con disciplina ed onore. UN MODO DI SERVIRE LA COSTITUZIONE ASSOLUTAMENTE IGNOTO A* MAGISTRAT* DELLA PROCURA NOSTRALE

L’unica decisione possibile, per un’Italia malata terminale, è la cura di Tarquinio, famosa per l’immagine della decapitazione dei papaveri come suggerimento del re al figlio che assediava la città di Gabi…



ALLA FINE PREVALSE IL GIUSTIZIERE:

«FAMO PAGAR’ ER FI’ AR CARABINIERE!»


 

Certi giornalisti insegnano, ma prima andrebbero insegnati loro…

 

Sulla «gente comune» – quella per cui promise che avrebbe lavorato Tommaso Coletta in una famosa intervista di Massimo Donati – si può fare ciò che si vuole: sui magistrati non si deve fare niente, perché, come affermano anche i giornalisti (vedi Maurizio Gori su Curreli), quando loro non sono in servizio hanno diritto di fare quello che vogliono a prescindere. Obbràvo!

Se l’Italia è questa, l’Italia non è certo quella che la scuola fascista di Giovanni Gentile mi insegnò nei tempi in cui i preti erano preti e i figli non si andavano a fare a Pittsburgh con l’eterologa, l’utero in affitto e magari lo sfintere sbianchettato a spese della Regione Sicilia, come accadde per lo scandalo del governatore Rosario Crocetta.

Tutto il mondo è paese (specie quello in cui tutti si affannano a insegnarci la legalità) è un messaggio piuttosto esplicito per l’amministrazione della giustizia di Sarcofago City.

In un’Italia in cui il carabiniere del “video Apostolico” finisce sotto la disciplinare perché ha beccato un giudice eversivo e spregiatore della legge – quella cosa a cui sola è soggetto: art. 117 Cost. –, dovremmo meravigliarci se, quando un fedele servitore dello stato come il luogotenente Sandro Mancini fa il suo dovere, finisce sotto processo perché un brav’uomo come Renzo Dell’Anno gli mette alle costole il suo braccio destro/longa manus Giuseppe Grieco e lo perseguita e lo fa perseguitare per due turni (prime cure e appello) fortunatamente andati a finire bene per l’ingiustamente ed iniquamente perseguitato?

In una Italia in cui si ordina ai giornalisti della mensa del padre di non parlare di quel processo (sempre Mancini) o altrimenti non avranno più nessuna “imbeccata giudiziaria” (non è un ricatto estorsivo, questo?); in cui si va da Luigione Bardelli, al Canto al Balì, a sostenere che le «prossimità sociali» non contano niente e che nessuno farebbe o chiederebbe mai un favore a nessuno (tesi proclamata pubblicamente da Coletta), mentre tutti sanno che proprio lui, il fiorentino in jeans, piovuto a Pistoia, rispettava, più della legge, la sua «prossimità sociale» con il Pm aggiunto di Firenze Luca Turco: in un’Italia così è cosa buona e giusta e fonte di salvezza rendere grazie a gente (come Coletta e i suoi caporali) che fa di tutto per sostenere una linea d’azione odorosa se non di Scampia, senz’altro di Caivano o di Ottaviano o di ciò solo che torna a mano?

Una tragica battuta

In un’Italia in cui la verità (l’Apostolico giudice che sta dall’altra parte della barricata; il Curreli che non rispetta le regole del suo mestiere e lavora con la moglie nello stesso tribunale; il Curreli che lavora contro lo stato come il suo collega Apostolico; il Curreli che fa lo scout targato catto-Agesci e non mostra alcun rispetto per la suprema – come amano ripetere certi personaggi – Corte di Cassazione se non quando la adopera ad usum Delphini); in cui i custodi della Costituzione sparano sulla libera e veritiera informazione perché Linea Libera dà loro fastidio: in un’Italia così, è bello e onorevole vivere? È un’Italia giusta, onesta, accogliente, solidale, affidabile? O è un bordello come la nave sanza nocchiero di Dante?

È giusto infliggere 15 giorni di carcere per una telefonata urlante, sì, ma sulla pubblica via e prima di mezzanotte e in periodo estivo e dinanzi a un agriturismo (Il Calesse di Montorio, caro al Comune di Quarrata) che, quando si mette a fare il karaoke tiene sveglio mezzo Montalbano fino alle 5 del mattino?

Quest’ultima è una domanda per il Gip Alessandro Azzaroli: ma soprattutto per il sostituto Giuseppe Grieco, a me avverso perché non ho mai obbedito al suo «diktat della bocca cucita» sul caso Mancini. Un diktat accolto dalla stampa organica e rispettato vergognosamente alla lettera dai “giornalisti” montanelliani di Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini.


UNA ‘RISORSA’ IN AZIONE

Che accadrebbe a un cittadino italiano che paga questo stato e lo tiene in piedi garantendo lo stipendio a certi magistrati, se si comportasse come questa ‘risorsa’ in azione? Ponetevi questo ‘apostolico’ quesito. E interrogatevi sul modo di intervenire della procura di Pistoia. Il giornalismo montanelliano caro ai nostri garanti della legge, è il tacere obbedendo a certi diktat del silenzio oppure questo nostro, di noi che ogni giorno siamo sotto tiro perché descriviamo fedelmente la realtà dei fatti che avvengono per come avvengono?


E per don Biancalani e i suoi continui e impegnativi decreti penali – gli ultimi dei quali da 20 mila e 5 mila euro – quanti anni di galera comminerete, eminenze nere che, quando siete fuori-servizio come gli ascensori, avete il diritto di fare quello che volete perché la gente teme voi e le vostre immonde ritorsioni? Volete aggiungere qualcosa o preferite tacere come al solito?

In un’Italia in cui sempre Curreli mi scaraventa in aula e mi fa condannare da Gaspari, dopo avermi tenuto 104 giorni ai domiciliari grazie alla Gip Martucci che procede a refe nero: e il tutto solo dopo avere io chiesto che il corrottissimo Comune di Quarrata applicasse leggi nazionali e norme regolamentari disapplicate ad arte per certi personaggi favoriti come il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi o il mai-comandante Andrea Alessandro Nesti; in una Italia così, di Benigni e Mattarella, ditemi: è bello e onorevole vivere?

Giovanni Battista Costa. Tarquinio il Superbo taglia la testa ai papaveri troppo alti

Personalmente mi viene il vomito, mentre nessuno – dal mùtolo non-presidente in giù – sa dire semplicemente che schifo!; né pensa di dover prendere l’unica decisione possibile, cioè la cura di Tarquinio, famosa per l’immagine della decapitazione dei papaveri come suggerimento del re al figlio che assediava la città di Gabi. Studiate i libri invece di giocare con il copia-incolla, che è diventata la vostra maggiore occupazione come il Lego per i ragazzini!

O ci decidiamo, come popolo cui spetta la sovranità, a mozzare la testa da serpente velenoso di certi magistrati, o è davvero meglio che gente come Soros provveda alla sostituzione etnica ormai in corso in Italia.

Perché se non altro, quando l’Africa sarà tutta da noi e ci avrà ridotto ai minimi termini, i neri cercheranno la via di ampliare i loro orizzonti. E allora toccherà alle baguettes di Macron, alle tapas spagnole, alla droga olandese, ai neonazisti tedeschi che già si stanno riorganizzando alla faccia di Scholz, e alla credulità imbecille del governo melònico che si fida dei crucchi.

L’ultimo calcio in culo alla civiltà del mondo (perché tutto il mondo, anche quello cinese, si basa su schemi di politica rinascimentale: quindi italiana), lo ha tirato e lo tira la chiesa di Bergoglio, il papa che non crede in dio e pertanto omaggia l’ateo (ma arricchito) Napolitano.

E allora… Laudato si’, mi Signore, per sora nostra distruzione spirituale e la terza guerra mondiale che avanza a marce forzate.

In fondo la fine del mondo non è che un guadagno per tutti – cito Saba – i sereni animali che avvicinano a Dio

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Carlo Bartoli e Giampaolo Marchini

 

Signori della procura e presidente Barbarisi, fatevi spiegare bene da Bartoli e da Marchini il motivo per cui sono così avvelenati nei miei confronti.

Tanto prima o poi dovrete comunque farlo dato che vi accorgerete che vi hanno preso in giro.


Print Friendly, PDF & Email