ADESTE, FIDELES!
VENITE, ADOREMUS!
AGLIANA. Cristo si era fermato a Eboli, ma era solo questione di tempo. Sapevamo che la “riabilitazione” (le virgolette sono dovute all’ostracismo riservato in questi anni di oscurantismo cristiano assicurato dai demokrats) dei crocifissi non sarebbe tardata e avverrà – molto probabilmente – per mezzo di una mozione d’ordine che sarà portata al prossimo consiglio comunale anche se la loro riammissione nelle aule scolastiche non lo richieda, essendo prevista dall’ordinamento.
Lo richiederebbe invece, necessariamente, la loro eliminazione che è avvenuta lustri fa, d’ufficio, probabilmente sotto il governatorato di Magnanensi.
L’iniziativa di rimettere i crocifissi nasce da una mozione presentata dalla Lega del capogruppo Silvio Buono.
Un parroco della nostra diocesi ci spiega – con malcelata indignazione – che la pubblica ostensione dei crocifissi negli uffici pubblici non dovrebbe nemmeno essere trattata in senso formale: l’Italia è un paese cristiano e non islamico o induista: lì sarebbe – in ipotesi – “comprensibile” perché alternativa alla professione dominante e notoriamente avversata.
La predicazione dei sentimenti confessionali è ovunque omologata a una pratica ipocrita della fede cristiana, negata nelle esplicite e dirette manifestazioni di riconoscimento religioso qual è quella del crocifisso non simbolo, ma segno, come ci riporta il lettore Emanuele Giacomelli attento sostenitore e fervente cristiano.
L’episodio del Comune di Agliana è anche condizionato – e non poteva esserlo diversamente viste le polemiche intorno ai preti progressisti – dal dibattito culturale-ecclesiologico che permette ai fautori dell’affissione di orientarsi con indignazione sull’argomento, alla luce delle terribili cronache di assassini, torture e crocifissioni (vere, fatte nelle piazze) che si sono registrate in questi anni di relativismo religioso assicurato da Francesco.
Lui ha dichiarato (sempre in aereo: che abbia avuto il mal d’aria?) che “… non è nessuno per giudicare!” e che “… non ha paura degli scismi nella Chiesa” e dunque, ci chiediamo, quale sarebbe il suo pensiero autentico sulla mozione in esame al consiglio comunale di Agliana Una domanda retorica o dalla risposta scontata, direte voi?
Non ne siamo molto sicuri e del resto, immaginiamo che potrà esserci una esacerbata polemica e divisione sull’esplicita e univoca risposta anche tra i cattolici sull’argomento.
La diffusione stabile del crocifisso nei luoghi pubblici, quale segno di fede – e simbolo di fondamento della civiltà occidentale – non è ben vista nelle aule scolastiche, affogata nel relativismo rivestito di politically correct tanto sbandierato dai demokrats e presto lo sentiremo nel dibattito consiliare.
Alcuni fedeli si sono già resi disponibili, chi con lo scaleo, chi con i chiodi e il trapano, per provvedere alle affissioni gratuitamente: chissà se la dirigentA scolastica Angela Desideri permetterà loro di entrare nelle aule per ripristinare il segno e simbolo della civiltà occidentale.
Lei adesso che sarebbe stata sollevata dalla dirigenza dell’Ipsaaabi De Franceschi-Pacinotti (ci dicono per irregolarità gestionali e sicurezza del convitto: è esatto o no?) avrà più tempo per l’Istituto comprensivo di Agliana dove, sicuramente, potrà disporre le necessarie misure di attuazione delle direttive sulla sicurezza e, anche, del ripristino dei valori di civiltà gettati nei cestini delle cartacce (e non si tratta della falce & martello che tanto scalpore suscitò nel caso del sindaco Benesperi…).
Questa la mozione in esame al onsiglio previsto per la settimana ultima di settembre (data da definirsi):
OGGETTO: Esposizione del Crocifisso nell’Aula Consiliare e nelle sedi periferiche di uffici pubblici e aule scolastiche.
PREMESSO CHE:
- L’Italia è uno Stato costituzionalmente laico, non essendo più il cattolicesimo religione di Stato dal 1985 legge 25 marzo 1985, n. 121 (ratifica ed esecuzione dell’accordo, con protocollo addizionale, firmato a Roma il 18 febbraio 1984, che apporta modificazioni al Concordato Lateranense dell’11 febbraio 1929, tra la repubblica Italiana e la Santa Sede);
- La storia del Nostro paese è legata storicamente e culturalmente alla religione cattolica cristiana, l’unica direttamente citata nella nostra Costituzione, seppur tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge;
- Testimonianze delle nostre radici cristiane emergono e sono evidenti nella nostra storia, nelle nostre città, nella nostra arte, nella nostra letteratura, nei nostri monumenti;
- Il Crocifisso, simbolo della religione cristiana, assume senso simbolico non solo per il suo significato intrinseco religioso e spirituale, ma anche perché riconosciuto veicolo di messaggi dall’alto valore culturale e morale, in quanto il Cristianesimo è innegabilmente parte della storia, del pensiero e della tradizione italiana ed europea;
- Il Crocifisso, simbolo di pace, solidarietà, tolleranza, fratellanza e giustizia, è presente nelle scuole, nei tribunali, negli ospedali, nelle aule consiliari comunali, nei siti istituzionali ed anche in altri luoghi pubblici, in quanto sintetizza i valori e i principi su cui poggiano, a livello storico, gli albori della cultura europea;
TENUTO CONTO CHE:
- la religione Cristiana, così come i suoi simboli, fa innegabilmente parte della storia e della tradizione italiana ed europea;
- Il parere del Consiglio di Stato n. 63 del 1988 ha affermato che “il Crocifisso o più semplicemente la Croce, a parte il significato per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura cristiana nella sua radice storica come valore universale, indipendente da specifica confessione religiosa”.
- Il parere del Consiglio di Stato n. 556 del 2006, nel quale lo stesso Consiglio ha affermato che “in Italia, il Crocifisso è atto ad esprimere, appunto in chiave simbolica ma in modo adeguato, l’origine religiosa dei valori di tolleranza, di rispetto reciproco, di valorizzazione della persona, di affermazione dei suoi diritti, di riguardo alla sua libertà, di autonomia della coscienza morale nei confronti dell’autorità, di solidarietà umana, di rifiuto di ogni discriminazione, che connotano la civiltà italiana”.
Questi valori, che hanno impregnato di sé tradizioni, modo di vivere, cultura del popolo italiano, soggiacciono ed emergono dalle norme fondamentali della nostra Carta Costituzionale, accolte tra i “Principi fondamentali” e la Parte I della stessa, e specificamente, da quelle richiamate dalla Corte Costituzionale, delineanti la laicità propria dello Stato Italiano.
Il richiamo, attraverso il Crocifisso, dell’origine religiosa di tali valori e della loro piena e radicale consonanza con gli insegnamenti cristiani, serve dunque a porre in evidenza la loro trascendente fondazione, senza mettere in discussione, anzi ribadendo, l’autonomia (non la contrapposizione, sottesa a una interpretazione ideologica della laicità che non trova riscontro alcuno nella nostra Carta fondamentale) dell’ ordine temporale rispetto all’ordine spirituale, e senza sminuire la loro specifica “laicità”, confacente al contesto culturale fatto proprio e manifestato dall’ordinamento fondamentale dello Stato Italiano”;
- Il suddetto pronunciamento del Consiglio di Stato così conclude: “Si deve pensare al Crocifisso come ad un simbolo idoneo ad esprimere l’elevato fondamento dei valori civili sopra richiamati, che sono poi i valori che delineano la laicità nell’attuale ordinamento dello Stato. Nel contesto culturale italiano, appare difficile trovare un altro simbolo, in verità, che si presti, più di esso a farlo”
CONSIDERATO CHE:
- Il 18 marzo 2011 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, con sentenza d’appello definitiva, ha assolto l’Italia dall’accusa di violazione dei diritti umani per l’esposizione del Crocifisso nelle aule scolastiche, affermando che la cultura dei diritti dell’uomo non deve essere posta in contraddizione con i fondamenti religiosi della civiltà europea, a cui il cristianesimo ha dato un contributo essenziale. La Corte ha evidenziato inoltre che, secondo il principio di sussidiarietà, è doveroso garantire ad ogni Paese un margine di apprezzamento quanto al valore dei simboli religiosi nella propria storia culturale e identità nazionale e quanto al luogo della loro esposizione; in caso contrario, in nome della libertà religiosa si tenderebbe paradossalmente, invece, a limitare o persino a negare questa libertà, finendo per escluderne dallo spazio pubblico ogni espressione. Il Crocifisso, in particolare, non viene considerato dai giudici di Strasburgo un elemento di indottrinamento, di violazione dei diritti dell’uomo, ma espressione dell’identità culturale e religiosa dei Paesi di tradizione cristiana.
- La sentenza della Corte europea, quindi presenta il crocifisso come simbolo e segno dal carattere non esclusivamente o unicamente religioso e spirituale ma anche “… identitario […], frutto e simbolo dell’evoluzione storica della comunità italiana e di un’antichissima e ininterrotta tradizione ancora oggi attuale e fondata sui principi e sui valori democratici e umanitari delle civiltà occidentali”.
SI IMPEGNANO IL SINDACO E LA GIUNTA:
A far sì che nell’Aula consiliare e nelle sedi periferiche di uffici pubblici comunali nonché dei corridoi e delle aule scolastiche, sia affisso il Crocifisso, quale simbolo universale dei valori di libertà, uguaglianza e tolleranza.
IL CAPOGRUPPO CONSILIARE
Silvio Buono
Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]
Si scandalizzano se si cestina la falce e il martello
e applaudono se le maestrine della Cgil staccano i crocifissi?