Il presidente provinciale, regionale e vicepresidente nazionale di settore di Confagricoltura Luca Magazzini interviene nel dibattito sulla legge quadro sul florovivaismo, il ddl Liuni, su cui è stato sentito di recente in audizione al Senato. Fra i punti da migliorare anche la disciplina dei centri di giardinaggio, i requisiti per la creazione di distretti florovivaistici e le sinergie fra ministeri attinenti alla valorizzazione della filiera del verde, con il coordinamento affidato al ministero delle Politiche agricole
PISTOIA. «Alla legge quadro di riforma del settore florovivaistico, il ddl Liuni, attualmente in discussione in Senato vanno apportati alcuni rilevanti miglioramenti, soprattutto per evitare che il florovivaismo veda sminuita la sua natura di attività agricola in senso stretto, saldamente ancorata ai principi dell’articolo 2135 e seguenti del Codice Civile che definiscono l’impresa agricola».
A dichiararlo è Luca Magazzini, presidente della federazione di prodotto “Florovivaismo” di Confagricoltura a livello provinciale e regionale nonché vice presidente di settore a livello nazionale, che nei giorni scorsi ha formulato in un’audizione al Senato le sue osservazioni sul disegno di legge Liuni “Disposizioni per la disciplina, la promozione e la valorizzazione delle attività del settore florovivaistico”, approvato dalla Camera dei deputati il 4 novembre 2020.
«Il richiamo alla necessità di non intaccare la natura agricola del florovivaismo – continua Magazzini – riguarda in particolare, ma non solo, la formulazione di alcuni commi degli articoli 4 e 13 del ddl Liuni. Il fatto è che nella definizione di attività florovivaistica quando ci si riferisce alle altre attività (manipolazione in primis) ci deve essere comunque un più incisivo rinvio al concetto di connessione all’attività di produzione vegetale e ai principi dell’articolo 2135 e seguenti del Codice Civile. E in merito ai centri per il giardinaggio va chiarito, oltre al possesso dei requisiti di cui all’art. 2135, che eventuali beni e servizi devono essere connessi all’attività agricola principale assicurando il rispetto della regola della prevalenza dei propri prodotti ottenuti nell’esercizio dell’impresa agricola».
«Altrettanto importante – aggiunge il vice presidente nazionale di settore di Confagricoltura – sarebbe una chiara differenziazione tra misure e interventi per il comparto floricolo e quelli per il comparto vivaistico ornamentale, dal momento che hanno strutture e cicli produttivi, fabbisogni e dinamiche di mercato differenti. Insomma il piano di settore del florovivaismo, nel quale auspichiamo un riferimento al tema dei costi di produzione, soprattutto quelli energetici delle serre, dovrebbe essere articolato in due sezioni: una per le produzioni floricole e una per quelle vivaistiche».
Inoltre, riguardo ai distretti florovivaistici, afferma Magazzini, «è opportuno chiarire bene che la possibilità di definirne di nuovi deve basarsi su dati oggettivi che esprimano una significativa rilevanza delle aziende e dimensione economica del comparto nel territorio, se vogliamo che i distretti siano rappresentativi di realtà davvero vocate a determinate produzioni».
Infine, in linea col comunicato di Agrinsieme del 3 marzo, Magazzini ritiene molto utile una strategia di valorizzazione del florovivaismo e della filiera del verde che preveda a livello strutturale «maggiori sinergie tra i dicasteri di Ambiente, Istruzione e Università, Salute, Sviluppo economico e ovviamente Agricoltura, a cui deve spettare il ruolo di coordinamento delle iniziative».
Con la previsione anche di «percorsi formativi mirati, sia nei programmi degli istituti scolastici superiori che nei corsi accademici delle università, per soddisfare i fabbisogni delle imprese del florovivaismo».
[sandiford — confagricoltura]