’udienza del 7 luglio scorso.
Il processo è iniziato questa mattina alle 11:40 per terminare alle 16:45 circa, con l’audizione di sei testimoni, tre dell’accusa e tre della difesa, più lo stesso imputato Fedeli.
In aula l’avvocato Guido Tesi, difensore dell’ex dirigente, l’avvocato Andrea Ferrini per la Provincia, il pm Boccia. Pesenti anche Graziella Cimeli e Flavio Ceccarelli, membri del Comitato ammanco alla disciolta Comunità Montana.
Una vicenda cavillosa che non ha dato chiarezza nemmeno nella lunga udienza di oggi, dalla quale sono emerse discrepanze e incertezze.
I tre testi della difesa ascoltati sono stati Sandro Tacconi, ex funzionario della Regione Toscana, Andrea Brandani, funzionario del settore Turismo e del settore Investimenti di infrastrutture pubbliche del Turismo per la Regione Toscana, e Giuliano Sichi, ex economo della Comunità Montana e imputato in due procedimenti.
I tre hanno parlato di “fondi interamente statali” quelli dati alla Comunità Montana per i lavori di manutenzione straordinaria alla funivia Doganaccia-Croce Arcana (attribuiti con delibera di Giunta 78 del 30 ottobre 2009), lavori di cui si era aggiudicata l’appalto la ditta Ct Crane Team srl, poi fallita. Si parla di lavori per un importo totale di oltre un milione di euro.
Fedeli, invece, interrogato dal pm, non ha saputo dire quale fosse l’origine dei fondi. “Mi sono posto il problema se quell’appalto rientrasse nella mia legittimità o meno, non mi sono chesto da dove venissero i fondi”.
I testi hanno poi parlato di 600 mila euro di contributi con un anticipo di 240 mila euro, ovvero il 40% del totale dietro presentazione della documentazione che attestasse l’inzio dei lavori, come previsto dal decreto di concessione. Giuliano Sichi, invece, ha parlato di 420 mila euro di anticipo.
Confusione è emersa sulla parola “anticipazione” e su ciò che era scritto nel bando e nel contratto di appalto.
Sulla base della perizia allegata al bando della gara di appalto per il conferimento dei lavori alla funivia della Doganaccia è emerso che il pagamento prevedeva un’anticipazione del 30%, anticipazione che poi è scomparsa nel contratto.
“Mi sono accorto che avevo fatto un errore – ha detto Fedeli in aula – e che nel contratto non c’era scritto “anticipazione del 30%” come era scritto nel bando e dunque ho corretto l’errore inserendo la stessa dicitura. Però di fatto non si trattava di un’anticipazione, perché il pagamento è avvenuto dopo circa 60 giorni dal contratto”.
Il progetto di appalto (cioè svolgimento e aggiudicazione della gara) doveva essere presentato entro il 31 dicembre 2009, altrimenti il contributo sarebbe stato perso. Il contratto di appalto è stato invece stipulato il 5 marzo 2010, mentre l’ordine di avviare il progetto risale al 23 marzo.
Fedeli ha parlato anche di “759 mila euro di fondi regionali, statali e comunitari riconosciuti dalla Regione alla Comunità Montana per maggiori oneri documentati dai lavori alla funivia Doganaccia-Cutigliano”.
Per la difesa hanno parlato invece i testi Sergio Ceccarelli, gestore degli impianti della Doganaccia, Franco Pellicci, ex segretario generale della Provincia e Sara Romagnani, ex impiegata della Comunità Montana.
Tutti e tre hanno parlato di “errore” e di “anomalie” tra le modalità di pagamento scritte nella perizia allegata al bando di gara e quelle invece scritte nel contratto di appalto e di un “uso improprio” del termine “anticipazione” riferito al pagamento alla ditta che doveva svolgere i lavori alla funivia.
Per la discussione si dovrà attendere febbraio.
[Alessandra Tuci]