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QUANT’È GIUSTO, SANTO E BELLO
OSSEQUIARE IL DIO MORELLO!
FIRENZE. Dopo il nostro articolo relativo alla segnalazione/denuncia dei due responsabili dei rappresentanti dei lavoratori non c’è stata alcuna risposta dall’ufficio stampa, ovvero dalla signora Daniela Ponticelli, ma ci è pervenuto – via uòzzap – una contro-osservazione a difesa dell’azienda, ovvero del sistema sanitario del trio Rossi/Morello Marchese/Saccardi.
Siccome la critica del lettore è sul merito della questione, la dobbiamo accompagnare con una replica lunga, ma motivata, osservando che il fedele dipendente ha sbagliato anche nel metodo confondendo controllore con controllato: il conflitto di interesse – qualora ci sia (e qui c’è pieno) – non dovrà essere scaricato sulla parte debole che si sottrae alle denunce di illeciti, ma su quella forte, eventualmente soggetta a censura per un comportamento illegittimo se non addirittura illegae, da chiunque la muova, rilevando la correttezza della Legge e non l’importanza della funzione di Dg.
Inoltre, lo spirito delle disposizioni normative è quello di correggere immediatamente eventuali anomalie o viziosità che riducono la sicurezza sul lavoro e non avviare un lungo iter con un poco incisivo esposto all’autorità giudiziaria, considerato che, una querela, richiederebbe la valutazione di opportunità di un legale – che è, oltretutto, assai costosa – e l’intervento di altri ufficiali di polizia esterni all’azienda (leggi Nas – n.d.r.).
La formula di invito di “…fate una denuncia, se ci credete a quanto affermate!” è una intimidazione indiretta che è stata sempre usata dai “palazzi” per inibire o ridicolizzare le denunce di cittadini o dipendenti che non sono omologati e rinunciano a fermarsi alle spiegazioni ricevute o a piegarsi alle circostanze di facciata.
L’intervento del lettore è pertanto da stigmatizzare come anacronistico, illogico, illegittimo e, in buona sostanza, vergognoso, derisorio e immorale. Eccolo:
Spettabile redazione di Linea Libera,
devo dire che l’articolo che avete pubblicato, sulle criticità legate all’emergenza Covid-19 per il sistema ospedaliero di Asl Tc non è accettabile, per i seguenti motivi: la modalità per segnalare procedure interne non considerate corrette è quello del passaggio attraverso il confronto con l’Rspp aziendale (ovvero del Dir. Ing. Verdolini, che aveva steso un documento tecnico di valutazione del rischio, tardivo e non accettato dai dipendenti – n.d.r.) e non da organi di vigilanza interni dell’azienda, comunque Upg (Uff. di polizia giudiziaria – n.d.r.), che andrebbero ad indagare sul proprio datore di lavoro (Dg. Paolo Morello Marchese – n.d.r.).La segnalazione (quella dei due Rls, che abbiamo pubblicato con apposito link, con le due successive integrazioni – n.d.r.) pertanto è scorretta nei termini.
Facciano una denuncia alla magistratura se ritengono che ci siano gli estremi. Così è attività sindacale scorretta. Sono gli organi interni dei lavoratori, quali Rls che invitano l’azienda a rimuovere o correggere le anomalie.
Altri passaggi trasversali sono sbagliati.
Gentile lettore e fedelissimo dipendente dl’Asl Tc,
il Rls (rappresentante lavoratori), come previsto dall’art. 50 c. 1 lettera O, può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le misure di prevenzione e protezione dai rischi adottate dal datore di lavoro o dai dirigenti e i mezzi impiegati per attuarle, non siano idonei a garantire la sicurezza e la salute durante il lavoro.
Questo è stato il caso denunciato dai due Rls nell’articolo in questione, dopo oltre un mese di denunce, volantini e riunioni con i dirigenti, che hanno dato luogo a soli rinvii e rassicurazioni inutili.
L’organo competente è ovviamente il servizio di prevenzione e sicurezza della Asl (Ufc Pisll, ovvero la “prevenzione infortuni”), i cui operatori addetti alla vigilanza e ispezione sono ufficiali di polizia giudiziaria (Upg) con nomina prefettizia: sono tecnici sanitari in possesso della formazione universitaria e delle competenze specifiche in materia di salute e sicurezza sul lavoro (medici del lavoro, tecnici della prevenzione, ingegneri), non potrà essere l’autorità giudiziaria che, se va bene, impiega almeno sei mesi per poter completare una istruttoria con altri organi di polizia che dovranno rifare le indagini partendo da “0”.
Il legislatore vuole mettere in rilievo non solo l’importanza della denuncia dell’irregolarità agli organi competenti, quanto la necessità di ridurre il rischio a cui sono esposti i lavoratori: in tal caso la P.G., come previsto dal D. Lgs. 758/94, qualora vi siano delle contestazioni da impartire al datore di lavoro, rilascia un foglio di prescrizioni in cui, oltre alla violazione contravvenzionale individuata, sono indicate le modalità tecniche e i termini per potersi adeguare.
Chiaro che la sola formalità di denuncia alla magistratura, invece, non permetterebbe un immediato intervento risolutivo alla fonte del rischio, anche perché potrebbe andare archiviata, con possibile proseguimento indeterminato della condizione, riconosciuta come pericolosa per i lavoratori.
In questo caso la richiesta formalizzata da parte degli Rls della Asl Tc ai servizi Psill di un intervento di vigilanza presso i presidi ospedalieri di Firenze, pare dettata dal fatto che, nei giorni precedenti, gli ufficiali di P.G. avevano avvertito il responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Rspp e nello specifico l’ingegner Verdolini), quale soggetto consulente del datore di lavoro, cioè Paolo Morello Marchese (art. 31 del D. Lgs. 81/08), violando uno dei cardini fondamentali delle ispezioni: il controllato non può e non deve essere avvisato; altra anomalia che sembra essere segnalata è il mancato coinvolgimento degli Rls al controllo ispettivo (come da art. 50 comma 1 lett. i del D. Lgs. 81/08) in quanto non avvisati dall’organo di vigilanza che, però, si è premurato di avvisare il datore di lavoro prima di partire. Ma in Italia così succede: prima si svegliano i ladri e dopo ariva la retata che va a vuoto. Figuriamoci se poteva andare diversamente dinanzi al poderoso apparato della sanità toscana!
Dalla documentazione a disposizione emerge, inoltre, il mancato coinvolgimento degli Rsl anche nella fase di stesura del Dvr (Doc. Valutazione Rischio biologico) relativo al Covid-19, tant’è vero che gli stessi si sono rifiutati di firmarlo: e questo non è un dettaglio perchè il D. Lgs. 81/08 (art. 29 comma 2), in caso di mancata consultazione degli Rls, prevede, per l’omissione, una sanzione penale a carico del datore di lavoro.
Si ripropone come al solito la criticità per cui il datore di lavoro coincide con il soggetto controllato: se è vero che ci sono state delle sanzioni anche pesanti (quali prova dell’imparzialità dell’organo di vigilanza), è anche vero che non vengono svolte indagini sugli infortuni sul lavoro occorsi all’interno della struttura sanitaria.
Tali indagini sono obbligatorie per gli infortuni con durata dell’inabilità superiore a 40 giorni o inabilità permanente di un senso o di un organo, nonché gli infortuni mortali.
E, per chiudere, una considerazione obiettiva: viste le dimensioni dell’azienda Usl Tc, che è la più grande di tutta la Regione Toscana, con circa 15 mila addetti, non sembra poco verosimile che negli anni non avvenga mai un infortunio di tale entità, soprattutto ora con la pandemia in corso (il contagio da Covid-19 è incluso in questo tipo di infortuni). Possibile che il Covid-19 colpisca solo gli anziani ospitati nelle residenze assistite?
Alla fine sorge quindi una domanda: chi svolge queste indagini? Chi tutela gli operatori sanitari? Va tutto bene così?
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]
Diritto di satira
One thought on “covid-19 & fedelissimi d’azienda. SICUREZZA SUL LAVORO, RITARDI E OMISSIONI. L’UFFICIO STAMPA È MUTO COME UN PESCE, MA RISPONDE UN DIPENDENTE DELL’ASL E… ADORA IL PADRONE”
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