MONTAGNA. La decisione dei due Sindaci di Abetone (Danti) e di Cutigliano (Braccesi) di procedere all’unificazione dei loro Comuni, così come prescrive una legge dello Stato e gli interventi, e i giudizi che sono stati ampiamente discussi su questa testata, impongono alcune riflessioni.
Anzitutto merita ricordare che in questo modo si ritorna a quel luglio 1936, mese in cui nacque il Comune di Abetone.
A favorire la nascita furono gli accordi sottoscritti da Cimone Petrucci, seniore della Milizia Fascista e noto albergatore abetonese, e l’ingegnere Lapo Farinati degli Uberti che, irritato alla grande per una faida insorta tra lui, Podestà di Cutigliano in carica, e parte dei fascisti locali, si era dimesso dalla carica.
Il “vulnus” fu originato da ammanchi avvenuti – nel 1935 – nelle casse del Comune, e di cui vennero perseguiti l’allora Segretario ed un impiegato comunale. I maggiori esponenti del Fascio cutiglianese pretendevano che “i panni sporchi venissero lavati in famiglia” mentre il Farinati volle far “volare gli stracci in aria”.
Da qui le sue dimissioni e la successiva manovra per penalizzare i suoi ingrati compaesani con la costituzione del Comune di Abetone, operazione peraltro da lui fino ad allora avversata.
Per mettere la sordina agli scontri tra i fascisti cutiglianesi, la rabbia del Podestà e i desideri degli abetonesi, scesero in campo l’allora Prefetto di Pistoia ed il potentissimo Costanzo Ciano, sottintendendo la “ragion di Stato”: e così, in neppure un anno, con decreto emanato dal Re Vittorio Emanuele III, fu costituito il Comune di Abetone sottraendo parte degli abitanti e del territorio al Comune toscano di Cutigliano e a quello confinante emiliano di Fiumalbo. Vennero così in un colpo solo spostati quei confini di Stato e di Regione indicati fino ad allora dalle due grandi Piramidi erette dal Granducato di Toscana e dal Ducato di Modena.
Tornando ad oggi si assiste ad un fatto che in qualche modo presenta similitudini con il passato. Infatti le tristi vicende degli ammanchi che colpirono Cutigliano ora si sono ripetute nella fortunatamente soppressa Comunità Montana Pistoiese, capeggiata fin dal suo sorgere dal cosiddetto “Partito Dominante” che – secondo la “vox populi” – ne avrebbe la responsabilità maggiore determinata dai mancati controlli di dirigenti, amministratori, revisori dei conti. Un affare su cui si è attivata la Procura della Repubblica di Pistoia a seguito della confessione di sottrazioni resa da un impiegato di media qualifica.
L’avvenuta scoperta del “pasticciaccio brutto” ha ovviamente posto in fibrillazione quei dirigenti sanmarcellini del Pd (Partito Dominante sulla montagna per i voti raccolti nel Comune di San Marcello) e li ha spinti a cercare di ricoprire (o nascondere) il tutto utilizzando una legge dello Stato che statuisce l’accorpamento dei piccoli Comuni. Una disposizione che – sulla Montagna pistoiese – non include quello di San Marcello.
Da qui il disegno di dar vita ad un Comune Unico che comprendesse – oltre ai tre Comuni di Abetone, Cutigliano e Piteglio – anche San Marcello Pistoiese, peraltro non portato avanti ufficialmente dal Pd ma da una associazione di privati all’insegna “Comune Unico per la Montagna Pistoiese” fondata – chissà perché – e da soggetti facenti capo a Roberto Orlandini, persona di fiducia di Vincenzo Manes, l’imprenditore, che rappresenta grossi interessi in montagna (come la Kme e le emanazioni “Oasi affiliata al Wwf” e il “Dynamo Camp” di Limestre) e da privati tra cui abbondano persone di dichiarata appartenenza al partito con il codazzo di qualche amministratore della disciolta Comunità Montana.
Costituito in fretta ed in furia (e quasi furtivamente) il suddetto Comitato partì con un forte battage pubblicitario che, in un primo tempo, sollevò molte perplessità e, successivamente, l’esplosione di pareri anche contrastanti.
Tra i montanari contrarietà assoluta degli abetonesi, consistente quella tra i cutiglianesi (nonostante tra i fondatori del Comitato figurassero sia il Sindaco in carica Carluccio Ceccarelli che due Assessori), interdetti i in prima battuta i piteglini, tanto che la successiva richiesta di adesione al progettato referendum presentato dal Sindaco di centro desta Claudio Gaggini registrò la dimissione di due tra i suoi Assessori e passò solo con l’apporto dei voti dei consiglieri della minoranza.
Alle perplessità ed alle contrarietà manifestate, il Comitato (che ormai veniva popolarmente definito “Comunone/Dynamone”) ricorse all’appoggio di due consiglieri regionali eletti nelle liste della Lega (Antonio Gambetta Vianna e Gian Luca Lazzeri) poi trasferitisi in gruppo autonomo Più Toscana.
I due presentarono una proposta di legge per l’effettuazione di un referendum per arrivare al Comune Unico composto da Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello Pistoiese.
Dopo l’iscrizione di questo referendum all’odg del Consiglio Regionale, i promotori avevano già predisposto bicchieri e spumanti per festeggiare la vittoria, ma l’argomento – su richiesta del Sindaco di San Marcello, Silvia Cormio – fu rinviato ad altra seduta e, infine, affossato nonostante l’espressa contrarietà dei consiglieri Venturi e Morelli del Pd che, dissociandosi dai compagni di cordata, votarono contro. Senza per questo porre definitivamente fine ai desideri dei responsabili del Comitato e, con essi, dei papaveri del Pd montano.
Dopo i primi momenti di sconforto, venne predisposto il passaggio della Presidenza del Comitato da Roberto Orlandini a Giuliano Tonarelli e rivoluzionato l’organigramma del Pd montano con l’elezione a segretario della giovanissima Sabrina Innocenti, tra i suoni in sordina indicanti i dirigenti da rottamare.
Poi in questi giorni è uscita una proposta di referendum presentata e dalla giovane segretaria Innocenti e da Albarosa Nesti, da anni colonna portante del Pd montano.
La proposta (vedi), candidamente o furbescamente, punta a un referendum impostato su i seguenti quesiti:
- 1. Fusione di quattro comuni (Abetone, Cutigliano, Piteglio, San Marcello)
- 2. Fusioni parziali (Abetone e Cutigliano da una parte, Piteglio e San Marcello dall’altra)
- 3. Nessuna fusione.
Le due firmatarie – con l’apparenza di voler salvare capra e cavoli – sembrano aver dimenticato:
- 1. che i Comuni obbligati all’eventuale fusione sono esclusivamente: Abetone, Cutigliano e Piteglio
- 2. che di questi tre Abetone e Cutigliano hanno deciso di proporre ai rispettivi Consigli comunali di unirsi
- 3. che il Comune di San Marcello Pistoiese, proprio perché non obbligato dalla legge nazionale, non può essere incluso in partenza nel referendum per il Comune unico e, di conseguenza, una sua unione dovrà essere accolta dai Comuni o da quel Comune disposti a unirsi. Contrariamente avverrebbe che i voti che il Comune di San Marcello raccoglie nelle file Pd potrebbero confinare in un angolo quelli espressi dagli elettori dei Comuni tenuti ad unirsi;
- 4. che il referendum così congegnato non ha altro obiettivo che riportare a galla i “rottamati o rottamandi” del Pd montano, operazione, questa, tipica della Fenice che risorge dalle sue ceneri per danneggiare ulteriormente la povera Alta Montagna Pistoiese.
CONCLUSIONE
“Timeo Danaos et dona ferentes”, non mi fido dei Greci neanche quando portano doni.
Questa affermazione che Virgilio, nell’Eneide, pose in bocca a Lacoonte, non fu recepita dai Troiani e così Ulisse mise dentro il grande cavallo di legno un notevole gruppo dei suoi armati: quelli che in poco tempo distrussero Troia…
One thought on “CORREVA L’ANNO 1936: DANTI, BRACCESI E L’ARABA FENICE”
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