IL 29 APRILE scorso si è svolta la riunione tra la rappresentanza sindacale interna Rsu e l’Rspp di Hitachi Rail, responsabile servizio di prevenzione e protezione, per affrontare ed eventualmente apportare modifiche al protocollo di “regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Codiv-19 negli ambienti di lavoro”.
Successivamente, giovedì 30 aprile, si è svolto l’incontro tra la Rsu e l’azienda Hitachi Rail per definire la riapertura, se pur modulata, dello stabilimento pistoiese per il prossimo 4 maggio 2020.
Come delegati Uglm della Rsu Hitachi siamo amareggiati e delusi dal comportamento tenuto dall’azienda nell’interpretare, condurre e definire le linee e lo svolgimento dei tavoli di confronto.
Ci domandiamo: com’è possibile che un’azienda come Hitachi, che dice di mettere la Sicurezza “al primo e al secondo posto” delle proprie prerogative, non accetti neppure in parte nessuna delle nostre proposte, fatte e ben rappresentate, ai tavoli di confronto?
Ci chiediamo: a cosa ci è servito l’aver perso cosi tanto tempo? Durante questo ultimo mese di fermo lavorativo abbiamo persino creato una vera e propria commissione interna composta da più soggetti di varie estrazioni professionali, per poter arrivare il più possibile preparati ad affrontare gli incontri con l’azienda.
Quello del Coronavirus ha rappresentato per tutti, non solo per noi, uno scenario imprevedibile, un tema nuovo e assai delicato, e noi di Uglm ci siamo davvero sforzati di analizzarlo senza trascurare il minimo dettaglio, soprattutto le notizie che arrivavano dagli enti preposti e governativi, consapevoli di quanto le nostre scelte avrebbero gravato in termini di ripercussione sulla salute e sicurezza dei lavoratori.
Non vi è alcun dubbio che l’azienda abbia, per parte sua, messo in atto molte importanti accortezze, glielo abbiamo anche riconosciuto ai tavoli, ad esempio: turnazioni, percorsi dedicati per l’entrata e l’uscita dai reparti, introduzione di Dpi aggiuntivi, acquisto del Termoscanner, del casco per la misurazione della febbre ai corrieri (per evitare di farli scendere dai propri mezzi), la sanificazione, i corsi informativi, la cartellonistica, l’autodichiarazione dei dipendenti, lo Smart Working per gli impiegati e gli orari differenziati di ingresso e uscita dallo stabilimento.
Noi comunque pensiamo che, in una fase pur sempre difficile e delicatissima dove, lo ricordiamo, stiamo parlando della ripartenza di uno stabilimento che conta circa 1500 lavoratori, si poteva e si doveva fare qualcosa di più.
Lo abbiamo detto in tutte le occasioni e ribadito anche a quel tavolo, il nostro segretario provinciale Ugl, Antonio Vittoria, lo ha sottolineato più volte in vari comunicati stampa, rappresentandolo anche davanti al Sindaco e di fronte al Prefetto, quanto per noi fosse fondamentale, innanzitutto, fare un vero e proprio punto “0” che permettesse l’evitare di immettere, nelle linee produttive, persone positive al virus, asintomatiche e pertanto molto pericolose per la salute collettiva, è chiaro quindi, non solo interna allo stabilimento.
Per questo, non per altro, avevamo chiesto di fare i test sierologici ai lavoratori, una cosa questa che ci avrebbe permesso di poter isolare intanto coloro che erano già venuti in contatto col virus in attesa di potergli poi fare i tamponi per vedere se fossero ancora, o meno, positivi.
Avevamo chiesto oltre alla pulizia e la sanificazione manuale tra un turno e l’altro, l’accurata e frequente sanificazione dell’aria degli ambienti chiusi e ristretti, come le cabine di controllo sparse in tutta l’officina, gli uffici, gli spogliatoi.
Stessa cosa nei punti di maggior concentrazione di lavoro, come ad esempio all’interno delle casse in fase di completamento, quest’ultime prive di ricambio dell’aria. Una soluzione, valida al caso nostro, poteva essere quella di utilizzare nuove tecniche di sanificazione ottenuta, ad esempio, mediante l’impiego dei vaporizzatori.
Inoltre, memori del contesto in cui ci troviamo, abbiamo cercato con insistenza di far notare all’azienda che purtroppo in Hitachi a Pistoia lavorano, tra l’altro, molte persone fragili dal punto di vista della salute. Parliamo di persone immunodepresse, di altre che vivono e lavorano in presenza di patologie debilitanti di varia natura, per poi non dimenticare coloro che, trovandosi loro malgrado ancora oggi in forza presso lo stabilimento pistoiese, fanno parte delle vittime di quell’ormai famoso disastro compiuto in Breda negli anni 87-90, ovvero, la sciagurata scoibentazione di 135.000 mq di tetto in cemento/amianto avvenuta sopra le loro teste.
Avevamo poi chiesto di tener conto di tutti quei lavoratori che vivono situazioni familiari critiche: figli da accudire personalmente in questo periodo di innaturale mancanza della frequenza scolastica, di coloro che son chiamati direttamente ad assistere, a seguire la disabilità grave dei propri familiari, dei molti dipendenti che provengono da lontano i quali, ovviamente, saranno ulteriormente penalizzati dai nuovi turni lavorativi imposti dall’azienda con questo accordo.
Con questo nuovo accordo, che durerà fino alla fine di giugno, vengono introdotte regole che comportano per i lavoratori ulteriori penalizzazioni dal punto di vista della conciliazione vita/lavoro, in sintesi:
Sparisce il turno giornaliero per la stragrande maggioranza degli operai; solo gli impiegati avranno la possibilità di fare l’orario normale a giornata; non esiste una data certa per il ripristino del servizio mensa che, come prevede il Ccnl, consiste in un dignitoso “pasto caldo”. Inoltre ci lamentiamo, a riguardo, della poca chiarezza relativa alle modalità gestionali senza comprendere il perché per il 4 maggio non si è riusciti a prevedere un qualcosa di meglio che un servizio parziale.
Ma la cosa per noi più anomala è che in questo accordo viene dato “mano libera” al medico competente di decidere se un lavoratore, interessato da patologie importanti, può rientrare o meno in azienda senza però specificare con quale “istituto” di tutela viene coperta l’assenza di quest’ultimo dal posto di lavoro.
Non è stata accolta neppure la nostra proposta di eliminare almeno qualcuna delle ben 7 timbrature che “normalmente” i dipendenti effettuano nell’arco della giornata lavorativa al marcatempo loro assegnato. Pensavamo soprattutto ai colleghi più lontani dalla portineria, vedi quelli impiegati presso il “reparto regionali”, ma è chiaro che questa poteva essere una soluzione valida per tutti visto che, proprio questi punti, dove si rischia comunque l’assembramento, sono sicuramente fra i più critici qualora si voglia rispettare la giusta e corretta precauzione del “distanziamento sociale”.
Ma anche stavolta noi delegati Rsu e cosa ancor più grave l’Rls (che ricordiamolo è il rappresentante per la sicurezza dei lavoratori) di Ugl metalmeccanici siamo stati inascoltati e addirittura esclusi, nemmeno avvertiti, dei nuovi accorgimenti apportati nei locali della mensa.
A nostra insaputa è stato predisposto un “nuovo layout” utile a far rispettare il distanziamento sociale: nuovi posizionamenti dei tavoli, nuovi percorsi di ingresso e uscita, cartellonistica, adozione di accorgimenti atti a garantire il corretto flusso e ricambio dell’aria all’interno.
Com’è possibile che, quando si parla di prevenzione di salute e sicurezza dei lavoratori, l’azienda Hitachi puntualmente rifiuti il contributo di un delegato, il nostro, che da oltre 10 anni viene eletto dai lavoratori oltre che Rsu anche come Rls?
È mai possibile che si non riesca mai a dare con la nostra esperienza nessun consiglio, nessun contributo, nessun supporto a questa azienda?
Noi delegati Rsu di Ugl Metalmeccanici non possiamo altro che rifiutare un accordo pensato in questi termini e non per puro spirito polemico, come spesso e facilmente scrivono alcune testate giornalistiche. Non firmiamo un accordo che passa, dopo una lunga estenuante trattativa, utilizzando delle modalità “tattiche” criticabili e assolutamente per noi non condivisibili, sfruttando cioè quella che è stata una maggioranza sindacale scomposta e risicata che, a nostro parere, non ha saputo dare giusta espressione al volere primario collettivo dei lavoratori.
La salute e la sicurezza della persona rimangono, per noi, cosa principale e prioritaria rispetto al mero profitto aziendale, e per questo, sempre augurandoci che mai nulla possa accadere, fin d’ora diciamo che saremo vigili e tempestivi nel segnalare tutte le criticità e che, qualora venisse meno un solo punto riguardo la sicurezza del “sistema”, non mancheremo di intervenire fermamente con tutti gli strumenti di tutela del diritto a nostra disposizione.
I delegati di Ugl Metalmeccanici
Tiziano Fabbri Rsu/Rls
Luca Fedi Rsu
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