PISTOIA. Si è svolta ieri, martedì 16 settembre, l’ultima delle “conversazioni sul Parterre” di Piazza san Francesco, un ciclo di incontri organizzato dalla Filarmonica Borgognoni anche per reperire finanziamenti per il restauro del Pantheon e per l’abbattimento delle barriere architettoniche che ancora rendono inaccessibile il Parterre ai portatori di handicap. La somma per questi interventi, già pianificati e già esecutivi, si aggira sui 40 mila euro e, nonostante la discreta partecipazione agli appuntamenti culturali che hanno avuto luogo nei locali della gloriosa banda cittadina, si è ancora molto lontani dall’obiettivo finale.
A condurre la discussione su La città che muta entro le mura urbane Claudio Rosati, in qualità di presidente della Filarmonica Borgognoni, e Olga Agostini, funzionaria responsabile dell’Ufficio della città storica del comune di Pistoia.
Quest’ufficio, geneticamente interdisciplinare e previsto dal piano della città storica del 2008, noto come piano Cervellati, ha il delicato compito di pianificare le trasformazioni della città racchiusa entro le mura, sia con funzioni di indirizzo che regolando i rapporti pubblico-privato. Tutelando anche la principale caratteristica urbana: il suo essere diversità. Più in dettaglio l’ufficio, compreso nel servizio urbanistica e istituito solo di recente con la nuova amministrazione Bertinelli, segue da vicino prevalentemente tre macro settori: arredo urbano, mura e riconversione area Ceppo (il più importante banco di prova della classe dirigente pistoiese).
Non c’è un’estetica di riferimento per l’arredo urbano: l’idea guida è di andare verso un piano dell’arredo e del decoro che favorisca la migliore fruizione possibile degli spazi, in termini di sosta e passaggio, ovvero ottimizzando la disposizione di panchine, percorsi di connessione e collegamento, punti luce, cestini per l’immondizia (con possibilità di differenziare il rifiuto?) e rastrelliere per biciclette. Ovviamente buona parte del lavoro sarà anche quello di togliere gli elementi sovrabbondanti e ormai non funzionali, come la cartellonistica proliferante più o meno in tutte le strade.
L’attuale amministrazione è senza dubbio “la prima con una visione organica sulle mura cittadine dal 1912”, cioè da quando la struttura difensiva passò dal demanio al comune, per la cifra di settemila e cento lire (un bracciante guadagnava una lira al giorno)! Sotto il governo granducale Pistoia era una città gabellante e fino al 1908 si poteva entrare solo da una delle quattro porte, pagando il dazio. Con l’abolizione della cinta daziaria furono abbattute le quattro porte con le annesse storiche casette (che spettacolo se ci fossero ancora!) e se le mura non vennero demolite – permettendo l’espansione urbanistica che la cinta medicea sembrava dovesse negare – fu solo perché non si trovarono i soldi.
Anche gli interventi del pubblico hanno arricchito la serata, in particolare l’architetto Federico Ceccanti, già relatore – su urbanistica illuminata e progetto visionario del Pantheon di Cosimo Rossi Melocchi – durante la prima conversazione, ha fornito alcune chiavi di lettura sulle recenti manomissioni del tessuto urbano. Nel dettaglio ha citato il garage privato, in Via Abbi Pazienza, un volume vero e proprio, con tetto, realizzato fuori terra (rispetto alla strada) letteralmente asportando un giardino che nello stesso piano Cervellati veniva indicato come “storico” e “da tutelare”.
Questo episodio, come la cementificazione delle mura lungo Viale Pacinotti, che in qualunque città sarebbero state rispettate e valorizzate, nel loro essere monumento, con una fascia di rispetto, è figlio di una perversa degenerazione, tutta italiana, per cui, tra conflitti di competenze tra enti e leggi e leggi in deroga, nella pubblica amministrazione non ci sono più responsabilità nette e tutto all’occorrenza diventa arbitrario e adattabile, ovviamente a norma di legge. Infatti la lottizzazione di Via del Pelago è avvenuta nonostante sulle aree inedificate tra le mura e il centro vigesse il principio conservativo, e le già citate costruzioni in Via Pacinotti discendono addirittura da una variante di variante (vedi alcune immagini qui, su Quarrata/news). In altre parole le maglie dei regolamenti, se forzate, si possono sempre allargare con l’aggravante che dirigenti pubblici e politici di turno trovano sempre la scusa per scaricarsi vicendevolmente il barile e non essere chiamati mai direttamente in causa.
In definitiva è emersa trai presenti la convinzione che interloquire periodicamente, con amministratori e tecnici di palazzo Giano, sulla città che muta tra restauro, riuso e abbandono costituisce il miglior antidoto all’assenza di discussione, o peggio, alla discussione quando già sono state aggirate le leggi e la città storica ha subito ferite e danneggiamenti irreversibili. Luigi Pavesi, storico animatore dei gruppi spontanei e musicista della banda, ha pubblicamente dato la disponibilità della Borgognoni a ospitare ulteriori momenti di approfondimento a vantaggio di tutti gli interessati a far funzionare le attività sociali che rendono
Nota a margine: è recente la notizia del fallimento di quell’operazione immobiliare (derivante da un inciucio tra maggioranza e opposizione di tanti anni fa) che aveva comportato la destinazione incongrua dell’edificio (specialistico) dell’ex cinema Paradiso. Ben venga la bocciatura da parte dell’economia reale per chi investe in modo così poco lungimirante nella città storica!
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