SANITÀ NON ROMPER L’ÒVA:
C’HO IL MODELLO, ECCO LA PROVA!
UNA CARATTERISTICA tipica dei regimi comunisti è la gioia del tracciamento di tutto. Infatti, per tracciare tutto (che significa non tracciare una beata minchia), si finisce di chiedere anche di autocertificare la propria salute a chi della propria salute non sa niente. La gente comune.
Ma i comunisti sono intelligenti. Lo era, per esempio, la preside Rita Flamma quando, al Forteguerri, dava ordini squinternati tipo: «depositate i registri personali in presidenza e firmate dichiarando di aver depositato il registro».
Così se poi qualche stronzo lo avesse fatto sparire (perché il mondo è anche pieno di stronzi) i cosiddetti cazzi sarebbero stati tutti di chi aveva dichiarato. In una vera democrazia è chi riceve che rilascia la ricevuta e non il contrario.
Ma l’Italia comunista è questa: paletti dappertutto, soprattutto in culo al popolo-bue. Basta guardare il casino che è nato con la Bassanini; con l’abolizione delle Province di Delrio; con il codice degli appalti che ha bloccato tutti fuorché i mafiosi; con la liberalizzazione del lavoro che ha reso tutti schiavi e… chi più ne ha più ne metta.
Ed eccoci al punto. La sanità toscana, quella del «biacco del Padule di Bientina», tanto cara al consigliere regionale Marco Niccolai; al 90% dei medici scelti nominati e cooptati per tessera e fede (lo dice, alla fine, anche Giannessi); ad altrettanto 90% di infermieri e personale fidelizzato sempre per tessera magari sindacale; ai papponi che hanno “sucato” 428 milioni di € di Massa; ai giudici che, svolgendo le ricerche di quella massa di quattrini, non sono riusciti a trovare manco un centesimo; ai toscani focàti Pd che hanno votato e sorretto la sedia gestatoria dei «vampiri della sanità», poco vamp, ma molto piri (= milanese pirla): questa sanità qua, che ora lancia e sostiene campagne di accattonaggio, perché non ha nemmeno mascherine per proteggere dalla peste gialla, ora vorrebbe che tutta la plebe e il proletariato ospedalieri, i paria che si fanno un culo come una capanna, gli infermieri, ricattati dal binomio non «o Roma o morte» ma «o taci o ti licenzio», firmassero atodichiarando di essere sani come pesci e vispi come fringuelli.
Ricordate quando in epoca fascista i soldati partivano per la Russia con le scarpe di cartone? Questo urologo di Aosta lo vogliono sospendere per una settimana perché reo di aver detto la verità!
Non stateli a sentire, compagni bastevolmente fottuti! Mandateli a fanGrillo! Non firmate! Vi hanno preso in giro e continuano a farlo: se domani vi ammalate sarebbero perfino capaci di dire che avete mentito sul vostro stato di salute e che non avete, dunque, diritto a nessun ristoro per infortunio sul lavoro. E magari, in nome della legalità, vi denunceranno pure per avere mentito.
Perché una caratteristica tipica dei regimi comunisti, e la Toscana è questo, è la volontà di regolare la vita di tutti, anche nell’andare al cesso: non per la sicurezza del popolo, ma per l’impunità di chi, sul popolo, vive e regna succhiando le risorse del sangue versato e portandosele al sicuro altrove.
Poi i carcerati che spezzano i beni pubblici ottengono l’indulto e i cittadini normali che sgarrano vengono condannati per adulterio civile.
Fatevi certificare: ma dalla dottoressa Di Renzo e da tutti quelli che sono chiusi negli sgabuzzini del San Jacopo. E fatevi dare mascherine che funzionano e non stracci di stoffa come quelli che venivano lavorati a Prato antecinese!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
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