covid-19. «SE FOSTE CIECHI, NON AVRESTE ALCUN PECCATO; MA SICCOME DITE “NOI VEDIAMO”, IL VOSTRO PECCATO RIMANE»

«Mentre loro si ricompattano stando vicini vicini e fanno collette per sentirsi buoni e al sicuro, mandiamo Gualtieri a firmare il Mes e facciamo venire la “puttanika” a mettere patrimoniali, a tagliare del 40% le pensioni e a ristrutturare il debito che ci ha pure fruttato!»

STATE ZITTI E STATE BÒNI
E ABBASSATE TUTTI I TONI!


Roberto Gualtieri: «Or mettetelo alla sbarra | quest’omìn con la chitarra | che vi vuole fare fèss | va a Bruxelles e firma il MES!»

 

LA DOMENICA è quella giusta: 22 marzo. Il 22 è definito (in aritmomanzia) «maestro superiore» e indicherebbe ricerca dell’individualità, dell’identità, la voglia di progredire. Oggi è il giorno dello Zio Hitler, come dicono quelli del Vernacoliere, perché la somma dei valori numerici delle lettere del suo nome (Adolf Hitler) restituirebbe, come risultato, il 22. Ci credo men del giusto, ma oggi è ugualmente il 22. E il Vangelo di oggi sembra perfetto per tutti coloro che credono di vedere e non vedono neanche la mucca di Bersani nel corridoio.

E cosa si legge nel Vangelo di oggi?

Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e lo guarisce. Sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e dopo essersi lavato il cieco ci vide. Di fronte al miracolo, i genitori del cieco nato, a chi chiedeva loro cosa fosse successo dicevano: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l’età, parlerà lui di se stesso». Nessuno crede al miracolo e il cieco nato viene pure allontanato dalle persone. Gesù apprende che il cieco nato era stato allontanato. Lo cerca, lo incontra e lo invita a credere il Dio. Il cieco nato crede e riconosce Gesù quale Dio. A chi aveva allontanato il cieco che era tornato a vedere Gesù dice: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane» (vedi).

E secondo voi come siamo messi…?

Questo popolo, da Nord a Sud, è un popolo cieco. Lo impaurisci come si fa con i bambini, e inizia a farsela sotto. Allora s’acquieta e lascia lavorare il manovratore. Non sta buono perché è buono; si cheta e trema perché ha paura. E voglio essere crudelmente spietato, se non addirittura iena e avvoltoio come qualcuno può pensare.

Cari lettori non-ciechi:  non andrà tutto bene come ripetono i focàti del «dobbiamo stare vicini vicini». È già andato tutto male e a «puttanika»: da quando il non-presidente della repubblica ha fatto, della Costituzione (lui, giudice costituzionale!) una bella palla di quelle che si adoperano per accendere il camino d’inverno.

Ci hanno ridotti in schiavitù togliendoci le uniche cose che avevamo: la libertà di esprimerci e una sanità accettabile. Ci fanno tremare, mettendo a rischio anche gli operatori del settore (ecchissenefrega!). Mettono in atto una «selezione» di quelle di cui ci parla Primo Levi nelle memorie di Auschwitz. I morti, se vecchi, saranno di sgravio per l’Inps; se giovani, saranno rimpiazzati dai doni che ci hanno portato a gratis le Carole Rackete di turno, i Soros e le Ong magari sovvenzionate dagli stessi cinesi, contro i quali non ha aperto bocca neppure la dolce Greta.

Video segnalato dal collega Gianluca Barni

Per essere vera la storia che ci raccontano, dovrebbero morire papi, cardinali, presidenti di tutti i tipi, dirigenti e commissari. Ma loro vengono colpiti? Vengono mai sfiorati, tranne qualche sfigato subito recuperato come Zingaretti? No.

Pensateci bene. Non saranno mica già tutti vaccinati e… «fanculo il popolo»? E perché medici e sanitari non possono e non devono raccontare cosa accade in ospedale o vengono puniti e licenziati?

Volete tenere i toni bassi per continuare a tenervi questa dem[ent]ocrazia da «uccello padulo»?

Dante, in Riccardo Marasco, è chiaro: O fiorentini, mi avete esiliato: prendete la merda che dio vi ha mandato!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.com]
Il mio diritto e il mio mestiere mi impongono di scrivere la verità:
non quando fa comodo agli altri. Sempre!

IL “CREDO” DEI POLITICI

Il Credo dei politici

 

Rispose allor Margutte: A dirtel tosto,
io non credo più al nero ch’a l’azzurro,
ma nel cappone, o lesso o vuogli arrosto;
e credo alcuna volta anco nel burro,
nella cervogia, e quando io n’ho, nel mosto,
e molto più nell’aspro che il mangurro;
ma sopra tutto nel buon vino ho fede,
e credo che sia salvo chi gli crede…

               [L. Pulci, Morgante, XVIII, 115]


 

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