cronache di narnia. PARADOSSI DI UNA MATTINA DI INIZIO PRIMAVERA A SARCOFAGO CITY

Stamattina mi viene in mente una paradossale memoria di fatti che riguardano la mirabile terra pistoiese in merito al diritto soggettivo di residenza del cittadino


 

Vannino era residente in questa casa o no?

 

VANNINO. Da una parte abbiamo un personaggio pistoiese super-carissimo al sindaco Benesperi, che se lo è perfino scelto come eroe epònimo del suo Comune, pur essendo residente a Pistoia City.

Sopra vedete la sua casa; quella in cui risiedeva. Non è una reggia, evidentemente…

UN MAGISTRATO. Dall’altra abbiamo un signor magistrato di Pistoia che, frequentatore del Club del Napoli, aveva ottenuto in via amichevole, dal comandante dei vigili di Pistoia, la residenza in una situazione se non uguale, almeno simile alla condizione di Vannino.

Era una casa, quella del togato, come quella di Sergio Endrigo. Non da Via dei Matti numero zero, ma poco ci mancava, dato che all’appartamento del terzo piano, mancavano porte e finestre. Le scale? ci saranno state…?

 

C’È CHI PÒLE E CHI ’UN PÒLE

Che dire? Che in questo mondo c’è chi pòle e chi non pòle, nel dialetto contado-pistoiese.

In questi paradossi si trovano i privilegiati: sia quelli dovuti al caso di tipo vanninico; che quelli riferibili alla “causa di forza maggiore” («io so io… e voi non siete un cazzo!»).

«Tutti bravi i miei parrocchiani, ma cavoli nell’orto ’un ce n’ho più» (cit. dal famoso proposto di Casale)

E si torna sempre lì, perché lì c’è il nocciolo. A Quarrata ci sono privilegiati come il ragionier non-dottor Perrozzi, che possono permettersi di dichiararsi vittime di stalking, ma che, quanto a stalking sono fra i rappresentanti più attivi, pur se benvisti anche dal sostituto Curreli ed altri (non da soli, però: sono accompagnati anche da “vecchietti creativi”, costruttori abusivi di professione).

A Pistoia, invece, ci sono esempi-random come Vannino, appunto; ma anche altri che, pur esercitando la nobile arte del magistrato, si divertono a far vedere che loro (non da soli: c’è anche, esempio a caso, il sostituto Curreli, che fa come crede e decide) posseno.

Mi dolgo e mi pento dei miei peccati, cari lettori. Ma, prima di venire a rompere i coglioni a me, che chiedo solo che il corrotto Comune quarratino adotti il criterio dell’applicazione della legalità; dovrebbero essere passati per le armi tutti quegli sboroni che fanno i cazzi loro senza rispetto di chi chiede solo il suo, ma un sindaco-minchia o un comandante della municipale o un geometra di un ufficio tecnico, gli concedono privilegi e vantaggi che non gli spettano.

Il meglio resta sempre Don Zaucher del Vernacoliere

E questa è – opinione, ex art. 21 di Benigni & Mattarella – mafia.

Nel caso specifico di Curreli, poi, è il silenzio omertoso di tutta la procura e del tribunale che offende i cittadini aldilà di ogni ragionevole dubbio.

Che ne dicono, anche, l’ordine degli avvocati e la camera penale di Pistoia? Ci potrebbero illuminare d’immenso o no, perché noi siamo – per definizione – brutti, cattivi e destinati alle legnate in quanto non ci chiamiamo con cognomi più noti e più cari al Pm capo dottor Coletta?

Anche se ce l’ho – come afferma qualcuno – con i Cristi e le Madonne – ho una soda educazione classico-cattolica, onde le stronzate le riconosco sùbito dal loro puzzo. E ripeto: mi dolgo e mi pento dei miei peccati. Ma quelli degli altri sono tutti mortali, rispetto ai miei di umile natura veniale!

Qui habet aures audiendi audiat

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


Print Friendly, PDF & Email