condannati per diffamazione. IL MIO PERSONALE PUNTO DI VISTA

Non c’è stata alcuna volontà di capire le ragioni di una “battaglia” perpetrata contro tutti i “potentati”, sempre a senso unico, sempre “documentata” ma è emersa, da tante, troppe parti, l’esigenza di “mantenere un profilo basso”, di non rispondere con altrettanta accuratezza alle “provocazioni” e alle denunce pubbliche fatte facendo passare, nel silenzio assoluto,  gli articoli e le pubblicazioni di Edoardo Bianchini e di Alessandro Romiti come l’opera di due “pazzi” e “visionari” criminali.

 

QUARRATA. La condanna era nell’aria. Vedendo come stanno andando le cose in questi tempi. Sono sempre stato zitto, non mi sono intromesso mai nelle vicende personali dei miei “compagni di testata” e pur non condividendo come altri (uno su tutti il collega Mauro Banchini) le modalità scelte per portare avanti le proprie “battaglie” sul campo ho continuato a seguire quanto veniva scritto attorno alle vicissitudini (non esclusivamente familiari) che hanno portato Edoardo Bianchini (dopo un periodo di salute non facile per lui) ad iniziare una “sua” Crociata che da una parte lo ha “rinvigorito” accentuandone forse anche gli eccessi e dall’altra gli sta portando al momento solo “grane” (dagli arresti domiciliari già subiti) e una generalizzata antipatia in gran parte dei lettori di “Linea Libera” in un silenzio assordante da parte di tutti. in primis, le Istituzioni. 

Con un disinteressato distacco ho seguito anche le “inchieste” tutte aglianesi di Alessandro Romiti.

Non c’è stata alcuna volontà di capire le ragioni di una “battaglia” perpetrata contro tutti i “potentati”, sempre a senso unico, sempre “documentata” ma è emersa, da tante, troppe parti, l’esigenza di “mantenere un profilo basso”, di non rispondere con altrettanta accuratezza alle “provocazioni” e alle denunce pubbliche fatte facendo passare, nel silenzio assoluto,  gli articoli e le pubblicazioni di  Edoardo Bianchini e di Alessandro Romiti come l’opera di due “pazzi” e “visionari” criminali.

La Nazione

Sono umanamente vicino ad entrambi: la condanna di quasi tre anni di carcere per Bianchini e di circa un anno e mezzo per Romiti per diffamazione e stalking giornalistico mi lasciano perplesso e basito.

Faccio mie le parole utilizzate oggi da Mauro Banchini e che riporto integralmente:

Quasi tre anni di galera (due anni e dieci mesi) a Bianchini e più di un anno (un anno e quattro mesi) a Romiti. Quattro anni e due mesi, in totale, a due giornalisti che sono stati condannati anche a pagare le spese processuali nonchè alcune decine di migliaia di euro, in risarcimenti, a qualche decina di persone che si sono sentite diffamate dagli articoli giornalistici dei due.
Massimo rispetto per tutti, giudice compreso, ci mancherebbe. Ma sarà utile leggere bene la sentenza e attendere almeno l’appello. Oltretutto in ballo non c’è solo la “diffamazione” ma anche un singolare “stalking giornalistico”.
Due giornalisti condannati, dunque, per i loro articoli, per come hanno ritenuto di svolgere una attività (il giornalismo) sempre preziosa per la stessa democrazia. Condannati per … “stolkeraggio giornalistico”.

Andrea Balli

Un precedente di parecchia importanza generale, almeno per quei giornalisti che — non fidandosi solo dei comunicati stampa, facendo domande e non ottenendo risposte — non amano la comodità del lasciar perdere.
Un giornalismo che insiste e insiste sopra le righe può certo incappare nella diffamazione. E allora una condanna ci sta pure.

Ma “stolkeraggio giornalistico” che significa? E dove può portare?
E, oltretutto, nulla si dice (ma attendiamo la sentenza per vedere se lì ci sarà scritto qualcosa) sulla verità o meno delle accuse formulate dai due giornalisti nei loro articoli (accuse di “abusi”).
Quegli “abusi”, nel processo e nel giudizio, sono stati indagati e verificati o no? C’erano davvero oppure se li sono inventati i due giornalisti? Fra le decine di “parti civili” c’era anche il Comune (Quarrata) dove secondo i due giornalisti sono stati commessi e tollerati “abusi” oppure no?

Il Tirreno

E, se no, questa assenza non sarebbe come minimo singolare? Il Tribunale di Pistoia, magari come conseguenza di questo processo, ne aprirà un altro per verificare se quelli abusi c’erano oppure no?

In un contesto normale questa condanna farebbe notizia. Da noi presumo proprio di no. Aspettiamo gli sviluppi.

Conoscendo Edoardo, come già ha fatto intendere ieri e oggi con i suoi “resoconti” sulla sentenza del Tribunale di Pistoia non credo che si fermi nella ricerca della “verità”. Contro tutto, contro tutti.

E con lui — questo il mio auspicio — Linea Libera (sempre che resti attiva e non subisca le conseguenze della sentenza) rimarrà una voce libera e democratica, aperta a tutti.

Senza censure per nessuno.

Andrea Balli
[andreaballi@linealibera.it]


Print Friendly, PDF & Email