VERSILIA. Non sono uno dei convinti sostenitori dell’Europa, ma ne ho còlto e continuo a coglierne quei pochi vantaggi della nostra sofferta “entrata” in Ue con malcelata soddisfazione, pensando ai pochi cambiamenti radicali che, lentamente, permetteranno, forse, anche al nostro Paese di fare qualche passetto in avanti.
Questo vale per le farmacie, le banche, i professionisti, i dirigenti statali (e boiardi), i magistrati, i professionisti, i taxisti, gli ambulanti e, last but non least – so di averne dimenticati molti – i beneficati delle concessioni demaniali, ovvero gli stabilimenti balneari e specificamente quelli della Versilia, il salotto buono delle vacanze griffate, con spiagge “okkupate” a godimento del turista e villeggiante di classe medio alta.
Recentemente l’argomento è stato trattato da un servizio-inchiesta in più puntante di La7 La Gabbia, in cui si sono presentati vari gestori, indignati, offesi e anche sostenuti da lacrimanti clienti sofferenti del possibile “cambio gestionale”, che sono anche intervenuti in una surreale difesa della corporazione che dovrebbero combattere.
In questa visione del mondo “alla rovescia”, qualcuno mi spieghi perché i canoni di affitto di un ombrello e sdraio in Versilia costano più del doppio di quel che avviene sulla riviera etrusca Pi-Gr dello stesso Mar Tirreno.
I gestori protestano per l’azione di depauperamento dello “stato sociale” versiliese che sarebbe causato dalla attuazione – senza concessione di proroga – della direttiva Bolkestein e che li esporrebbe (si parla di una corporazione di 30mila imprese) a una revisione, non alla rinuncia, sostanziale del loro privilegio di affidatari della res publica costiera.
Non voglio fare facili polemiche ricordando gli anni d’oro dal dopo guerra al 2000, quando il fisco non era considerato come risorsa per il welfare, ma una minaccia da eludere diffusamente cercando di massimzzare gli incassi al nero: in quei lustri non solo i balneari si fecero d’oro.
È giunto il tempo di abbandonare i privilegi e prendere atto che la luna di miele è finita ed è arrivato il mercato, ovvero l’Europa, la responsabilità e la competitività.
La vera minaccianon è per i privilegi degli appassionati gestori versiliesi, ma per l’utenza, ovvero la “gente perbene” come ha bene spiegato il professor Alessandro Giovannini dell’Università di Siena.
Gli italiani sono, oltre che un popolo di navigatori e poeti, anche dei convinti masochisti, e questa ne sarebbe la prova. Senza scordare – del resto – il Monte dei Paschi (di cui Giovannini dovrebbe intendersi…).
Benvenuta, dunque, Europa!
[Alessandro Romiti]
Buon giorno Alessandro: da manuale e da applausi. Tra l’altro questi signori, pagano una bischerata per concessioni che sono una miniera d’oro. Loro, i tassisti romani e tutte le corporazioni che tengono l’Italia ferma all’età dei comuni (che nacquero proprio in funzione delle corporazioni: allora aveva un senso, oggi no). Se guardiamo alla vergognosa pagliacciata che le nostre massime “istituzioni” hanno messo in piedi sulle banche si capisce quanto è dura. Ma qui abbiamo un vantaggio, almeno per chi spera in un cambiamento…abbiamo che cose come Uber, o lo scambio casa, o Airbnb o blablacar, stanno cambiando tutto ad una velocità incompatibile coi tempi di reazione dei nostri pachidermi. Pensare di fermare ciò con qualche veto, qualche sentenza del Tar o qualche appoggio politico è pura illusione, è come fermare il vento con le mani. Presto o tardi saranno travolti. Sediamoci sulla riva del fiume….ancora un po di pazienza…