«Il rilascio di certificato ex art. 335 c.p.p. – per quanto comunicato all’utenza sul sito istituzionale della Procura (sezione Servizi per gli utenti – come far per – certificato iscrizione ex art. 335 c.p.p.) – viene effettuato su istanza scritta e firmata, presentata al front/office. L’istanza inoltrata per mail è irricevibile». Parola del Signore
Tommaso Coletta non ce la racconta giusta…
LA MENZOGNA DELLA «PROSSIMITÀ SOCIALE»
CHE NON LIMA TERZIETÀ E IMPARZIALITÀ
NEI MAGISTRATI AGLI ORDINI DI COLETTA
In merito al rilascio del famoso 335 – una sorta di analisi del sangue del cittadino, da cui ogni «bipede» può capire quante mosche importune gli volino intorno al capo come accade di solito a Piperita Patty –, il Pm di Pistoia, preso atto che dal gennaio scorso sto cercando di averlo inutilmente, ha voluto precisare che la vera storia dei fatti è tutta spiegata all’utenza «sul sito istituzionale della Procura (sezione Servizi per gli utenti – come far per – certificato iscrizione ex art. 335 c.p.p.)».
Se ancora nessuno mi ha dato il mio 335, è perché ho sbagliato io. Così dice Tom Col, l’uomo della «prossimità sociale» che non sfiora né scalfisce la terzietà e l’imparzialità sua e dei suoi uomini. Ed è possibile che sia stato io a sbagliare: perché io sono «gente comune», lui, il dottor Coletta, il Pm, l’incontestabile, è, al contrario, «gente super».
Il rilascio, ha scritto, «viene effettuato su istanza scritta e firmata, presentata al front/office», aggiunge Tom Col.
Alla fine il famoso colpo di cannone del mezzogiorno: «L’istanza inoltrata per mail è irricevibile», secondo lui, l’incontestabile. Ho, perciò, aggiunto «Parola del Signore» come al Vangelo.
Poi, dato che fortunatamente non sono un sessantottardo strutturato, ma un retrogrado, anzianotto (avv. Bonaiuti dixit) che ha studiato nella fortunatamente “fascistica scuola di Gentile” nonostante il 68 in corso, mi sono andato a leggere le «istruzioni per l’uso»: in pratica il «bugiardino» della procura usato per presentare il famoso front/office.
E, come diceva il vecchio sindaco di Quarrata, Vittorio Amadori, negli anni 50-60, sfido chiunque – Tom Col in testa – a dimostrare che il Pm abbia detto la verità.
Mi spiace dovergli contestare – ma è, per me, un imperativo morale – che, in tutto ciò che Coletta ha finora detto, non una cosa sta per come ce la ha rappresentata. Il fatto che abbia sempre parlato in buona fede è teoricamente possibile, ma non accertato: e anche la «gente comune» come me, che chiede giustizia e legalità, ma si ritrova a processo per volontà di campioni (Curreli, Grieco, Coletta), che indagano come vogliono o non indagano affatto, ha imparato a leggere, scrivere, fare di conto e capire quello che si trova davanti.
Gli offro a gratis, al generoso Pm di Pistoia, una ripassatina di lingua italiana. Del resto posso pure permettermelo, dacché uno dei miei (molti) libri è presente anche nella gloriosa biblioteca della fiorentina Accademia della Crusca, sedes sapientiae e causa nostrae laetitiae, policicamente corretta e dominata dal radical petaloso per lo tronco et per tutti li rami.
Ed ecco che:
- «istanza scritta e firmata, presentata al front/office» non è, in italiano, per niente uguale o equipollente alla formula «da presentare “di persona personalmente” [v. Catarella in Camilleri] al front/office»;
- l’espressione indica solo che ogni richiesta di 335 deve essere presentata lì: come la mia è stata presentata al front/office, per Pec. Non bastava? Se non bastava, dovevate essere più chiari e spiegatene il perché.
A Firenze, ad esempio, a casa del Pm aggiunto Luca Turco, fratello della sorella cara a Coletta (Lucia Turco), si fa la richiesta telematica ed essa viene evasa senza eccessiva buorokràzia da Pcus/Urss; - da nessuna parte – e invito tutti a rileggere attentamente il bugiardino della procura – si dice espressamente che «L’istanza inoltrata per mail è irricevibile».
Lo trovate, per caso, scritto da qualche parte? Eppure c’è un principio – che dovrebbe essere ben noto a Coletta Pm – secondo cui «ubi lex voluit, dixit».
Non traduco per non offendere il Pm che saprà perfettamente ringirarsi tra le trappoline del manzoniano latinorum. Se mai, all’avvocata Giunti, ignara di tale lingua, sarà Tom Col a spiegarne il significato – o a demandarne il compito a sostituti come Curreli o Contesini, fresca di studi.
Detto questo mi si spieghi esattamente – ne ho diritto in quanto «civis romanus sum pleno iure» – perché:
- a Pistoia Coletta ha bloccato l’estrazione di copia dei fascicoli che riguardano il singolo interessato quando un Pm o un sostituto chiede una archiviazione.
La richiesta di archiviazione deve essere notificata all’interessato, ma costui è sottoposto alla ingannevole prassi vessatoria (ideata, chissà perché da Tom Col) di dover specificare analiticamente il motivo per il quale si richiedano copie fotostatiche. Insomma: il conto corrente bancario è mio, ma il cassiere di sportello esige di sapere analiticamente e per iscritto, il motivi per cui chiedo l’estratto.
Domanda democratica: ma siamo rimasti all’Urss di Stalin, per caso? Un cittadino che riceve la comunicazione di una richiesta di archiviazione, sarà interessato al procedimento o un Pm si arroga il diritto di chiedergli il certificato di vaccinazione anti-Covid o del Dna del figlio, per controllare se in realtà costui è padre o dice solo di esserlo?
Tutti i tribunali d’Italia, indistintamente, rilasciano le copie. Pistoia e Coletta, evidentemente, sono più intelligenti e si fanno le norme da sé e per sé; - mi spieghi, a tal proposito, Coletta (è suo esplicito dovere) perché per certe persone – e, tanto per fare qualche nome: Edoardo Bianchini e Alessandro Romiti etc. – certe notitiae criminis sono irricevibili se comunicate per Pec, mentre mezza procura (Curreli, Gambassi, impiegati vari), ricevono senza battere ciglio, le imbrecciate dell’avvocata Giovanna Madera che scrive perfino sulle caselle personali dei magistrati – e nessuno fiata – il sabato sera dell’8 agosto ore 23 e passa, e la domenica sera, del 9 agosto, ore 21 o giù di lì.
Vedete, allora, che a Pistoia esiste non solo la «gente comune» da gabbare. ma – fatto gravissimo – anche la «gente super» cui tutto permettere?
Non è, questo, un mirabile esempio di terzietà e imparzialità stile-Coletta?
Cerchiamo, dunque, di trovare un punto d’incontro logico, equilibrato e condiviso, Pm Coletta. O Pistoia mantiene lo stesso atteggiamento – quanto a rispetto di norme e regole – per me, per Remo Cerini, per il Gobbo Puccini e per tutti gli altri (Curreli, Grieco, Gambassi, Contesini, Serranti, De Gaudio e chi più ne ha più ne metta); oppure se il suo subalterno Claudio Curreli può perfino fare gli affari suoi e lavorare nello stesso tribunale di sua moglie Maria Nicoletta Curci senza che nessuno fiati, vada a raccontare – ad altri, non a me – che la sua «prossimità sociale» non influisce affatto sulla terzietà e sulla imparzialità dei suoi uomini e di lei stesso.
Può crederci solo Gigione Bardelli, che da una vita fa quel che vuole con la perfetta copertura anche della procura. Non la «gente comune» che certi magistrati pensano sia nata senza occhi, senza orecchie e senza lingua come i lombrichi.
Insomma: a Pistoia lo stato di diritto – e lei ne è una incarnata dimostrazione responsabile – non è garantito a nessuno che non sia del famoso “circolo degli Scipioni”.
Se può smentire questa mia analisi lucida, logica, ineccepibile e impietosa, ma soprattutto non falsa come la sua legge, calcolata a misura di interessi altri rispetto al rispetto della legalità, mi spiega gentilmente, dottor Coletta, perché ancora non mi ha denunciato sostenendo – secondo il preconcetto procurale pistoiese – che io e Linea Libera siamo davvero dei delinquenti pericolosissimi degni di essere cancellati dalla faccia della terra?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
VERTICI & VORTICI
C’è un motivo per il quale il sostituto Claudio Curreli possa convivere nello stesso tribunale dove la moglie, Nicoletta Maria Curci, si occupa di materie affini alle sue, ma in àmbito civilistico? È giudice delle esecuzioni immobiliari.
C’è un motivo per il quale né Coletta né Barbarisi intendano mettere a pulito questa situazione (che è solo una delle tante irregolarità del tribunale di Pistoia) e preferiscano, invece, perseguitare Linea Libera e i suoi giornalisti?
È lecito opinare, ex art. 21 della Costituzione, che tutto questo muto protezionismo, odoroso di mafia, ha fini altri rispetto al dichiarato rigore legalitario reclamizzato da Coletta e posto in essere – guarda caso – con lo sparare addosso, peggio di Putin, a un’Ucraina che a Pistoia si appella (come direbbe Gaspari) Linea Libera?
La città deve essere liberata dal culilinguo circolare che la domina, in cui si manifesta il vortice, sporco, dei poteri senza faccia che massacrano la gente comune per i propri personali interessi.
e.b.
Senza Linea Libera chi mai racconterebbe la verità su Sarcofago City?