
GIÀ IL FATTO che in Italia i reati a mezzo stampa siano perseguibili penalmente è surreale. Non solo. Ci si mette di mezzo anche lo Stato del Vaticano a perseguitare chi, con tanta passione e coraggio, cerca di raccontare ciò che conosce.
Sì, perché se sei un prete e molesti un minore non fai peccato. Ma se divulghi notizie “segrete” bruci all’inferno. Anche su questa terra.
Il caso è quello di Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi, sui quali, in caso di condanna, potrebbe cadere la scure del carcere, addirittura dai 4 agli 8 anni, proprio secondo la legge del 2013 di Bergoglio. E se ammazzi qualcuno l’ergastolo ormai non te lo danno più e al massimo ti puoi beccare vent’anni, ma se sei un giornalista, ti puniscono perché non solo ti sei scelto il mestiere più duro del mondo, ma risulti anche scomodo.
E allora ti devono cucire la bocca. Stato o Chiesa non fa differenza. Anzi, il Vaticano sembra proprio non fare eccezione e mettere ancora di più il dito nella piaga.
Non è finita qui. Il malcapitato giornalista non sa nemmeno su quali fatti specifici sia stato bacchettato. Impossibile dunque preparare una difesa. È quanto ha dichiarato lo stesso Nuzzi in questi giorni alla stampa nazionale, dicendo di aver letto i capi d’accusa solo la mattina stessa dell’udienza. Mattina in cui ha potuto fare anche la conoscenza dell’avvocato d’ufficio, dato che la Santa Sede gli ha vietato di ricorrere al proprio legale di fiducia.
Il 21 novembre Nuzzi e Fattipaldi, alla vigilia dell’uscita dei due libri “Via crucis” e “Avarizia”, nei quali compaiono documenti e registrazioni del Papa Bergoglio, ricevono l’atto di citazione.
Il 24 novembre, giorno della prima udienza, al banco degli imputati, oltre a Nuzzi e Fattipaldi, ci sono anche monsignor Lucio Angel Vallejo Balda, Francesca Chaouqui e Nicola Maio, ovvero i presunti corvi.
Secondo l’accusa degli inquirenti vaticani i due giornalisti “si sono illegittimamente procurati e successivamente hanno rivelato notizie e documenti concernenti gli interessi fondamentali della Santa Sede e dello Stato; in particolare, Vallejo Balda, Chaouqui e Maio si procuravano tali notizie e documenti nell’ambito dei loro rispettivi incarichi nella Prefettura per gli affari economici e nella Commissione di studio sulle strutture economiche e amministrative della Santa Sede; mentre Fittipaldi e Nuzzi sollecitavano ed esercitavano pressioni, soprattutto su Vallejo Balda, per ottenere documenti e notizie riservati, che poi in parte hanno utilizzato per la redazione di due libri usciti in Italia nel novembre 2015”.
Sempre alla stampa nazionale, il promotore di giustizia aggiunto, Roberto Zannotti, ha precisato che quello iniziato “Non è un processo sulla pubblicazione di documenti, ma sulla modalità di acquisizione dei documenti”. “I fatti – ha detto – verranno specificati ancor meglio nel dibattimento (…?). Contestazione sta nel fatto di aver acquisito documenti in maniera illecita”.
Quindi come funziona? Prima uno viene rinviato a giudizio poi viene informato sui fatti per i quali è accusato?
Insomma, non si sa come andrà a finire questa triste faccenda. Fatto sta che, ancora una volta, conviene stare zitti e gongolarsi nell’ignoranza pure dell’evidenza. Anzi, eliminiamo direttamente quotidiani, siti, blog e libri, così si fa prima.
E nessuno rischia di finire dietro le sbarre.
[Alessandra Tuci]
CIÒ CHE NON SIAMO, CIÒ CHE NON VOGLIAMO
Le une sono tossiche come quelle dell’inceneritore di Montale – dinanzi alle quali l’ex procuratore capo Dell’Anno amava mantenere basso profilo; gli altri predicano la misericordina pontificia, ma di fatto praticano le esecuzioni di Castel Sant’Angelo.
Non lasciamoci ingannare e guardiamoci – l’ha detto Cristo – dai falsi profeti: da chi predica in un modo e agisce all’opposto.
Il Giubileo della Misericordia di Francesco inizia con una condanna da In nome del Papa Re. Ho sempre sospettato che Bergoglio, il papa nero, altro non fosse che uno specchietto per le allodole al recupero delle masse popolari squagliate da somaraggine scolastica, ignoranza politica, dissoluzione morale e droga.
Lo avevo anche detto in pubblico al vescovo Mansueto Bianchi (vedi) che si adirò (lui disse… «come Cristo»: che umiltà!), mi rispose con arroganza e mi convinse a lasciare la festa dei giornalisti per San Francesco di Sales nella sede della Caritas del Tempio.
Festa dei giornalisti è sempre: ma ora è questa di Gianluigi Nuzzi e Emiliano Fittipaldi. Noi, che come tutti i post-bellici siamo cresciuti legendo Montale, torniamo alla sua visione del mondo in negativo. Sappiamo ciò che non siamo e ciò che non vogliamo: non le sicurezze delle due forze strabordanti d’Italia, i cattolici e i comunisti e, oggi, il P[artito] D[emocristiano] di Renzi & comari che ci hanno addotto a tutto questo; a vedere perfino uno stato estero che s’appropria di nostri cittadini e se li processa come crede e vuole.
Noi che siamo giornalisti (e lo siamo davvero e dal 1967!) e che tiriamo su altri giovani giornalisti (nella speranza che siano come i condannati del Vaticano e non dei venditori di “sagre delle frittelle”),
sappiamo di non essere pronti a chinare il capo come qualche collega sta facendo vergognosamente da troppo tempo pur di vivere una vita senza scossoni
sappiamo di non volere una giustizia come in questa città è stata negli ultimi 70 anni: spesso prona al potere politico e agli interessi non della Dea Bendata, ma dei soldi e di avvocati discutibili e arraffoni.
E il tutto nel silenzio, spesso, ermetico di una mafia che silenzio significa e tessere di parito e connivenze e accordi sordomuti e non – come di solito ci rappresentano e ci fanno credere – lupare e vendette di sangue. Perché anche il silenzio colpevole è mafia.
E Linee Future – piaccia o non piaccia, sconvolga o turbi i sonni dei quietisti – con questo spirito è nato: vedere, analizzare e dire a chi vuole ascoltare. Senza sconti per nessuno.
Poi, se come qualcuno sostiene, “non ci leggono”, chi se ne frega? L’importante è che ci sia una voce nel deserto. Una voce che grida «preparate la via del Signore»: che per noi non è né un’entità astratta e indimostrabile, né il Papa, né un tribunale vaticano o italiano. Ma il dovere dell’informazione: vera, corretta, non castrata, per tutti e di tutti, a favore dei cittadini.
Così diamo davvero voce a tutti. E provate a dire il contrario, se ci riuscite, gente a testa china!
e.b.
Vedi anche:
Oooooh!!!…finalmente qualche giornalista che prende posizione! (prima o poi vi chiudono)…Ho scritto anche al Sig Severgnini in merito: di solito mi ha sempre pubblicato. Su questa faccenda no. Zitto e coperto anche lui. Ora l’ho sfidato a prendere posizione e a dimostrarmi coi fatti che non tutta la stampa nazionale è muta, coperta e complice della Santa Inquisizione. Quanto al Papa, è molto indicativo il fatto di aver additato al pubblico ludibrio durante la messa domenicale, le persone coinvolte nel trafugamento dei documenti sui quali poi sono stati costruiti parte dei libri all’indice, ma non abbia niente da dire sul loro contenuto: Bertone ha usato i soldi destinati ai bimbi malati per ristrutturarsi l’attico e va bene così!
Altro aspetto gravissimo: lo Stato italiano, permette che due suoi cittadini vengano processati per un reato inesistente che si chiama “libertà di stampa”, tutelata dal nostro ordinamento (in teoria) e non prevista dalla legislazione vaticana ferma al Medio Evo. E lo permette senza fiatare. Questo, insieme a molte altre cose (vedi 8 per mille) dimostra:
1- il nostro non è uno stato laico, ma uno stato vassallo e confessionale
2- gratta, gratta la chiesa cattolica resta per molti aspetti quella dei roghi in piazza, delle streghe e degli eretici, che solo la forza e gente come Napoleone Bonaparte ha saputo ricondurre nell’alveo religioso, dal quale, però è sempre pronta, ove ne abbia l’occasione a strabordare. E con chi glielo permette lo fa ogni giorno (dicesi Italia)
3- In questa vicenda c’è anche il perchè da noi l’Isis non fa attentati: in fondo un bel processo alla libertà, molto laica, di stampa, piace molto anche ad Al Bagdadi. Come si dice: alla fine tra sottane ci s’intende sempre.
Chiudendo ci tengo a precisare che io mi sento, molto legato alla cultura cristiana,e che non sopporto gli imbecilli che vietano il presepio nelle loro scuole per non urtare le anime belle musulmane,…ho anche conosciuto il nuovo Vescovo Tardelli che avevo criticato per la vicenda di padre Paul…e mi ha fatto un’ottima impressione… ma spesso la chiesa cattolica è ai miei occhi l’espressione di ciò che Gesù aborriva: Caro Papa Francesco…cosa ci fa Bertone ancora abbarbicato all’attico? Con tre suore al suo servizio e lamentandosi pure che è troppo piccolo? Fuori i mercanti dal Tempio!
Massimo Scalas